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L’Islanda ha eliminato la sindrome di Down… con l’aborto

DOWN

Shutterstock-Denis Kuvaev

Jaime Septién - pubblicato il 12/10/18

Il Paese viene lodato per l'assistenza sanitaria finanziata dallo Stato, ma chi sceglie di dare alla luce un bambino Down è ritenuto egoista perché usa risorse destinate a persone “sane”

Un politico cinico – e ce ne sono a bizzeffe – direbbe che il modo migliore per porre fine alla povertà è eliminare i poveri. La maggioranza lo fa in modo astratto, ma l’idea si è diffusa – almeno in Islanda, sul tema dei bambini con la sindrome di Down nel ventre materno.

Secondo quanto scrive l’attrice statunitense Patricia Heaton in un articolo pubblicato dalla rivista America, “l’Islanda non sta eliminando la sindrome di Down, sta solo uccidendo tutti quelli che ne sono affetti”.

Insicurezza

La Heaton, protagonista della sit-com The Middle, della rete televisiva statunitense ABC, ma più nota per il suo ruolo di Debra Barone in Tutti amano Raymond, per cui ha vinto un premio SAG e due Emmy, riferisce di essere rimasta sorpresa quando ha letto un tweet della CBS News che diceva: “L’Islanda è sul punto di eliminare virtualmente la sindrome di Down attraverso l’aborto”.

Il tweet è vero, ma è una terribile verità. “Sì”, scrive la Heaton, “quasi il 100% dei bambini non nati a cui viene diagnosticata la sindrome di Down in Islanda viene orribilmente abortito. Alcune delle persone intervistate nell’articolo, però, non sembravano del tutto sicure che fosse corretto”.

L’ospedale che realizza tutti gli aborti in Islanda ha una sala speciale per la procedura, e riconosce l’assassinio dando alla madre del bambino abortito un cartoncino per “pregare” che indica il sesso e il peso del bambino, insieme alle sue impronte.

“La nascita di qualsiasi bambino porterà grandi cambiamenti nella vita dei genitori, e questo è tanto più vero quando si tratta di un bambino con una disabilità. Che questo cambiamento venga visto come positivo o negativo dipende spesso da come vengono comunicate le notizie”, scrive la Heaton.

“Molti genitori si sono lamentati del fatto che i medici tendano a dipingere un quadro estremamente grave quando assistono mamme e papà che hanno scoperto di aspettare un figlio o una figlia con la sindrome di Down”.

Martellamento sugli aspetti negativi

Mark Lawrence Schrad, assistente di Scienze Politiche presso l’Università di Villanova e liberale pro-choice, come si definisce, descrive cos’hanno affrontato lui e la moglie quando aspettavano di sapere se la loro figlia sarebbe nata con la sindrome di Down. “Martellarci sulle difficoltà trascendentali che ci aspettavano in quanto genitori è stata chiaramente una tattica del medico per spingerci a un aborto”, ha scritto.

“Questo accade anche se le persone con la sindrome di Down hanno un livello di soddisfazione molto alto nella vita e i loro fratelli sentono di essere persone migliori per il fatto di avere un familiare Down”, scrive la Heaton.

Paesi come l’Islanda sono lodati per l’assistenza sanitaria finanziata dallo Stato, ma la lotta per tenere bassi i costi crea un ambiente in cui chi sceglie di dare alla luce un bambino con la sindrome di Down può essere considerato egoista perché usa risorse preziose per le persone “sane”.

Di recente, e per rinfocolare la discussione in questo senso, il Ministero della Sanità olandese ha pubblicato una lista delle dieci malattie più care da trattare, inserendo la sindrome di Down ai primi posti.

Per fortuna, le persone Down e i loro familiari parlano e condividono le proprie esperienze. Karen Gaffney è una di loro. La sua sindrome di Down non le ha impedito di attraversare a nuovo il Canale della Manica ed è un’oratrice convincente, come emerge chiaramente dalla sua TED Talk.

Voce per i senza voce

La Fondazione Mondiale per la Sindrome di Down è un’organizzazione senza scopo di lucro “dedicata a migliorare significativamente la vita delle persone affette dalla sindrome di Down attraverso la ricerca, l’assistenza medica, l’istruzione e la difesa”.

Esiste anche l’Istituto per la Sindrome di Down Linda Crnic, la cui missione è migliorare le condizioni di vita delle persone Down e sradicare gli effetti nocivi associati a questa sindrome.

“Come cristiani, poi, dobbiamo sempre partecipare a questa battaglia essendo una voce per chi non ha voce e prendendo sul serio il mandato di Cristo di prendersi cura dei più piccoli tra noi”, sottolinea la Heaton.

“In un mondo in cui siano condizionati ogni giorno ad aspettarci un ambiente che soddisfi tutte le nostre necessità e i nostri desideri, dobbiamo ricordare che il valore della nostra vita e di quella altrui non si basa sulla ricchezza materiale né sui successi, ma sul valore intrinseco di ciascuno di noi”.

Come ha detto San Giovanni Paolo II, una società verrà giudicata in base a come tratta i suoi membri più deboli, e tra i più vulnerabili ci sono i bambini non nati e i moribondi.

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