Come accettare le emozioni spiacevoli e andare avanti
A Camp Gladiator, uno dei nostri motti è #bettertogether. Ciò vuol dire che noi formatori lavoriamo come una squadra, e quando qualcuno si iscrive gli lasciamo scegliere la location che pensa funzionerà meglio.
È un ottimo modello perché promuove davvero la costruzione della squadra. Ma non mentirò, quando qualcuno sceglie un altro formatore e non me mi urta un po’ – anche se conosco e voglio bene a tutti i fantastici formatori della nostra squadra. Nessuno ama il rifiuto, che si verifichi in un colloquio di lavoro o a un primo appuntamento, ma alcuni rifiuti – o, specificatamente, un certo tipo di rifiuto – fanno più male di altri.
Secondo Ladders, tendiamo a sentirci rifiutati in modo più spiccato e per più tempo quando il rifiuto è accompagnato da un paragone con un’altra persona piuttosto che essere un “No” secco.
Uno studio recente pubblicato sul Personality and Social Psychology Bulletin ha scoperto che quando un rifiuto implica un confronto tra noi e un’altra persona sentiamo la fitta persistente di quell’offesa ben più di quanto sentiremmo un “No”senza mezzi termini.
Per provarlo, i ricercatori hanno reclutato più di 100 partecipanti e li hanno divisi in squadre di tre persone in cui veniva detto loro che avrebbero completato dei rompicapo per testare come lavoravano insieme i gruppi. In ogni trio c’erano sempre due persone al corrente del piano, che seguivano le indicazioni dei ricercatori su come agire. In metà dei gruppi, il terzo componente ignaro doveva guardare un altro partecipante scegliere di lavorare con la seconda persona anziché con lui. Nell’altra metà, uno degli attori sceglieva semplicemente di lavorare da solo piuttosto che collaborare con gli altri. I partecipanti che dovevano guardare gli altri due fare squadra senza di loro hanno riferito di provare emozioni molto più negative di tristezza e rabbia e si sono risentiti con chi non li ha scelti molto più di quelli che hanno guardato semplicemente chi li ha rifiutati lavorare da solo.