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Un professore crea il decalogo per individuare le “fake news”

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By GaudiLab | Shutterstock

Dolors Massot - pubblicato il 08/08/18

L'autore di una "fake new" conosce molto bene la psicologia umana e delle reti sociali, ma possiamo anticipare le sue mosse

Spesso ci troviamo di fronte a delle fake news. Fa parte del nostro lavoro intellettuale differenziare tra notizie e informazioni reali e notizie che non corrispondono alla realtà e nella maggior parte dei casi la distorcono.

Come cittadini siamo responsabili di decidere il consumo proprio delle informazioni e quello delle persone che dipendono da noi – come siamo responsabili del cibo o dei vestiti che compriamo –, e per questo dobbiamo allertare i cinque sensi e selezionare.

Il fenomeno delle fake news aumenta lo stress collettivo nella misura in cui suscita discussione, obbliga alcuni a smentire e in generale finisce per deludere tutti coloro che si sono visti ingannati.

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CC0

Il professore e ricercatore dell’Universitat Oberta de Catalunya (UOC) Ferran Lalueza ha elaborato un decalogo per disporre di un “manuale di primo soccorso” se dubitiamo non sapendo se una notizia sia vera o meno.

Ecco il decalogo:

Chi ha elaborato il messaggio?

Se l’autore non è del tutto identificato o la fonte è sconosciuta, o abbiamo qualche motivo per dubitare sul fatto che chi firma quel contenuto sia davvero chi dice di essere, le possibilità di trovarci di fronte a una bufala aumentano, sostiene il professore.

Chi l’ha inviato?

Conosciamo davvero la persona che ci ha inviato il messaggio? Abbiamo fiducia in lei? La riteniamo credibile?

Perché lo ricevo ora?

Sapere il motivo ci aiuterà a trovare l’intenzionalità del messaggio che si è diffuso. Lalueza ricorda che esistono le cortine di fumo quando c’è uno scandalo, ed è frequente che le “fake news” appaiano quando si avvicinano delle scelte.

Rispetta degli standard minimi di qualità?

La domanda non implica che si debba credere a tutto ciò che arriva in formato “professionale”. Alcune “fake news” si potranno scartare già per la loro presentazione: errori grammaticali, immagini registrate e inserite senza attenzione, mancanza di coerenza del racconto…

Perché si sta diffondendo così ampiamente e con tanta rapidità?

Gli studi certificano che le informazioni false si diffondono con più rapidità (lo conferma anche uno studio recente del MIT di Boston), e quindi sapere se qualcosa è diventato virale in rete non è un buon segno riguardo alla sua veridicità.

Chi beneficia di questa informazione?

Lalueza ricorda che viralizzare un contenuto in modo spontaneo è “un fenomeno relativamente infrequente”. Se si verifica, dobbiamo pensare che forse dietro c’è una strategia ben calcolata e un importante investimento di risorse.

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everything possible | Shutterstock

Contraddice altre informazioni?

I contenuti che spezzano gli schemi, che ci risultano più sorprendenti, ecc., sono sicuramente falsi, ma richiamano la nostra attenzione perché vanno contro quello che pensavamo fino a quel momento su quella questione.

Vorrei che fosse vero?

Quando siamo a favore di qualcosa siamo disposti a credere a una notizia al riguardo. Gli algoritmi delle reti sociali lo sanno e approfittano della situazione. I manipolatori giocano con i nostri gusti.

Gioca essenzialmente con molle emotive?

L’emozione lascia cadere la barriera di prevenzione che in genere teniamo sollevata. Una cosa che ci arriva con il bagaglio delle emozioni ci entra facilmente in testa e nel cuore, che sia autentica o meno. Per contrastare questa tendenza, Lalueza propone di mettere in discussione le notizie che esulano dall’argomentazione razionale.

Diffondere questa notizia contribuirà a generare una conoscenza solida?

Lalueza è deciso: se non si è parte della soluzione si è parte del problema. Diffondere informazioni non verificate può trasformarci in complici di strategie di disinformazione.

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