L’équipe improvvisata, saggiamente diretta dal sacerdote, riuscì a salvare centinaia di vite assistendo tutti con rapidità e perizia. 80.000 cadaveri e 100.000 feriti rappresentavano il panorama che si trovavano davanti. Arrupe e gli altri Gesuiti riuscirono ad alloggiare nell’ospedale improvvisato nella sede del noviziato più di 150 feriti, riuscendo a salvarli quasi tutti, anche se la maggior parte di loro subì gli effetti devastanti delle radiazioni atomiche sull’essere umano.
A tratti pensavano che la situazione li avrebbe schiacciati, confessò, ma lavoravano instancabilmente e confidando nel fatto che Dio li avrebbe guidati nonostante le esigue possibilità che avevano di fronte a una tragedia simile. Il giorno dello scoppio della bomba morirono più di 70.000 persone e altre 200.000 rimasero ferite. Alla fine del 1945, i morti erano saliti a 166.000.
Per 50 anni non si è potuto vivere a Hiroshima, tanto era tutto contaminato dalle radiazioni.
Il sacerdote gesuita ha plasmato in un libro, Ho vissuto la bomba atomica, le sue esperienze relative al giorno della tragedia e ai mesi successivi.