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Beatrice Venezi: quanta fede nella più giovane direttrice d’orchestra d’Italia!

BEATRICE VENEZI
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Silvia Lucchetti - pubblicato il 29/09/18
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La Chiesa come un direttore d’orchestra deve indicarci la via, e la via è GesùBeatrice Venezi ha 28 anni ed è la più giovane e talentuosa direttrice d’orchestra d’Italia, anche se lei preferisce essere chiamata “direttore” perché direttrice ha un connotato culturale che rimanda “a personaggi non troppo simpatici” e magari un po’ supponenti, come ha detto lei stessa, scherzando, a Giovanni Floris durante la sua partecipazione a diMartedì. In una lunga intervista per Credere ha raccontato la sua passione per la musica classica, il suo rapporto con Dio e il dovere delle donne di non appiattirsi sui modelli maschili, ma di preservare l’unicità femminile.

Bellissima, una chioma lunga color miele, Beatrice è solare ed elegante, seria ma non seriosa, e quando sale sul palcoscenico non rinuncia alla sua femminilità, agli abiti lunghi, ai tacchi. Perché l’equazione donna amante della musica uguale stile mascolino e un po’ trascurato, è davvero un cliché vecchio e falso da debellare una volta per tutte.

«Anche quando dirigo, amo vestirmi in lungo, magari con abiti rossi nei concerti di Natale. Voglio che l’orchestra mi percepisca come donna sin dal momento in cui entro dalla porta e mi dirigo verso il palco» (Credere)

Anche al Corriere ha dichiarato:

«Mi piace dirigere in gonna, ho diversi abiti da sera, mi piace il rosso. Non dobbiamo imitare gli uomini quando dirigiamo. L’omologazione non porta a nulla di creativo. Noi donne abbiamo una visione diversa» (Corriere)



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Il suo sogno? far amare la musica classica ai giovani

Diplomata in Pianoforte, Composizione e Direzione d’orchestra, ha debuttato appena ventiduenne come direttore, e in questi anni di lavoro si è esibita su palcoscenici prestigiosissimi: ha da poco condotto la Japan Virtuoso Symphony Orchestra alla Suntory Hall di Tokyo. La rivista Forbes Italia l’ha inserita tra i cento giovani sotto i 30 anni che saranno più influenti nel futuro.

«Chi voglia essere, e non solo fare, un vero direttore d’orchestra deve mantenere un orecchio sempre attento ai bisogni, ai sentimenti, alla sensibilità degli orchestrali. Ma soprattutto deve essere capace di indicare senza esitazioni la strada che tutti devono seguire» (Credere).



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Il suo sogno? impegnarsi per “sdoganare” la musica classica dall’ambito di nicchia in cui è stata relegata e far appassionare i ragazzi. Perché chi non ama la musica classica è solo perché non la conosce: lei perciò vuole insegnarla, contagiarne la passione, e lo fa anche attraverso i social.

La Chiesa deve indicarci la via e la via è Gesù

In questo momento storico così secolarizzato, in cui nulla sembra avere un valore eterno e tutto si svilisce nella fretta del consumismo e nella superficialità dei legami, Beatrice crede che la Chiesa debba continuare a proclamare all’uomo la Verità senza mezze misure.

«A noi giovani sempre in movimento e a volte un po’ smarriti, è necessaria una Chiesa che indichi con sicurezza la via. Senza strada non si arriva a nessuna meta. Gesù dice: “Io sono la via”. Noi dobbiamo riuscire a vedere quella via. E la Chiesa esiste per indicarla, come un direttore d’orchestra» (Ibidem)

E poi:

«Da giovane credente, mi auguro che la Chiesa abbia il coraggio di essere se stessa e di rivolgersi ai giovani, ma anche a tutti gli adulti, con una proposta alta e di qualità, senza mai abbassare il livello della fede fino a banalizzarlo. Le piazze si possono riempire proprio così, alzando il livello della proposta» (Ibidem).

Ricollocare al centro i valori autentici per un futuro di speranza

Se è vero che tutti o quasi sentono il bisogno di un rinnovamento, c’è molta confusione ed incertezza circa la strada da intraprendere. In questo ci possono illuminare i grandi valori universali e quelli del Vangelo:

«Una donna ha di speciale l’intuito, e la possibilità di dare la vita, che è la novità per eccellenza dell’umano. Ma sono comunque convinta che l’autentica novità, il grande rinnovamento di cui avvertiamo la necessità, in un mondo in cui tutto cambia troppo in fretta, è la capacità di restituire importanza ai valori della tradizione, che non sono più così chiari. Questo vale nell’ambito musicale, civile e anche nella fede» (Credere).


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La musica “leggera” a messa non mi aiuta a pregare

Beatrice non ha paura di andare controcorrente e senza mezze misure afferma che la musica che oggi, con le sue melodie moderne, accompagna la maggior parte delle celebrazioni eucaristiche non stimola la preghiera e non aiuta a mettersi in ascolto della Parola di Dio:

 «La verità? Faccio fatica ad essere “ispirata” quando a Messa trovo una musica troppo “leggera”, magari accompagnata da una chitarra. Se invece sento i canti più antichi, come quelli del gregoriano, o un canto accompagnato dall’organo, allora tutto cambia: per anelare a una dimensione che va oltre noi, dobbiamo avvertire che c’è una distinzione tra la vita terrena e la vita spirituale. Per migliorarci abbiamo bisogno di percepire il cielo e non solo la terra su cui poggiamo i piedi. Per chi ha fede, Dio è un essere speciale, un oltre di bellezza verso cui siamo in cammino» (Credere).

Quando ho bisogno di ritrovare me stessa rileggo “Il cammino” di san Josemaría Escrivá

Il profondo legame spirituale tra la giovane direttrice e San Josemaría Escrivá è nato quando Beatrice studiava a Milano, abitando presso le residenze universitarie della Fondazione Rui, nata su ispirazione del fondatore dell’Opus Dei.

«La società non ci consente più di essere troppo statici, anche lavorativamente dobbiamo continuare a spostarci e ci è chiesto sempre di più di sapere affrontare tante sfide contemporaneamente. Anche il cristiano, uomo di questo tempo, è sempre in partenza, non può restare fermo neanche volendo. Personalmente, dentro le mie continue partenze, ci sono dimensioni essenziali che mi accompagnano sempre. E la fede è tra queste “fedeli” compagne di viaggio. Quando ho bisogno di riflettere, di ritrovarmi, torno a leggere un testo che si intitola proprio Il cammino, di san Josemaría Escrivá de Balaguer, il fondatore dell’Opus Dei. Parla di carattere e di direzione, di vita interiore e soprannaturale, di fede e anche di allegria. Ci ritrovo le mie radici» (Ibidem)

Beatrice sulla scia dell’insegnamento del santo spagnolo crede fermamente nella possibilità di incontrare il Signore nel quotidiano della nostra vita lavorativa, oggi così convulsa ed impegnativa ma che la Chiesa deve spingerci a santificare.

«Possiamo vivere ogni momento della vita come un atto di fede. E il lavoro quotidiano può essere una strada importante per incontrare Dio e amare gli altri. Perciò la Chiesa, che ama i giovani, deve aiutarci a non dimenticare mai che la nostra quotidianità, da vivere con autenticità pur dentro ritmi vertiginosi, è il primo luogo in cui Dio ci viene incontro» (Credere).

Complimenti e auguri Beatrice! Parafrasando un verso della famosa poesia di Madre Teresa: “La vita è un inno… dirigilo!”


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