L’inviato del Papa, monsignor Hoser: questo è un luogo, benedetto da Dio, di incontro e di dialogo con il Signore attraverso la Vergine
«Medjugorje è un riferimento di preghiera internazionale dove si toccano con mano straordinari frutti spirituali. Mi riferisco ad esempio alle conversioni, alle vocazioni sacerdotali e religiose, alle incessanti confessioni. Non ritengo ci siano tracce di eresia», spiega ad Avvenire (22 luglio) l’arcivescovo polacco Henryk Hoser, l’inviato del Papa a Medjugorje per studiare il fenomeno mariano nel paesino bosniaco.
«È stato un anno intenso, tutto nel segno della Madonna», afferma Hoser, che il 22 luglio 2018 iniziava il suo ministero di visitatore apostolico a Medjugorje, dove dal giugno 1981 sei giovani (oggi adulti) affermano di vedere la Vergine e ricevere i suoi messaggi.
“Luogo benedetto da Dio”
«La gente dice di avvertire la presenza della Madonna – sottolinea Hoser sempre ad Avvenire – Ma l’aver consentito i pellegrinaggi non va interpretato come un’autenticazione dei noti avvenimenti legati al nome di Medjugorje (solo le prime sette apparizioni sono considerate soprannaturali, non quelle successive). Questo è un luogo, benedetto da Dio, di incontro e di dialogo con il Signore attraverso la Vergine, marcato dal silenzio, dal Rosario, dalla meditazione, dalla catechesi, dalla celebrazione dei Sacramenti, in particolare l’Eucaristia e quello della Riconciliazione».
I 400 sacerdoti
«Oggi la mia missione a Medjugorje è quella di accompagnare i pellegrini che arrivano da tutti i continenti ed essere loro accanto. I più numerosi sono gli italiani e i polacchi. Ma si contano pellegrini da ottanta differenti Paesi. Nelle scorse settimane, ad esempio, si è svolto il ritiro internazionale dei sacerdoti con oltre quattrocento presbiteri di quaranta nazioni che sono stati tutti accolti in case private e gratuitamente. Ecco uno dei tanti segni che commuovono».
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Il “Villaggio” della Madre
Poi Hoser indica un altro frutto: il “Villaggio della Madre”. «Sorto da un’intuizione di padre Slavko Barbaric durante la guerra degli anni Novanta in Bosnia ed Erzegovina come struttura di accoglienza per gli orfani, è adesso una “famiglia” aperta ai bisognosi che aiuta i disabili, è rifugio per le donne in difficoltà e ospita un centro di recupero per tossicodipendenti», afferma padre Steko alla cui Provincia appartiene proprio il “Villaggio”. «Una realtà che va incontro all’umanità ferita e che mostra come la devozione alla Vergine si traduca in carità», precisa Hoser.
I veggenti
E sui veggenti, l’inviato del Papa, precisa: «Sono sposati. Hanno messo su famiglia. Hanno figli. Alcuni sono già nonni. Per vivere si sono anche dedicati all’accoglienza dei fedeli. Quando ho parlato con uno di loro, si è messo a piangere come un bambino perché sosteneva di sentirsi ferito da tante voci».
Secondo il visitatore apostolico, c’è bisogno di «favorire percorsi di formazione» per evitare derive o suggestioni.
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