Durante i suoi esorcismi, padre Cavallo racconta di un “invisibile ostacolo” che ferma le aggressioni fisiche degli indemoniati
La sua giornata è molto regolare. Si alza presto per pregare, poi celebra l’Eucaristia con i fedeli e si ferma a pregare ancora un po’. La colazione gli serve per dare un po’ di forza al corpo, dopo aver rinforzato lo spirito.
E via, nel suo ufficio, per ascoltare persone che vengono da tante parti d’Italia per esporgli i problemi, chiedere una preghiera, un consiglio, una benedizione. È una processione continua. Sembra non stancarsi mai.
Inizia così la giornata dell’esorcista quasi centenario Padre Francesco Cavallo. A raccontarla in un libro-intervista “L’esorcista quasi centenario” (edizione Segno), è l’autore Marcello Stanzione.
Le quattro attività
«Quattro sono le mie attività quotidiane, spiega Padre Cavallo: a) alcune ore di adorazione accanto al Ss. Sacramento; b) la celebrazione della Santa Messa; c) l’accoglienza delle persone bisognose di aiuto; d) la recita del maggior numero possibile di santi rosari. Non riesco a recitarne più di quattro».
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La distinzione
Il momento più delicato della giornata è l’eventuale esorcismo da compiere. Padre Cavallo fa una selezione molto accurata dei casi. Quando gli capita la vessazione o la possessione diabolica ne parla attentamente con i familiari della persona, prima di qualsiasi intervento.
«Non c’è dubbio che molte persone (in maggioranza sono donne) erroneamente attribuiscono le loro infermità (dolori di testa, ecc.) agli spiriti infernali – premette – Anche nell’esorcista, non poche volte, sorgono dei dubbi. In questi casi conviene che egli si ponga in preghiera silenziosa e chieda umilmente luce di discernimento allo Spirito Santo, per poi decidere secondo ciò che gli sembra più opportuno. I pastori che abitualmente escludono l’intervento del demonio sono, evidentemente, privi di esperienza nel settore pastorale degli esorcismi».
“Un invisibile ostacolo”
Una volta accertato il caso di possessione e vessazione, inizia l’esorcismo. Durante il quale, racconta l’anziano sacerdote, «più volte le persone possedute o vessate dal demonio hanno tentato di aggredirmi, ma non sono mai riuscite a toccarmi. Le loro mani, giunte a pochi centimetri dal mio viso, hanno trovato un invisibile ostacolo. C’è stato chi ha esclamato: “C’è quella lì che ti protegge”. Penso fosse la Madonna. Non ho fatto quindi alcuna esperienza di aggressione fisica su di me, ma numerosissime – direi quotidiane – le aggressioni verbali, gli insulti, le parole sprezzanti (“Pretaccio, smettila!”, “Vecchiaccio taci!”) a me indirizzate. Ovviamente non vi bado».
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La divina benedizione
Chi le pronuncia, evidenzia l’esorcista, «non è padrone di sé in quei momenti: si contorce, si getta per terra, fa gesti inconsulti. Quando, dopo le formule esorcistiche da me pronunciate, invoco e imparto la divina benedizione, tutto cambia. Desidero sottolineare l’importanza della divina benedizione che pone fine all’esorcismo: è una scudisciata efficacissima inferta allo spirito malefico. La persona da lui molestata, nel giro di pochi minuti secondi, riacquista la serenità, si sente leggera, sorride. È anche vero che talvolta la persona insidiata dal maligno, non abbia alcuna reazione durante la recita delle formule esorcistiche».
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“Furbizia del maligno”
Tale esteriore tranquillità, precisa Padre Cavallo, «è però una furbizia del maligno, che vuole far credere (all’esorcista) che egli non ci sia. La esteriore tranquillità del paziente è però soltanto temporanea, perché il maligno, poco dopo l’esorcismo, scarica la sua rabbia sulla persona da lui vessata. Concludo col dire che è mia esperienza la realtà che l’azione malefica, col ripetersi degli esorcismi, si riduca sempre di più».
In alcuni casi, afferma, «un solo esorcismo è stato sufficiente a liberare definitivamente la persona. Tutto dipende dalla superiore divina Volontà, che è sapientissima misericordiosa volontà di amore per il maggior bene di ogni sua umana creatura».
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