Aggressioni fisiche, violenza da parte dell’indemoniato? Il quasi centenario Padre Cavallo fa chiarezza su alcuni luoghi comuni
E’ rischioso fare un esorcismo? C’è realmente la possibilità di essere aggrediti fisicamente dall’indemoniato? Padre Francesco Cavallo è un anziano esorcista che vive in provincia di Salerno e dal 1979 pratica il rito di esorcismo sulle persone possedute o vessate.
In “L’esorcista quasi centenario” (edizione Segno), a cura di don Marcello Stanzione, Padre Cavallo racconta quello che gli accade durante gli esorcismi.
La protezione della Madonna
«Più volte – spiega – le persone possedute o vessate dal demonio hanno tentato di aggredirmi, ma non sono mai riuscite a toccarmi. Le loro mani, giunte a pochi centimetri dal mio viso, hanno trovato un invisibile ostacolo. C’è stato chi ha esclamato: “C’è quella lì che ti protegge”. Penso fosse la Madonna. Non ho fatto quindi alcuna esperienza di aggressione fisica su di me, ma numerosissime – direi quotidiane – le aggressioni verbali, gli insulti, le parole sprezzanti (Pretaccio, smettila! Vecchiaccio taci!) a me indirizzate. Ovviamente non vi bado. Chi le pronuncia non è padrone di sé in quei momenti: si contorce, si getta per terra, fa gesti inconsulti».
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Leggera e sorridente
Dopo aver pronunciato le formule esorcistiche, il sacerdote esorcista invoca e impartisce la benedizione divina: a quel punto «tutto cambia».
«Desidero sottolineare l’importanza della divina benedizione che pone fine all’esorcismo: è una scudisciata efficacissima inferta allo spirito malefico. La persona da lui molestata – osserva Padre Cavallo – nel giro di pochi minuti secondi, riacquista la serenità, si sente leggera, sorride. È anche vero che talvolta la persona insidiata dal maligno, non abbia alcuna reazione durante la recita delle formule esorcistiche».
Ma questa tranquillità esteriore non è altro che «una furbizia del maligno, che vuole far credere (all’esorcista) che egli non ci sia. La esteriore tranquillità del paziente è però soltanto temporanea, perché il maligno, poco dopo l’esorcismo, scarica la sua rabbia sulla persona da lui vessata».
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“Se ne stia tranquillo”
L’esorcista che confida unicamente negli interventi del Signore, «ed è convinto di essere soltanto un suo povero strumento, anzi un indegno strumento – sentenzia Padre Cavallo – se ne stia tranquillo. Non corre alcun rischio. È Dio la sua difesa. L’unico rischio sarebbe quello di insuperbirsi, attribuendo a sé un pochino di merito. Che follia!».
La preghiera del beato Russolillo
In ogni caso, consiglia l’esorcista ai suoi colleghi, «è sommamente raccomandabile» ripetere «ogni mattina» alcuni frasi contenute in una preghiera scritta dal beato Giustino Russolillo, fondatore della Congregazione dei Padri Vocazionisti:
“Signore, sia questo un giorno di liberazione da ogni diritto e da ogni influsso che il nemico possa esercitare su di me. Sia un giorno di redenzione e di espiazione di tutti i miei debiti di pena, in grazia della tua pietà e della mia penitenza. Sia un giorno di crescente unione amorosa con Te, così che divenga veramente il giorno del Signore, un giorno che abbia qualcosa dell’eternità e non sia indegno del cielo”.
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Tranelli e trappole “non violente”
Padre Cavallo rincara la sua tesi: «Sono convinto che il Demonio non possa arrecare alcun danno fisico all’esorcista. Come fa con altre persone, può tendergli tranelli, trappole occasioni di peccato, se Dio glielo permette. Dio è Amore, e altro non vuole che il progresso spirituale del suo strumento (l’esorcista)».
Progredire nella lotta spirituale
«Tale progresso – conclude l’esorcista – che è crescita nella vita di grazia fino a raggiungere alte vette di santità, avviene soltanto con l’esercizio delle virtù cristiane (l’umiltà, la pazienza, lo spirito di sacrificio, la carità, il perdonare “settanta volte sette”, ecc.)».
Ebbene, chiosa Padre Cavallo, «Dio permette disturbi e tentazioni di vario genere da parte del Demonio allo scopo di indurre l’esorcista a lottare per progredire nella vita spirituale. Il soldato che non combatte non merita alcuna medaglia».
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