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Quante difficoltà ha avuto Papa Montini per diventare sacerdote!

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 13/10/18
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Il futuro Paolo VI era tormentato da gravi problemi di salute sin da ragazzino, ma ebbe la forza e l’ostinazione di finire gli studi

Da sacerdote a Papa, poi beato e infine santo. Ne ha fatto di strada Papa Paolo VI, al secolo Giovanni Battista Montini, che domenica 14 ottobre, sarà canonizzato in piazza San Pietro.

Un percorso, il suo, lungo, articolato, complicato da tanti ostacoli. Eppure quelli più insidiosi non li ha incrociati nel pieno della carriera o nel processo di canonizzazione.

Le maggiori difficoltà Montini le ha incontrate… per diventare prete! In “Paolo VI” (edizioni Ares) Anna Maria Sicari spiega come il futuro Papa aveva molto sofferto a causa della salute malferma che lo aveva accompagnato fin dall’infanzia, tanto che non aveva potuto frequentare gli istituti scolastici in modo costante.

POPE PAUL VI

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Dall’oratorio al papà avvocato

Da ragazzo si era formato spiritualmente all’oratorio della Pace – che era allora uno degli ambienti educativi più intensi di Brescia – dove conobbe due preti oratoriani di grande valore: padre Caresana (che il ragazzo scelse come padre spirituale) e l’impetuoso e geniale padre Bevilacqua che gli divenne maestro e amico.

Intanto continuava a ricevere in famiglia il forte esempio che gli veniva dal papà – un giovane avvocato «dall’animo delicato e dal carattere inflessibile» – che incarnava la propria fede nella strenua edificazione di una società degna dell’uomo e di Dio.


POPE PAUL VI
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Fragilità fisica e delusioni

Verso i quindici anni prese a frequentare una comunità di monaci benedettini francesi che, perseguitati in patria, s’erano trasferiti a Chieri. Se la salute glielo avesse permesso, quella era la vocazione alla quale il ragazzo si sentiva più inclinato.

Ma la fragilità fisica persisteva e le delusioni si facevano sentire, con qualche sua umiliazione, compresa quella d’esser dichiarato inabile al servizio militare, mentre fratelli e amici partivano baldanzosi per il fronte, allo scoppio della Prima guerra mondiale.

Sofferente ma combattivo

Il futuro Papa ne approfittò per iniziare gli studi di teologia al seminario di Brescia, ma sempre da esterno e con continue interruzioni.

Se la fragile salute lo limitava e lo faceva soffrire, non gli toglieva però la coscienza e l’urgenza di dover lottare per la sua patria e per la sua fede. Leggeva molto, appassionandosi a testi storici, filosofici, spirituali e soprattutto letterari.


PAUL VI
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La lettera

Come il giovane Battista orientasse la sua vita, lo sappiamo da una lettera che egli scrisse, a diciassette anni, a un carissimo amico che l’aveva interrogato sui suoi ideali.

È una meditazione giovanile piena di poesia, di malinconia e di fede, ma di straordinaria profondità.

«In questi ultimi anni della mia vita, alcune volte quando ero costretto a rimanermene a casa dalla scuola, la mia mente s’è aperta in pensieri più seri. Una volta camminando di sera guardavo le stelle lucide del firmamento e procuravo che la mia mente fosse compresa dell’immensità del creato (…).

Paolo VI, il papa che riportò Dio tra gli uomini – fr

© Archives CIRIC

Atto di amore verso Dio

Così decise di essere «un innamorato di Dio». Nei suoi «appunti giovanili» si trova questo bellissimo «atto d’amore»:

«Te solo.

Ch’io impari a conoscere me da Te

e Te da me.

Io sono pieno di desideri e di debolezza. Il primo atto di fiducia è

di preferirti a ogni desiderio.

Te solo.

Come è terribile la tua presenza.

Tu investighi dentro

E Tu conosci e giudichi;

Dio come mi giudichi?

Ma Tu sai che io ti amo».



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Ordinato ugualmente

A ventun anni, con alcuni amici più cari, Montini fondò uno dei primi giornali studenteschi, cui diede titolo “La Fionda“.

Intanto, Battista continuava i suoi studi teologici per poter essere ordinato prete. Restavano i seri problemi di salute, ma nel 1920, nel giorno della festa della SS. Trinità, il Vescovo decise di ordinarlo ugualmente. Disse: «Lo ordineremo prete per il paradiso». E lui ne era cosciente tanto che, nel primo anno di sacerdozio, affiderà al suo diario questa struggente confessione: «Desidero vederlo Gesù, forse presto».



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