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Notizie dal mondo: martedì 11 dicembre 2018

GERMANY FLAG DAVID STAR

By brunocoelho | Shutterstock

Paul De Maeyer - pubblicato il 12/12/18

  1. Brexit: premier May in giro per l’Europa per consultazioni

Dopo la (clamorosa) decisione di lunedì 10 dicembre di rinviare il voto sull’accordo con l’UE sulla Brexit, Downing Street ha annunciato martedì 11 dicembre che presenterà il suo piano al Parlamento di Westminster entro il 21 gennaio prossimo. Nella speranza di trovare alleati per rinegoziare l’accordo raggiunto con Bruxelles, la prima ministra Theresa May ha iniziato un giro europeo, cominciando dall’Olanda, dove ha incontrato nella mattinata a L’Aja il primo ministro Mark Rutte. Come ricorda El País, i rapporti commerciali tra i due Paesi sono «intensi» e l’Olanda è inoltre una delle Nazioni che ci perderebbe di più con una Brexit «dura». Prima di continuare per Bruxelles, la premier britannica ha incontrato a Berlino la cancelliera tedesca Angela Merkel.

La missione della May si annuncia molto ardua, quasi impossibile. Le reazioni europee al rinvio sono state nette. Il presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, che ha convocato per giovedì 13 dicembre una riunione dell’organismo, ha dichiarato che «non rinegozieremo l’accordo, incluso il backstop», cioè il meccanismo escogitato per evitare il ritorno a un confine fisico o «duro» tra l’Irlanda e l’Irlanda del Nord. Parole simili quelle pronunciate dal presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker. «Non c’è spazio per rinegoziazione, ma sono possibili ulteriori chiarimenti», così si legge in un tweet.  

  1. Cina e India riprendono esercitazioni militari congiunte

Da martedì 11 dicembre alcuni soldati indiani stanno partecipando nel capoluogo della provincia cinese del Sichuan, Chengdu, a esercitazioni militari congiunte, che dureranno due settimane. Come ricorda il Times of India, si tratta delle prime esercitazioni dall’incidente di Doklam (in cinese Donglang) nell’estate 2017, quando truppe dei due Paesi furono coinvolte in un confronto durato più di due mesi sull’omonimo altopiano dell’Himalaya, un territorio conteso sia dalla Cina che dall’alleato indiano Bhutan. L’esercitazione organizzata per la prima volta nel 2013 ma sospesa l’anno scorso, contribuirà secondo il ministero alla Difesa cinese «a migliorare le capacità antiterrorismo di entrambi gli eserciti e a promuovere la mutua comprensione».

La rivalità tra i due più popolosi Paesi del pianeta, che insieme rappresentano più di un terzo della popolazione mondiale, è grande. Nell’ottobre 1962 Cina e India – oggi entrambe potenze nucleari – hanno combattuto già una breve ma intensa guerra di frontiera, nota anche come il «Sino-Indian Border Conflict», che tecnicamente non è ancora conclusa: manca tuttora un trattato di pace. Una spina nel fianco dell’India è inoltre il controllo che la Cina esercita sul Tibet, dove nasce ad esempio uno dei fiumi più iconici di tutto il subcontinente indiano: il Brahmaputra.

  1. Rapporto di Caritas Italiana sui conflitti dimenticati & Rapporto SIPRI

Sotto il titolo «Il peso delle armi», Caritas Italiana ha presentato in concomitanza del 70esimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti umani lunedì 10 dicembre il suo nuovo rapporto sui conflitti dimenticati, giunto alla sua sesta edizione. Come si legge nella sintesi del rapporto, si tratta di quei «conflitti armati più o meno trascurati dall’opinione pubblica che si combattono nelle periferie del pianeta». Edito da Il Mulino e realizzato in collaborazione con  Avvenire, Famiglia Cristiana e il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR), il documento evidenzia che nel 2017 i conflitti nel mondo erano 378, dei quali 20 guerre definite «ad elevata intensità». Mentre è calato il numero dei conflitti non violenti, sono aumentate le «crisi violente», da 148 nel 2011 a 186 l’anno scorso, ossia un incremento del 25,7%.

Lunedì 10 dicembre è stato pubblicato anche il nuovo studio dell’Istituto Internazionale di Stoccolma per le Ricerche sulla Pace (meglio noto con l’acronimo inglese SIPRI). Il rapporto evidenzia il primato statunitense nella classifica dei più grandi produttori di armi e materiali di armamenti del mondo. I colossi dell’industria bellica «Made in USA» hanno sfornato infatti più della metà (il 57%) delle armi prodotte e vendute nel corso del 2017 nel mondo. Al secondo posto si classifica la Russia (il 9,5%), la quale supera la Gran Bretagna, che rimane il primo Paese produttore europeo. A guidare la «SIPRI Top 100» è la Lockheed Martin (44,9 miliardi di dollari), seguita da altre due aziende USA, Boeing (26,9 miliardi di dollari) e Raytheon (23,8 miliardi di dollari). All’ottavo e al nono posto troviamo una ditta francese e una italiana: Thales (9 miliardi di dollari) e Leonardo (8,8 miliardi di dollari).

  1. Antisemitismo: per 9 ebrei su 10 è in aumento in Europa

Da una nuova ricerca – la seconda del genere – pubblicata lunedì 10 dicembre dall’Agenzia per i Diritti Fondamentali (FRA o European Union Agency for Fundamental Rights) e basata su un sondaggio condotto tra quasi 16.500 persone che si identificano come ebrei, emerge che 9 ebrei su 10 ritengono che l’antisemitismo sia in aumento in Europa. «Decenni dopo l’Olocausto, livelli scioccanti e crescenti di antisemitismo continuano ad affliggere l’UE», ha dichiarato il direttore dell’agenzia, l’irlandese Michael O’Flaherty, in un comunicato stampa.

L’antisemitismo appare talmente radicato nella società che subire delle molestie sembra ormai far parte della normale quotidianità, così continua il press release. Quasi l’80% delle vittime infatti rinuncia a sporgere denuncia di molestie gravi alle forze dell’ordine o ad altre organizzazioni, perché ritiene che non cambierà nulla. Il 34 % evita di recarsi a eventi o siti ebraici perché non si sente sicuro e quasi 4 ebrei su 10 hanno già preso in considerazione l’eventualità di lasciare l’Europa, spiega un comunicato stampa della Commissione Europea.

  1. Voyager 2 raggiunge lo spazio interstellare

«Per la seconda volta nella storia, un oggetto costruito dall’uomo ha raggiunto lo spazio tra le stelle.» A lanciare la notizia è stato lunedì 10 dicembre il Jet Propulsion Laboratory (JPL) del California Institute of Technology a Pasadena sul proprio sito Internet. Si tratta della sonda spaziale Voyager 2, lanciata dalla NASA il 20 agosto del 1977 da Cape Canaveral, in Florida, a bordo di un razzo Titan IIIE. Secondo gli scienziati del JPL e dell’agenzia aerospaziale USA, la sonda ha superato il limite dell’eliosfera – chiamata eliopausa – lo scorso 5 novembre, per entrare quindi nel cosiddetto «spazio interstellare».

La sonda gemella di Voyager 1 (lanciata il 5 settembre 1977) sta attraversando l’universo da più di 41 anni, viaggia ad una velocità di oltre 54.000 km all’ora e si situa a circa 18 miliardi di chilometri dalla Terra. Durante il suo incredibile percorso Voyager 2 ha visitato i pianeti Giove, Saturno, Urano e Nettuno. I messaggi trasmessi dalla sonda, che pesa 825,5 chilogrammi, viaggiano alla velocità della luce e raggiungono la Terra dopo 16,5 ore. Per un confronto: la luce del sole ci mette 8 minuti per raggiungerci.

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