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Lella, affetta da sclerosi multipla, riceve una grazia a Lourdes. Ma non è quella che credete

Emanuela Crestani e Paolo Garattini

Paolo Garattini - Emanuela Crestani

Paola Belletti - pubblicato il 13/02/19

Paolo e Lella sono una coppia affiatatissima; pieni di amore reciproco e di fede condivisa nello stesso Dio che per loro provvede a tutto. Attraversano momenti molto difficili ma ad un certo punto riprendono a camminare insieme, con la stessa fede. E' arrivata anche una grazia per Lella a Lourdes nel 2016. Non è guarita dalla sclerosi multipla ma Maria le ha dato altro tempo, togliendole il dolore!

Mi è capitato di imbattermi in una storia bellissima e insolita, attraverso un libretto scritto a sei mani. Allunga la tua mano. Quando la malattia sconvolge, ma non vince di Emanuela Crestani e Paolo Garattini con Barbara Sartori. I primi due nomi sono quelli degli autori del libro ma soprattutto protagonisti di questa storia; Barbara Sartori è la scrittrice e giornalista che li ha aiutati in questa fatica non da poco. Sopratutto per Emanuela, la Lella, per via delle sue condizioni fisiche seriamente compromesse: è affetta da sclerosi multipla ormai da 29 anni ed è in una fase avanzata della malattia. La loro vita è adesso tutta immersa nella relazione con il Signore, a servizio del Vangelo. Dimostrano inoltre un particolare e quasi temerario affidamento alla Provvidenza. Ma non è sempre stato così.

E la grazia anzi LE grazie che hanno ricevuto a Lourdes non sono il momento per loro più importante. Si collocano dentro un dialogo tra due figli e la loro Mamma celeste. E’un miracolo quello che ha toccato Lella, molto femminile, vedrete! Maria è la Donna e come tale attenta ai dettagli che fanno la differenza (come a Cana).

E ora vi offro le loro risposte ad alcune domande che ho posto loro. Anche Emanuela, con la fatica che le tocca per trovare fiato e parlare, ha dato la sua testimonianza; si offre e non si risparmia. Del resto non crede di avere cose più decisive da fare che continuare a testimoniare l’amore di Dio e dare speranza a chi l’ha persa.

Le vostre vite lette e raccontate alla luce di Dio sono ricchissime e avvincenti; ogni passaggio, un colpo di scena. La parte delle grazie ricevute è quasi in sordina, inquadrata dentro la relazione amorosa con Dio e con la Madonna. Importante ma non decisiva come la vostra fedeltà e il vostro cammino. E’ così?

(Paolo) La cosa più importante è il messaggio che vogliamo trasmettere e non il fatto di per sé della grazia ricevuta, del dolore legato alla fase terminale della sclerosi multipla che è scomparso. Il grande miracolo è un altro, è il miracolo dell’amore dentro la nostra vita. Quello che fa il buon Padre dentro di noi, Lui che ci ama e ci coccola fin dall’inizio. Per tutti e due è così. Se al termine della nostra vita ci potessimo girare indietro e vedere con chiarezza tutto il nostro percorso, ci renderemmo conto che abbiamo ricevuto più amore e forza e felicità che non sofferenze e dolori.

Quando Lella si è ammalata tu eri nel pieno del successo professionale, gratificato da riconoscimenti economici e di prestigio. Paolo, negli anni del distacco e della vergogna per la malattia di Lella cosa ti succedeva? E a te Lella: cosa poteva sostenerti in un dolore così grande?

(Paolo) Per quanto mi riguarda è il momento in cui comandava il mio ego; ero rivolto solo all’essere riconosciuto e quindi a sentirmi una persona “perfetta!” Per questo mi sembrava di non potere avere vicino una moglie suu una sedia a rotelle, che faceva fatica a parlare. Sì, provavo addirittura vergogna perché l’apparenza era più importante della sostanza. Ma soprattutto c’erano dolore e paura e la paura ti fa scappare.

(Lella): per me, io sentivo la distanza. C’era mio figlio (Massimiliano, il primogenito NdR) che in buona parte la colmava, mi aiutava in tutte le cose e pregavo, pregavo tanto. Pregavo perché Paolo potesse comprendere che potevamo andare avanti, senza vergognarci di una sedia a rotelle. Anzi pensa che oltretutto ho voluto sapere chi fosse stato ad inventare la sedia a rotelle e grazie alla mia presidente dell’AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla) siamo risalite al nome e da allora ogni giorno prego per lui e lo ringrazio perché mi permette di muovermi.

(Paolo) Le ho recato grande dolore; però lei lo  ha trasformato in amore. La più grande grazia ricevuta è stata il mio ritorno alla fede. Grazie al suo silenzioso e forte amore mi ha riportato sulla strada giusta.

Paolo, eri un uomo di successo secondo il mondo. Ora che vivi nell’abbandono totale al Signore cosa pensi di quegli anni, di quella visione della vita?

(Paolo) Che quella non è la vita. Si pensa che sia vita ma non è vero. Purtroppo le persone di ora sono alla rincorsa di un qualcosa che senza il buon Signore non si arriverà mai ad avere. Adesso sì che noi viviamo! Non ci manca niente anche se siamo nel bisogno, il Signore arriva sempre. Una cosa che non facciamo più è pianificare, per semplicità assoluta; perché abbiamo chi pensa per noi, è Lui che pianifica.

Vivete senza ansia, di fatto. Siete immuni alla malattia del secolo

(Paolo) L’unica ansia è la mia: la Lella è già da tanti anni dell’altro mondo per come vive, per l’amore che dà, per la preghiera continua. Piango perché non so cosa farò quando la Lella dovrà tornare alla casa del Padre.

(Lella) Io sono contenta perché so che torno a casa. Quando morirò voglio che tutti diano in canti di gioia! Coi figli ne ho parlato (ne hanno due; anche la storia dei figli, delle gravidanze è entusiasmante, a tratti dolorosa, ma sempre piena di speranza. NdR) non voglio che nessuno pianga, anzi che siano felici perché finalmente spero di poter abbracciare Gesù, Maria e tutti i santi che ci sono là.

Dalla conversione entusiasta alla maturazione nella fede: come avviene questo passaggio?

(Paolo) Noi effettivamente è come se fossimo stati teleguidati, se penso a quella notte di agosto quando ho avuto gli incubi, sudavo e ho deciso di vivere, ho abbandonato tutto dalla sera alla mattina, in un battito di ciglia. (Sembra la notte dell’Innominato la conversione di Paolo! NdR).

(Lella) Il mio cammino è diverso da quello di Paolo; io la fede l’ho sempre avuta molto forte, grazie alla mia nonna, anzi a tutte e due. Questa fede mi ha sempre aiutato in tutto quindi anche ad accettare la mia malattia. Ormai è con me da 29 anni! (Ora seguono soprattutto il carisma francescano e sono legati alla Basilica di Santa Maria di Campagna a Piacenza, seguiti da padre Secondo Ballati)

Cosa avete compreso dell’amore di Maria per i suoi figli, del modo di concedere grazie? La Madonna non ha ottenuto la guarigione (che Lella nemmeno chiedeva!) ma le ha tolto prima i dolori intensissimi e poi il fastidio per la luce. Da profani si pensa che il miracolo sia un fatto sconvolgente anche un po’ grossolano che toglie tutti gli impicci e ci riconsegna alla vita per potercela godere. Che cosa è invece, davvero?

(Lella) Innanzitutto siamo andati a Lourdes per ringraziare per tutto ciò che avevamo avuto anche nella malattia. Era il 3 giugno 2016. Avevamo deciso di partire nonostante le difficoltà che ci potevano essere sia  fisiche sia economiche. E quando mia mamma mi ha regalato il viaggio a Lourdes abbiamo capito che il Signore ci voleva là. Siamo partiti, abbiamo fatto le nostre 15 ore di treno, siamo arrivati a Lourdes e il giorno 3 io subito decido che devo farmi il bagno alle vasche. Quel giorno era l’anniversario della Prima comunione di Bernadette, non lo sapevamo, ma c’era qualcosa che ci spingeva . Arrivati alle piscine non c’era coda, non c’era nessuno… Paolo era un po’ preoccupato di lasciarmi andare da sola; (Paolo) perché dal giorno della mia conversione non l’ho mai abbandonata, mai un giorno. Non c’è Lella senza Paolo e non c’è Paolo senza Lella (dicono insieme, ridendo).

Il momento della grazia

(Lella) C’era con me una signora nostra amica che mi ha accompagnato alle piscine. Mi hanno caricato su una barella perché non ero in grado di scendere gli scalini; mi hanno spogliato come spogliano tutti e una volontaria mi ha dato in mano la madonnina di Lourdes, una statua piccolissima di plastica come quelle dei souvenirs. Io serena e tranquilla prego e ringrazio, rivolta più verso Paolo, mia mamma, i miei figli perché riuscissero ad affrontare la mia morte, perché la Madonna desse loro la forza di vivere senza di me. E niente entro nell’acqua pregando, sempre pregando e tutto d’un tratto io non ho percepito assolutamente l’acqua fredda, mi sono sentita avvolta nelle braccia di Maria, sentivo il calore. Mi hanno detto “ti tiriamo su?”. No! Io volevo stare lì, stavo bene. E tutti sapevano del problema che il freddo provoca con la mia patologia: scatena dolori fortissimi. (La sclerosi multipla era arrivata al punto in cui la paziente sentiva un dolore costante 24 ore su 24 come avesse i nervi scoperti in tutto il corpo. Si chiamano dolori neuropatici disestesici termici, NdR). L’acqua fredda sarebbe dovuta essere fonte di dolori lancinanti, invece io non l’ho mai sentita fredda. Anche nelle altre occasioni in cui sono tornata alle piscine di Lourdes non l’ho mai sentita fredda. Ho sempre sentito l’abbraccio di Maria.

(Paolo): la vedo uscire e ha un viso..prima era tumefatta. Ora è luminoso, ha un sorriso incredibile. Abbiamo capito qualcosa ma neanche più di tanto; in tanti venivano vicino, la baciavano, la toccavano; poi la sera ci siamo accorti che non aveva preso il farmaco, il Contramal; ne prendeva fino a 200 gocce al giorno, è un oppiaceo. Lo abbiamo detto a padre Secondo e lui ha iniziato ad andare in fibrillazione; al ritorno abbiamo aspettato un po’ poi abbiamo dato l’annuncio. Ma la delicatezza di Maria nel dare questa grazia è stata incredibile. Non le ha tolto la malattia. La Lella ed io eravamo andati per ringraziare non a chiedere la guarigione. Le ha tolto il dolore che provava tutto il giorno ed era da impazzire. Potrebbero contestarci “eh, ma poteva risanarti!” ma la Lella dice:  “mi ha dato ancora tempo!”. Perché se quei dolori fossero proseguiti il passo successivo sarebbe stato di metterle le placche di morfina e piano piano gli organi avrebbero smesso di funzionare. Ecco la delicatezza di Maria “ti aiuto perché penso che mi puoi servire come testimonianza, nel tuo non vedere, non mangiare, non scaricarti, mi servi per dimostrare…”.  Anche nella sofferenza puoi essere miracolata. Non sei una persona da buttare ma da guardare, da ammirare perché prosegui per la tua strada con li sorriso, nell’accettazione della malattia.

(Paolo) L’anno scorso, sempre il 3 di giugno siamo tornati a Lourdes. La Lella era già a 0,5 decimi di capacità visiva; vede la luce e il riflesso della luce le provoca dolore. Abbiamo fatto un giro nella grotta e un volontario ci ha portato fuori: “vieni di qua perché dentro gocciola acqua” e ci porta sotto la Madonna dove è tutto secco, asciutto. “Tocca qui”. Abbiamo toccato ed era secco. La Lella ha toccato e ha iniziato a zampillare acqua; mettitela vicino agli occhi, le ho detto d’istinto, come per avere sollievo;  lei li ha bagnati. Ci siamo messi a pregare e ci siamo accorti che anche senza gli occhiali che la proteggevano dalla luce non aveva più fastidio né dolore. Era come se fossimo stati in un limbo, ovattati, protetti. Nessuno è passato vicino a noi. Dopo due ore siamo tornati a vedere e quel lato di roccia era di nuovo completamente asciutto. Aveva questo dolore e le è stato tolto. Perché? non lo so.

Non la guarigione eclatante ma questa delicatezza tutta femminile, materna, attenta ai dettagli.

(Paolo) noi sappiamo che è una vita a termine purtroppo però cerchiamo di vivere ogni giorno portando nella vita pace serenità ed equilibrio. Ci siamo accorti che siamo molto deboli, debolissimi però ecco che diventiamo forti perché è il Signore che ci porta. Con Lui affrontiamo ogni Everest.

(Lella): io sono convinta che sia stata una grande grazia quella che ho ricevuto e penso che mi sia stata data per poter essere di testimonianza e che il mio compito qua non è ancora finito. Devo portare ancora speranza agli ammalati e a chi non ne ha più.  Sono scaturite tante cose belle per noi malati.

Un’ultima cosa ancora: la posizione della Chiesa rispetto a questi fatti qual’è?

Le bureau medical dice che è una grazia perché è andato vai il dolore, stanno monitorando la situazione. Hanno riconosciuto una grazia, non un miracolo vero e proprio; noi ogni anno portiamo i documenti. I medici l’hanno scritto e certificato che i dolori sono spariti in seguito all’immersione in acqua fredda; ora specificano “in acqua fredda di Lourdes”. Non bisogna mai stancarsi di chiedere al buon Signore. Ci arriva quello che ci serve. Bisogna avere il coraggio di chiedere al papà e alla mamma. Solo che spesso noi uomini chiediamo i capricci invece il buon Padre ci dà le cose più importanti. Dobbiamo ricordarci che ogni secondo è vita e magari lo sprechiamo con maldicenze e cattiverie. Invece si può fare tanto bene!

Grazie di cuore Paolo e Lella. Sono certa che la vostra storia farà ancora tanto bene. Chissà quali cuori toccherà, a chi potrà dare sollievo! Preghiamo per voi e ringraziamo la Madonna per averci messo anche sulla nostra strada.

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