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Notizie dal mondo: martedì 19 marzo 2019

PŁETWAL BRYDE

AP/EAST NEWS

Paul De Maeyer - pubblicato il 20/03/19

Brexit: Bercow dice «no» a terzo voto se non ci sono cambiamenti sostanziali

Lo «speaker» o presidente della Camera dei Comuni, John Bercow, ha messo lunedì 18 marzo il bastone tra le ruote di Theresa May e gettato il governo della premier conservatrice nel «caos costituzionale», così osserva il Guardian. Stravolgendo la strategia della May, che mirava a costringere i deputati ad accettare l’accordo sulla Brexit raggiunto con Bruxelles, lo «speaker» ha infatti detto «no» ad un terzo voto sull’accordo.

Bercow, che è probabilmente la figura più colorita del parlamento di Westminster – non solo per le sue cravatte coloratissime, ma anche per il modo in cui richiama all’ordine i deputati –, ha spiegato che il governo non può proporre per la terza volta senza cambiamenti sostanziali

lo stesso accordo già respinto in due occasioni dai deputati con un’ampia maggioranza, l’ultima volta il 12 marzo scorso con uno scarto di 149 voti. Nella sua argomentazione, Bercow è risalito ad una convenzione del lontano 1604, la quale vieta di ripresentare all’interno di una stessa sessione parlamentare un provvedimento già bocciato in precedenza.

Di fronte al «no» di Bercow, che è la sua risposta ad un quesito della deputata laburista (opposizione) Angela Eagle, come ricorda BBC News, le alternative che restano alla May sono ridotte. Certo è che a solo dieci giorni della fatidica data del 29 marzo (in cui la Brexit dovrebbe entrare in vigore), la May arriverà «a mani vuote» – come osserva Le Figaro – al vertice europeo, che si terrà giovedì e venerdì (21 e 22 marzo) a Bruxelles.

Kazakistan: si dimette il presidente Nursultan Nazarbayev

Il presidente del Kazakistan, Nursultan Nazarbayev, alla guida del Paese centroasiatico sin dall’indipendenza dall’Unione Sovietica, ha annunciato martedì 19 marzo le sue dimissioni. Come riferisce BBC News, il leader kazako ha fatto l’annuncio della sua decisione all’interno di un messaggio pre-registrato, che ha colto «di sorpresa» la Nazione di circa 17,5 milioni di abitanti.

«Ho deciso di rinunciare ai miei poteri di presidente», così ha dichiarato Nazarbayev nel suo messaggio, in cui parla di una decisione «difficile». Il presidente uscente manterrà comunque ampi poteri, come spiega a sua volta Le Monde, e questo «grazie a una legge approvata nel 2018 e al suo status di “Padre della Nazione”, che gli garantisce l’immunità giudiziaria e un ruolo influente».

Come ricorda la BBC, la notizia delle dimissioni è arrivata solo poche settimane dopo il licenziamento dell’intero governo kazako da parte di Nazarbayev. «In numerosi settori dell’economia, nonostante l’adozione di molte leggi e decisioni governative, non sono stati raggiunti cambiamenti positivi», disse il presidente 78enne nel febbraio scorso.

Nella veste di primo segretario del Partito Comunista, Nazarbayev era arrivato al potere nel 1989, quando il Kazakistan era ancora una Repubblica dell’Unione Sovietica (URSS). L’uomo forte di Astana ha saputo mantenere il potere anche dopo l’indipendenza dall’URSS nel 1991 ed è stato rieletto ripetutamente nel 1999, 2005, 2011 e 2015, «spesso con più del 90% dei voti», circostanza che gli è valsa l’accusa di frode elettorale, spiega la Deutsche Welle. E’ stato anche accusato di aver instillato una diffusa corruzione, di aver messo a tacere il dissenso e di violazioni dei diritti umani, ricorda l’emittente.

Cina: quasi 13.000 «terroristi» sono stati arrestati nello Xinjiang dal 2014

La Cina ha arrestato quasi 13.000 «terroristi» nella regione autonoma dello Xinjiang, nell’estremo ovest del Paese. Lo rivela un libro bianco pubblicato lunedì 18 marzo dalle autorità, così riporta il South China Morning Post, il quale parla dell’«ultimo tentativo» di Pechino per contrastare le critiche internazionali per il trattamento riservato alle minoranze musulmane e in particolare gli uiguri nella regione.Secondo le Nazioni Unite e le organizzazioni per i diritti umani, un milione o anzi più persone tra uiguri e membri di altre minoranze musulmane sono rinchiuse in campi di internamento per indottrinamento politico. Nel febbraio scorso, la Turchia aveva qualificato la politica di assimilazione sistematica della Cina verso i turchi uiguri «una vergogna per l’umanità». Per Pechino invece, i campi in questione sono «centri di formazione professionale», che sono necessari per contrastare «l’estremismo religioso» e garantire la stabilità nella regione.

Secondo il libro bianco rilasciato dal Consiglio di Stato (cioè governo cinese), l’approccio «duro» ha permesso di evitare attacchi terroristici. «Dal 2014 – così sottolinea –, lo Xinjiang ha distrutto 1.588 gruppi terroristici, arrestato 12.995 terroristi, sequestrato 2.052 ordigni esplosivi, indagato e punito 30.645 persone per 4.858 attività religiose illegali e confiscato 345.229 copie di materiale religioso illegale», così si legge nel documento.

Il rapporto è stato respinto con forza dal World Uyghur Congress. «La Cina sta distorcendo deliberatamente la verità», così ha scritto il portavoce Dilxat Raxit in una dichiarazione inviata tramite e-mail e citata da Reuters. «La lotta al terrorismo è una scusa politica per sopprimere gli uiguri. Il vero scopo della cosiddetta de-radicalizzazione è eliminare la fede e portare a termine la sinizzazione».

Africa Australe: solo distruzione dopo il passaggio del ciclone Idai

Il ciclone Idai, che nei giorni scorsi ha devastato tre Paesi dell’Africa sudorientale, cioè Malawi, Mozambico e Zimbabwe, è secondo le Nazioni Unite forse « la peggiore catastrofe che abbia mai colpito l’emisfero australe». Dopo il passaggio del ciclone, con raffiche di 194 chilometri all’ora, rimane solo distruzione, così scrive il Guardian, che presenta la situazione nei Paesi in questione, tra i più poveri del pianeta.

Secondo i dati raccolti dal quotidiano londinese, le persone colpite dalla furia distruttiva del ciclone potrebbero essere più di 2,6 milioni. Mentre le autorità parlano finora di 84, 98 e 56 vittime rispettivamente in Mozambico, Zimbabwe e Malawi, si tratta di un bilancio molto provvisorio, destinato a salire nei prossimi giorni. Per conoscere il numero definitivo delle vittime bisogna forse aspettare ancora mesi, segnala il Guardian.

In Mozambico la città portuale di Beira, che con circa 500.000 abitanti è anche la quarta città del Paese, è ormai «un’isola nell’oceano», poiché quasi completamente isolata. «Dove c’era la terra, adesso c’è il mare», ha osservato Matthew Cochrane, della Croce Rossa. La forza del ciclone ha distrutto non solo case e infrastrutture ma anche i campi e le coltivazioni prossime alla raccolta, soprattutto il mais. Secondo gli esperti, il rischio dell’insorgere di epidemie di colera e tifoide è anche molto alto.

Ambiente: balena spiaggiata aveva 40 chilogrammi di plastica nello stomaco

Nello stomaco di un giovane esemplare di zifio (Ziphius cavirostris, un cetaceo conosciuto anche con il nome di «balena dal becco d’oca»), il fondatore del D’Bone Collector Museum a di Davao City (Filippine), Darrell Blatchley, ha trovato solo plastica, anzi circa 40 chilogrammi. L’animale, un maschio, che si era spiaggiato sabato 16 marzo ed era morto probabilmente di fame e disidratazione, aveva ingoiato tra gli altri 16 sacchetti di riso e 4 sacchi usati nelle piantagioni di banane. Il team di Blatchley ha recuperato negli ultimi dieci anni 61 cetacei e delfini, di cui 57 sono morti a causa di rifiuti di plastica, reti per la pesca e persino dinamite.

La notizia della triste morte del giovane cetaceo è arrivata un giorno dopo la fine della quarta Assemblea delle Nazioni Unite sull’Ambiente, che si è conclusa venerdì 15 marzo a Nairobi, in Kenya, con un accordo globale (ma non vincolante) per «una riduzione significativa dei prodotti in plastica monouso entro il 2030», così scrive La Vanguardia. Mentre alcuni Paesi, fra cui l’India, chiedevano misure più ambiziose e miravano ad «eliminare gradualmente i prodotti in plastica monouso entro il 2025», altri Paesi, tra cui Stati Uniti, Arabia Saudita e Cuba, hanno tirato il freno.

Mentre 150 grandi compagnie hanno promesso di ridurre l’uso della plastica, si calcola che circa 500 miliardi di sacchetti di plastica usa e getta vengono utilizzati ogni anno in tutto il mondo, mentre un milione di bottiglie di plastica per bevande vengono acquistate ogni minuto, così ricorda la Deutsche Welle. Inoltre, circa 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono ogni anno nei mari e negli oceani, minacciando gravemente la vita marina.

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