Hanno provato a dimostrarlo in tutti i modi diversi esperti. Ma le loro tesi non hanno alcuna scientificità. E vi spieghiamo perché
Un isterico, un matto, un disturbato. Quante accuse sono cadute in questi anni su San Pio da Pietrelcina da parte di esperti che si sono cimentati in analisi dei suoi comportamenti e della sua personalità. Hanno cercato spiegazioni scientifiche ad ogni costo, appigliandosi ad ogni cavillo, ad ogni problema fisico, ad ogni suo gesto.
L’unico suo “denigratore” che in vita ha provato ad esaminarlo è stato Padre Agostino Gemelli, il medico inviato dal Sant’Uffizio per indagare sulle stimmate, e che in una relazione ufficiale, sulla base di una chiacchierata avuta con il frate (non riuscì mai a visitarlo) negò che fosse affetto da problemi psichici, sostenendo, allo stesso tempo, che non fosse neppure un mistico.
«Introdottomi a conversazione con lui, senza che egli se ne avvedesse, con innocente artificio, lo sottoposti ad un interrogatorio psichiatrico: non vi sono i segni di quelle malattie mentali a contenuto religioso che si potrebbero addurre in campo, ma Padre Pio non presenta neppure alcuno degli elementi caratteristici della vita mistica».
Fin qui Gemelli. Come è noto, le sue tesi erano in netto contrasto con gli altri medici che visitarono il frate. Ma a noi interessa affrontare la vicenda Padre Pio in relazione alle accuse (gravi) di essere un “malato mentale”.
I due presunti disturbi
Il più autorevole studioso dei nostri giorni che ha tentato un’analisi di questo tipo è il professore Luigi Cancrini, noto psichiatra. Intorno alle sue tesi si sono mosse le argomentazioni dei detrattori di San Pio.
Cancrini (che non hai visto di persona il frate) ha scritto un articolo molto dettagliato su Micromega, una rivista marcatamente laica e certo non in linea con le posizioni della Chiesa. In sostanza Cancrini sostiene che San Pio, come altri “presunti” mistici, abbiano problemi psichici e null’altro.
«Una diagnosi psichiatrica relativa al caso di padre Pio non è difficile da proporre – afferma Cancrini – Osservato longitudinalmente, il disturbo di cui ha sofferto padre Pio è, secondo il Dsm IV (il manuale diagnostico preparato dall’Associazione degli psichiatri americani e oggi largamente utilizzato anche in Italia e in Europa), un disturbo istrionico di personalità. Osservato trasversalmente, nelle sue manifestazioni sintomatiche più evidenti, il suo è un disturbo di trance dissociativa».
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Alterazione della coscienza
Vediamo nel dettaglio i due disturbi di cui sarebbe affetto Padre Pio, di cui ne parla il manuale Dsm IV (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali).
ll disturbo di trance dissociativa prevede diverse condizioni morbose che che possono presentarsi, in periodi diversi, nella stessa persona.
In particolare: alterazione temporanea marcata dello stato di coscienza, oppure perdita del senso abituale dell’identità personale, che causa una assenza di consapevolezza sull’ambiente circostante e comportamenti o movimenti stereotipati, che vengono percepiti come sfuggenti al proprio controllo.
La mancanza di un’identità personale può essere “rimpiazzata” da una nuova identità. Ciò viene attribuito alla influenza di uno spirito, di una potenza, di una divinità o di una altra persona,
La persecuzione
Il secondo criterio, di ordine culturale, pone un problema più generale di rapporto fra questo tipo di esperienza e i luoghi sociali in cui esso si manifesta. Per parlare di disturbo di trance dissociativa, scrive il Dsm IV, è necessario che tali episodi «non siano previsti come parte normale di una qualche pratica culturale o religiosa collettiva».
Il che, secondo Cancrini, è sicuramente avvenuto nel caso di padre Pio, che fu sottoposto in vita, secondo l’opinione di chi in lui credeva, “ad una vera e propria persecuzione” da parte di chi, anche dall’interno della Chiesa, non riconosceva la natura soprannaturale dei suoi disturbi dando luogo, nel tempo, ad una serie di controversie, spesso assai drammatiche e causa di gravi sofferenze per lo stesso padre Pio.
Insomma Padre Pio aveva questi disturbi mentali ad un livello così alto, perché inconsciamente voleva far credere a tutti i costi di essere infuso dallo Spirito Santo.
Lo psichiatra cita come esempi due episodi ricavati da un libro scritto nel 1999 da fra Alfonso Maria Parente, cappuccino musicista e scrittore dalla storia controversa (fu arrestato per truffa nel 2002)
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La lettera del 1910
Il primo episodio: “Già alla tenera età di cinque anni il piccolo Francesco fu visitato e percosso dal demonio. In modo particolare nella torretta di Pietrelcina, dove Padre Pio visse per un certo periodo, lottava nottate intere contro il diavolo che si presentava sotto le più diverse sembianze. In una lettera del 1910 egli scrisse che «quei brutti ceffi sono venuti alle dieci di sera e se ne sono andati soltanto questa mattina; mi hanno trascinato per la stanza, mi hanno spogliato e mi hanno caricato di botte, però è venuto Gesù bambino a consolarmi»; in un’altra, facendo sempre riferimento alle lotte contro il maligno, affermò che «è venuto Gesù, mi ha raccolto dal nudo pavimento e mi ha rimesso a letto (…)”.
La confessione
Il secondo: “Padre Pio stava confessando alcuni giovani seminaristi, poiché a quel tempo il convento fungeva anche da seminario; nell’atto di confessare uno di questi ragazzi, fu sopraffatto da una visione che lo stesso Padre descriverà, qualche tempo dopo, al suo direttore spirituale: gli apparve dinanzi «all’occhio dello spirito» (la definizione è di Padre Pio) un personaggio misterioso che reggeva una lancia con una punta ben acuminata. Il vedere tale personaggio e l’atto stesso dello scagliare la lancia nel cuore di Padre Pio fu un tutt’uno, come egli racconta; da quel momento si sentì ferito a morte (gli fu impressa la piaga nel costato) ed il suo dolore fu così intenso da costringerlo a dire al seminarista di ritirarsi, perché non poteva continuare ad ascoltarne la confessione”.
Insomma, secondo Cancrini, nel suo stato mentale disturbato il santo di Pietrelcina avrebbe combinato tutto questo per dimostrare di aver ricevuto il fenomeno della «trasverberazione del cuore» (che appartiene ad un grado di elevazione spirituale altissimo, ed è possibile riscontrarlo soltanto nell’esperienza spirituale di pochissimi altri grandi santi, tra cui San Giovanni della Croce e Santa Teresa d’Avila).
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Il disturbo istrionico
La seconda grande “accusa” di Cancrini è che Padre Pio sarebbe affetto dal disturbo istrionico di personalità. Gli individui con tale disturbo istrionico si sentono a disagio o non apprezzati quando non sono al centro dell’attenzione. Spesso brillanti e drammatici, tendono ad attirare l’attenzione, e possono inizialmente affascinare le nuove conoscenze per il loro entusiasmo, apparente apertura e seduttività.
L’espressione emotiva può essere superficiale e rapidamente mutevole (..) Gli individui con disturbo istrionico di personalità hanno un elevato grado di suggestionabilità.
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Al centro dell’attenzione
L’insieme di queste caratteristiche, secondo Cancrini, è molto evidente in una storia come quella di padre Pio: un uomo capace di stare costantemente al centro dell’attenzione, per l’eccezionaiità delle sue esperienze. Il tono dimesso con cui ne parla, la naturalezza con cui le descrive sono sincere (l’istrionico non è un simulativo) ed hanno un impatto formidabile su chi le ascolta restando «a bocca aperta».
Lo psichiatra cita ancora Parente: “Era convinto che quei fenomeni da noi definiti soprannaturali o straordinari fossero invece assolutamente ordinari e comuni a tutte le anime. La cosa acquista per noi un sapore paradossale se consideriamo che Padre Pio nutrì quella convinzione fino all’ormai matura età di 28 anni, quando gli fu fatto notare che le esperienze di tipo mistico che egli viveva (accostarsi all’Eucarestia e vedere fisicamente Nostro Signore, o la Vergine Maria, o l’angelo custode, o spiriti beati (…) erano fenomeni visibili solo a lui” (…).
Metodo sbagliato
Nl libro “Padre Pio – Un uomo un santo“, Angelo Maria Mischitelli fa alcune semplici osservazioni che smontano l’analisi di Cancrini. Prima di tutto c’è un limite nel modo in cui lo psichiatra ha impostato lo studio.
«Il metodo da seguire nello studio dei fenomeni riguardanti Padre Pio e di altri personaggi con peculiarità particolari», scrive Mischitelli, «è quello induttivo». Bisogna partire dallo studio della persona e dei suoi fenomeni, dall’osservazione dei fatti, dal confronto con altri fenomeni, dall’esame degli eventi, compresi quelli intimi». Ma Cancrini è partito dal metodo deduttivo, utilizzando il Dsm IV per spiegare le presunte patologie di Padre Pio, senza studiarle prima.
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Cadono le “accuse”
La trance dissociativa, cioè l’alterazione dello stato di coscienza, secondo l’autore, non si può applicare al caso di Padre Pio perché il fatto comporta una crescita enorme della personalità, e Cancrini non spiega come si possa spiegare ad un ragazzo di 17-18 anni, ignaro della vita e di qualsiasi esperienza al di fuori del convento. Dove sarebbe l’alterazione della coscienza? Dove sarebbe la trance di possessione, cioè il “rimpiazzamento del senso dell’identità personale da parte di una nuova identità”?
Peraltro Padre Pio scopre i fenomeni in se stesso un poco alla volta e li considera in un certo senso estranei a sé, anche se gli cambiano e tormentano la vita. Ha grande difficoltà a parlare di questi fenomeni e i segni sulle mani, cioè le prime stimmate, vengono confessati solo un anno dopo al suo direttore spirituale perché aveva «vergogna» a parlarne: Cancrini come valuta questo aspetto della personalità? Tutto sembra tranne che trance dissociativa o disturbo istrionico!
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Le “paure” di Padre Pio
E poi Padre Pio non associa i fenomeni sul suo corpo al soprannaturale. Quando descrisse la stigmatizzazione, parlò di «misterioso personaggio» che si presentò «dinanzi agli occhi dell’intelligenza» e non di Gesù crocifisso. Nella sua mente l’idea del Cristo sofferente e della Passione non era neppure un pensiero.
E ancora: durante la “trasverberazione del cuore”, Padre Pio stava confessando ed era distratto, non concentrato su se stesso. Dove sarebbe l’autosuggestione o la dissociazione di personalità?
Che Padre Pio si sentisse chiamato a partecipare all’opera redentiva del Signore risulta dalle sue lettere ai direttori spirituali: scrive loro che il Signore gli chiese pene e sofferenze “per essere aiutato nel grande negozio della salvezza umana”.
Su San Pio le supposizioni, molto “precarie” dei suoi detrattori, fanno sì che tutt’oggi resti un fenomeno non spiegabile alla luce degli strumenti scientifici in nostro possesso.
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