Lunedì scorso, nel giorno di San Pio e del ritrovamento del corpo di Santa Chiara d’Assisi, si è tenuto il primo ritiro spirituale del Movimento Femminile delle Donne Cristiane. Una giornata di preghiera, comunione, condivisione e grazia.“Se voi siete qua è perché nella vostra vita vi siete incontrati con una croce, ma tutti noi siamo salvati per mezzo della croce!”. Con queste parole don Carlo Rota lunedì scorso ha attirato la mia attenzione durante la sua catechesi in occasione del primo ritiro spirituale del Movimento Femminile delle Donne Cristiane che si è tenuto presso il monastero delle Clarisse di Albano Laziale.
Il Movimento, per chi non lo conoscesse, è nato su ispirazione di Giusy D’Amico il 19 luglio 2017 ad un anno dalla nascita al Cielo di Carmen Hernández, co-fondatrice del Cammino Neocatecumenale insieme a Kiko Argüello e Padre Mario Pezzi.
Il Movimento femminile delle donne cristiane è nato il 19 luglio 2017 nel giorno della morte di Carmen Hernández su ispirazione di Giusy D’Amico, sposa, mamma, insegnante, presidente dell’Associazione “Non si tocca la famiglia”, membro direttivo del “Comitato difendiamo i nostri figli”, ed è stato lanciato il rete l’8 settembre dello stesso anno, in occasione della festa della Natività della Beata Vergine Maria. Il Movimento si rivolge a tutte le donne “impegnate nella ricerca di un argine di senso che possa opporsi al relativismo imperante di questo tempo” e ha come missione quella di sostenere e accompagnare le donne in difficoltà, attraverso la preghiera e la testimonianza di chi, nella stessa situazione, ha scoperto che solo l’amore di Dio può curare, guarire, fare nuove tutte le cose.
L’idea viene a Giusy D’Amico durante un lungo e sofferto periodo di malattia nel quale sente molto vicino la figura di Carmen: “In quei giorni pensai che in fondo tutto il dramma che ha colpito e colpisce la famiglia – l’aborto, il divorzio, la distruzione del rapporto uomo-donna che oggi vive un momento di grande conflitto e che porta anche a tragiche conseguenze come la violenza – è iniziato dalla confusione nata con il femminismo radicale”. L’ispirazione di Giusy viene condivisa da altre amiche, tra cui Costanza Miriano, Raffaella Frullone, Francesca Centofanti, Emanuela Pongiluppi Eleuteri, e da tantissimi altre donne che si sono aggiunte in questi tre anni.
ll Movimento pubblica sulla sua pagina Facebook testimonianze, storie, messaggi di preghiera e di speranza, articoli volti ad incoraggiare ogni donna nel suo combattimento quotidiano, ed è accompagnato da un Gruppo di Preghiera Perpetua.
Durante il lockdown ogni giorno è stato trasmessa in diretta alle 16.00, sempre dalla pagina social, la preghiera del Santo Rosario per esprimere vicinanza quotidiana e incoraggiamento a tutte le donne in un momento di così grande paura, fatica e solitudine. La preghiera in diretta ha avuto migliaia di visualizzazioni e ha permesso anche a tante che non conoscevano il Movimento o erano lontane dalla fede di avvicinarsi e ricevere una parola di speranza.
La recita del Rosario è iniziata sempre con questa preghiera:
Preghiamo soprattutto in questo spazio di preghiera per tutte le donne.
Affidiamo alla Vergine Maria secondo lo spirito e la chiamata del Movimento femminile delle donne cristiane questa recita del Santo Rosario, lo reciteremo per sostenere la loro altissima vocazione ad essere cooperatrici del disegno della Creazione che Dio ha voluto affidare, solo alla donna.
Le donne che portano dentro il privilegio di essere per volontà di Dio la fabbrica della vita.
Per questo dai tempi di Eva la donna è stata sempre attaccata dal serpente perchè strappare il bambino, significava distruggere il germe della vita, il privilegio di custodirla.
Preghiamo perché siano fortificate dalle preghiere che ti innalziamo per continuare ad essere quel seme fecondo su cui germoglia la famiglia, la società la Chiesa stessa, essere quelle fondamenta su cui si costruisce l’edificio dell’accoglienza, della comunione, della conoscenza di Dio.
Solo alle donne fu concesso di vedere per prime Gesù risorto dai morti solo a loro fu dato di vedere per prime la tomba vuota.
“Perché cercate tra i morti Colui che vive?”
A loro fu affidato di correre per prime dai discepoli chiusi nel cenacolo per paura dei romani, e dire loro di andare e annunciare la resurrezione di Cristo,.” andate vi precede in Galilea!”
Sia forte in ogni donna la chiamata a farsi ambasciatrice della buona notizia.
A ciascuna donna, sia come moglie, come mamma, come single, come sposa, come consacrata, vedova, separata, ancora giovane e in attesa di scoprire la sua strada, giunga un particolare soffio dello Spirito Santo per incarnare ogni giorno la missione affidata, con coraggio, perseveranza e speranza nello sposo più bello tra i Figli dell’Uomo.
Il Movimento è accompagnato in questo cammino da don Carlo Rota e don Mauro Ceschin che durante il primo ritiro spirituale del settembre 2019 hanno guidato la preghiera e la catechesi insieme alle suore Clarisse di Albano che hanno ospitato l’incontro e con le quali il Movimento ha un rapporto speciale. Le sorelle ricevono mensilmente le richieste di preghiera e pregano per tutte le intenzioni del gruppo.
Il manifesto del Movimento Femminile delle donne cristiane:
– Come donne cristiane sentiamo urgente la necessità di ricostituire presto la grande alleanza tra uomini e donne ferita dall’inganno con cui il mondo ha promosso l’individualismo di questo tempo. Insieme vogliamo affermare che “maschio e femmina li creò” perché fossero immagine profusa di grazia e di quel Volto cui ci ha dato di somigliare.
– Come donne e cristiane rifiutiamo il falso mito femminista dell’emancipazione, della supremazia, della rivendicazione, dell’autonomia, del potere di abortire, del potere di distruggere la famiglia nel divorzio, del potere che il mondo trasforma in schiavitù e che ferisce ogni giorno il progetto originario di complicità con l’uomo, negando la profonda e meravigliosa ricchezza che trasuda dalle nostre differenze.
– Come madri saremo pronte a rifiutare il potere e i riconoscimenti professionali quando avranno il prezzo di una carriera che in cambio vuole i nostri figli cresciuti da “altri”, rivendichiamo il diritto a scegliere se stare a casa ad accudire i nostri figli come la più alta, appassionante e intelligente delle imprese anche intellettuali, oltre che affettive. Chiederemo, se sceglieremo di lavorare, o se vi saremo costrette, almeno il diritto a contratti che riconoscano che ogni madre è prima di tutto madre, ed essere costrette a trascurare pesantemente la famiglia è una forma di violenza sulle donne.
– Come mogli cristiane vogliamo proclamare l’eredità paolina che celebra nella mutua donazione degli sposi, la potenza della resurrezione di Cristo.Vogliamo affermare e diffondere la certezza che donarsi totalmente all’altro nel matrimonio, come consegna di sé stesse a Dio, è la vocazione più alta nella quale non siamo sole, è la chiave per far fiorire la vita dove il mondo dice di spegnerla per egoismo.
– Vogliamo che ogni donna in Dio senta restituito il proprio corpo alla missione straordinaria, cosmica, unica, di poterlo donare.Per questo ci impegniamo ad incoraggiare, sostenere, accompagnare ogni donna a resistere nel matrimonio ai combattimenti quotidiani, nell’apertura alla vita e nella sua difesa dal concepimento fino alla morte naturale.La maternità come chiamata alla santità è il prodigio più grande con il quale il cielo ha voluto rivestire l’essenza più profonda del nostro essere femmine, spose, madri.
– Come donne impegnate nella Chiesa e nel mondo vogliamo essere per i nostri figli testimoni credibili di cosa sia l’amore vissuto per il marito ogni giorno, offriremo un’azione di donazione seria all’altro dove si renda manifesto che si può dare la vita per Cristo facendo esperienza che solo morendo per l’altro si trova la vita, perché Lui è morto affinché nessuno viva più per sé stesso.
Non volendo più vivere per noi stesse, continueremo ad amare e curare la bellezza che è in noi, ci guarderemo con vigilante collaborazione da colui che sempre ha attentato la vita della donna dai tempi di Eva ad oggi, perché in essa è la fabbrica della vita, pregheremo dunque ogni giorno le une per le altre perché nessuna esca vinta dal combattimento del mondo, ma vincitrice con Cristo.
– Come spose e madri, immagine di Maria nella Santa Famiglia riconosciamo il valore del nostro essere “cavità” accoglienza che plasma, terreno che edifica dove gli uomini come pilastri custodiscono le fondamenta per edificare e collaborano per portare a compimento la costruzione della famiglia. Ci impegneremo, anche se ci costerà fatica, a fare silenzio accogliendo il loro spazio come dimensione preziosa del nostro crescere insieme.
– Daremo valore alle piccole cose, saremo fedeli nel poco per essere educate al “molto” di Dio, specchieremo il nostro volto nel riflesso dell’anima per essere belle nel corpo e nelle rughe con cui anche se spesso cadremo, guardando al “più bello dei figli dell’uomo” ci rialzeremo da risorte.
– Saremo l’ombra di tutte coloro che non riuscendo a rialzarsi troveranno in noi uno sguardo continuo di accoglienza, di amore e di amicizia per ritrovare il centro, l’oriente, la luce che forse questo mondo ha spento in loro. Per loro la nostra supplica e offerta quotidiana sarà il pensiero con cui chiuderemo le nostre giornate sperando di salvarne anche una sola per portarne alla luce un numero sempre più grande.
Giusy D’Amico, Costanza Miriano, Chiara Iannarelli, Raffaella Frullone, Francesca Centofanti, Emanuela Pongiluppi Eleuteri, Laura Terrana, Sabrina Bosu, Rosaria Sarnataro……
L’incontro di preghiera, comunione e condivisione di lunedì scorso è iniziato la mattina con le lodi e la Santa Messa celebrata da don Mauro Ceschin, e – dopo una piccola pausa-merenda che le clarisse hanno reso speciale offrendo biscotti fatti in casa, caffè, acqua, tè – è proseguito con la catechesi di suor Donata e suor Elisabetta sulla missione della donna nel mondo e nella Chiesa. Parole semplici, profonde – che presto avremo il piacere di condividere con voi – per ricordarci come guardare a Cristo trasformi ogni cosa.
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“Il demonio combatte la donna dalla Genesi all’Apocalisse perché porta in sé la fabbrica della vita”
Eravamo tutte lì in ascolto, qualcuna con i figli neonati in braccio, chi attaccati al seno, qualcun’altra con i figli, carnali e non, appesi al cuore, insieme a tante situazioni di dolore e sofferenza. Spose, donne sole, madri, vedove, separate, ognuna con le sue croci, con i suoi pensieri, le sue intenzioni, per fare memoria della nostra preziosa vocazione femminile in un tempo in cui vige il falso mito femminista che vuol farci credere che la felicità sia vivere per se stesse, auto-determinandoci, rinnegando la nostra biologia, la maternità, la capacità di accogliere, comprendere, custodire, amare l’altro. Eravamo lì perché, come ripeteva Carmen, “Il demonio combatte la donna dalla Genesi all’Apocalisse perché porta in sé la fabbrica della vita”, e la vita è bello donarla e non lasciarsela rubare in nome di false libertà: aborto, divorzio, negazione delle differenze tra maschi e femmine, maternità surrogata, eutanasia…
Il problema è il cuore
Proprio come ha sottolineato don Carlo:
(…) le leggi morali sono passate in secondo piano, oggi ci sono le leggi ecologiche, ma il problema è il cuore. Se il Signore non rigenera il nostro cuore nell’amore, possiamo creare una società perfetta ma gli uomini si uccideranno.
“Le cose più grandi che ha fatto Dio le ha fatte attraverso le donne”
(…) Le cose più grandi che ha fatto Dio le ha fatte attraverso le donne, se vediamo le donne nella Bibbia sono di una energia impressionante. E chi sono queste donne? donne sterili.
Vi sto lasciando solo alcune suggestioni di una catechesi intensa, piena di riferimenti alla Parola di Dio, ma qui sotto potete gustarvi il video completo.
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Dove portano le tue orme, Signore?
Dopo la catechesi di don Carlo abbiamo scrutato il versetto di Osea 2,16.
Perciò, ecco, la attirerò a me,
la condurrò nel deserto
e parlerò al suo cuore.
Il Signore ci conduce nel deserto per stare sole con Lui, sottolinea il sacerdote, ritornare alla fedeltà, al Suo amore:
Perché il deserto è molto importante? perché tu oggi sei nel deserto! Perché non capisci perché tuo marito è così, perché i tuoi figli sono così, e ti lamenti, ti lamenti, e poi tuo padre, e poi tua madre, i nipoti, il lavoro, i soldi, la casa e non ti accorgi che è un cammino che Dio vuole che tu faccia per portarti ad essere sola. Sola per che cosa? Perché ti porta ad essere sola? per incontrarti con Lui! (…) La nostra tendenza è quella di cercare sempre consolazioni, dire “ah, anche questa è passata”, ma no, non è questo: dobbiamo saper accettare anche la pedagogia di Dio. State attente, non sono punizioni, non sono castighi, (…) no, no, è un dialogo profondo con Dio. “Signore dove sei?”. (…) Ditelo: “Dove portano le tue orme, Signore?”.
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Voi donne avete una parola da dare alla Chiesa!
Ma forse è questo il passaggio che più mi ha emozionato:
Se la donna “funziona”, se la donna riesce a capire il mistero della sua esistenza, salverà la Chiesa. Se la donna soccombe, soccombe la Chiesa. Voi donne avete una parola da dare alla Chiesa! La Chiesa non può capire la sua missione senza la donna. Perché? Perché la Chiesa prima di essere teologia, filosofia, è generatrice e se la donna non fa figli la Chiesa non è generatrice.
Perciò la donna deve stare attenta, vigilare e riconoscere – soprattutto nei momenti di debolezza e difficoltà della vita – gli attacchi subdoli del demonio che si insinua nelle pieghe più segrete e intime del cuore.
Quando una o più anime entrano nel cuore di una consacrata non se ne vanno più!
Durante la giornata è stato bello vedere con quanta attenzione e dolcezza le suore si sono prese cura di noi, con uno sguardo, un sorriso, con la premura di chiederti il nome, anche più volte, come dovessero ricordarlo per un compito importante. Appena una ragazza o una signora andava a scambiare con loro due parole, la prima domanda era: “come ti chiami?” e al momento dei saluti ancora: “tu sei?” Poi ho capito il perché, ce lo ha spiegato suor Concetta:
Quando una o più anime entrano nel cuore di una consacrata non se ne vanno più.
Che sollievo sapere di essere entrate tutte nel cuore di queste madri, che non ci dimenticheranno e pregheranno per la nostra salvezza, ovvero, la nostra felicità.
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