Perchè San Michele è così venerato, proprio sul Gargano? Tutte le risposte in questo articolo
Il culto degli Angeli ha avuto anch’esso le sue superstizioni. Gli antichi Egizi riconoscevano un Angelo custode della tomba incaricato di assicurarne l’inviolabilità. Gli gnostici avevano dei misteri angelici che erano loro propri: conoscere il vero nome dei sette che stanno davanti a Dio era un talismano.
San Paolo fa allusione alla deformazione che già cominciava a raggiungere una delle principali verità: “Nessun uomo vi faccia perdere la palma della lotta, per mancanza di umiltà e di culto degli Angeli, allorché si perde in delle cose che non ha vedute, e si gonfia d’un vano orgoglio coi pensieri della carne” (Colossesi 2, 18).
Nella Chiesa, lo sviluppo intellettuale del culto angelico ha sorpassato da lontano gli sviluppi liturgico ed artistico. Se talvolta l’arte è stata ben vicina nel rendere gli Angeli volgari, di farne delle specie di fate, la teologia, tanto mistica quanto speculativa, ha largamente riscattato questa degradazione. Gli Angeli sono diventati per il pensatore cristiano come una specie di esseri infiniti benché di second’ordine, dotati d’una potenza di spirito e di volontà quasi illimitata. L’opera classica per eccellenza sull’angelologia,
La Gerarchia celeste, data probabilmente della seconda metà del V secolo. E’ una delle opere d’un autore anonimo conosciuto sotto il nome di Dionigi l’Areopagita. In quest’opera, l’autore afferma la classificazione degli spiriti angelici in nove cori, ed in questi nove cori in tre triadi: noi vi ritorneremo più d’una volta nelle pagine che seguiranno. La dottrina dell’illuminazione gerarchica pare essere un contributo personale dell’autore; non vi è traccia molto netta nella Scrittura. E’ tuttavia una felice e geniale applicazione ad un caso particolare del principio teologico ovunque ammesso dell’interdipendenza delle creature e dell’unità dell’universo creato.
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Le manifestazioni angeliche riportate nella Scrittura fanno parte della fede cristiana tradizionale ed appartengono alla storia più autentica del popolo di Dio. Ma la questione si pone nel sapere se queste manifestazioni angeliche fanno parte della vita normale della Chiesa cristiana nella sua marcia grandiosa lungo tutti i secoli.
E’ evidente che, quali che siano potuti essere le angelofanie dacché è stato scritto l’ultimo libro delle Scritture, queste manifestazioni non possono essere prese che come dei fatti storici e per nulla come parte integrante del deposito rivelato. E’ di fede che gli spiriti celesti sono nell’uno e nell’altro modo associati alla vita cristiana quaggiù, come d’altronde noi lo esporremo più lungamente. Ma la domanda qui posta porta sulle angelofanie miracolose come quella di cui fu gratificato San Pietro al momento della sua liberazione dalla prigione. Vi sono negli annali della storia della Chiesa degli interventi certi ed indubitabili di spiriti celesti, in delle circostanze facilmente controllabili?
Vi è certamente una presunzione a priori favorevole a queste manifestazioni: e quantunque si possa dire che esse appartengano ai carismi ordinari della Chiesa. I fenomeni spirituali che si producevano nella Chiesa primitiva sono la caratteristica della vita normale della Chiesa, poiché la Chiesa primitiva è la Chiesa ideale. Ed è per questo che si è anche ben potuto scrivere la storia dell’intervento angelico come quella dei martiri o delle spedizioni missionarie. Questo compito è stato eseguito con grande cura e con un metodo perfettamente saggio da quei principi dell’agiografia cristiana che sono i Bollandisti.
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Nei loro Acta sanctorum, alla data del 29 settembre, nella festa dell’Arcangelo San Michele, essi fanno un esame approfondito di tutte le angelofanie conosciute nella storia della Chiesa. Questi saggi storici studiano separatamente ogni epoca, a partire dal II secolo, sotto dei titoli ben significativi, come per esempio: Beneficia angelorum speculo quarto – i benefici degli Angeli nel IV secolo. Nulla è da allora più agevole che di farsi, grazie allo studio critico ed approfondito dei Bollandisti, un’impressione generale degli interventi miracolosi da cui il popolo cristiano è stato favorito nella sua lunga storia.
Gli interventi di San Michele sono stati inquadrati a parte negli Acta sanctorum, ed il loro carattere è leggermente differente dalle angelofanie ordinarie nella Chiesa cattolica. Più d’una volta, ma meno frequentemente di quanto non si immagini volentieri, San Michele, il capo delle milizie celesti, iuta i guerrieri cristiani a trionfare sui campi di battaglia. San Michele ha d’altronde, in Europa occidentale, due grandi santuari dove i re ed i popoli si recavano in pellegrinaggio tutto come essi lo facevano sulle tombe degli apostoli.
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Il monte Gargano, nell’Italia del sud, ed il monte San Michele, sulle coste della Normandia, sono stati, fin dall’alto medio evo, dei veri santuari angelici; si è creduto che il principe celeste vi distribuisse i suoi favori e vi ricevesse il pellegrino con tutta la nobile graziosità d’un potente Signore.
Se giungiamo ad esaminare le altre angelofanie, secolo per secolo, noi siamo colpiti dalla loro sobrietà e dal loro carattere umano molto pronunciato. Mai, salvo rare eccezioni, incontreremo, nel corso della storia, il lato terrificante nelle manifestazioni degli Angeli, come non vedremo gli Angeli prendere ostentatamente parte nelle grandi lotte del popolo cristiano. Anche le crociate, che sarebbero state un’occasione così propizia ad un brillante intervento degli eserciti celesti, sono chiaramente mute riguardo a leggende sì gloriose. Da un tempo all’altro un gruppo sperduto di crociati assetati e scoraggiati è tratto da un deserto senza uscita da un misterioso straniero che scompare come il pericolo prende fine, ma per l’insieme, il ministero degli Angeli, tale come lo descrive la storia della Chiesa, è d’un carattere molto più privato, intimo anche.
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Gli Angeli vengono a consolare i martiri nella loro prigione, guariscono le loro piaghe come dei buoni Samaritani; se ne vedono che si prendono cura dei corpi degli eroi cristiani esposti dai boia ad un vergognoso abbandono; sono degli Angeli che nutrono gli eremiti ed indicano ai primi legislatori monastici quello che è saggio e quello che è eccessivo in fatto di ascetismo cristiano; sono anche essi che aiutano il solitario a sormontare i suoi terrori davanti ad una solitudine che abita il demonio; ancora essi che avvertono della morte prossima certi servi di Dio ritirati dal mondo; essi infine che si vedono trasportare in cielo l’anima di più d’un santo.
Fin dall’inizio della storia ecclesiastica, noi vediamo gli Angeli intimamente associati al mistero eucaristico? Essi assistono visibilmente al santo sacrificio della messa, portano il sacramento del Corpo del Signore a dei cristiani solitari che, senza questo, sarebbero stati privati di quel nutrimento celeste; , cosa ancor più pregnante, nel cuore stesso del cattolicesimo, od ancora in una comunità religiosa, si vede un Angelo portare la santa comunione ad un’anima privilegiata come una nota di favore speciale. San Isidoro il Lavoratore è aiutato nel suo umile lavoro da degli Angeli che si fanno suoi compagni di lavoro; un Angelo anche cinge le reni di San Tommaso d’Aquino con la misteriosa cintura di castità perfetta, assolutamente a parte nella vita del grande dottore, poiché non vediamo d’altronde nessuna intelligenza celeste soffiargli all’orecchio i segreti della teologia cattolica; il ministero angelico è per lui d’una natura più intima e personale.
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Santa Francesca Romana è favorita della visione costante di un Angelo, le cui attenzioni per la sua protetta sono tanto delicate sia nello spirituale che nel temporale. Santa Teresa vede gli Angeli portare, come in trionfo, il corpo virginale d’una sua religiosa defunta, e San Stanislao Kostka, trattenuto nella casa di un eretico a Vienna, riceve il santo viatico dalla mano di un Angelo. E’ ancora un Angelo che porta all’infermiere di San Filippo Neri il pezzo di zucchero che gli permette di dare al santo la medicina di cui aveva tanto bisogno. Ben sovente, in un’abbazia medievale, si sentono gli Angeli alternare nella divina salmodia coi monaci, quando questi avevano bisogno d’un incoraggiamento durante la penosa veglia d’una fredda notte d’inverno.
Tali sono le angelofanie caratteristiche che noi troviamo nella storia della Chiesa. Vi è là, in tutti i tempi, una dolce uniformità. Non possiamo dire che gli Angeli attraversino sollevandolo il velo del mistero, e si manifestano, non per spaventare i cristiani e dominarli, ma per sorridere loro col sorriso dell’amore e della compassione?
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