Questa mattina è stata diramata una nota della Santa Sede con cui si indicava in Henryk Hoser, già “Inviato Speciale” presso il santuario mariano, il nuovo “Visitatore Apostolico” per lo stesso. La nomina presenta alcune “stranezze” canoniche che dicono di una serie di accortezze della Santa Sede nella gestione del delicatissimo caso.
Stamane è comparso sul portale del Dicastero Vaticano per le Comunicazioni il seguente comunicato:
In data 31 maggio 2018 il Santo Padre ha nominato S.E. Mons. Henryk Hoser, S.A.C., Arcivescovo-Vescovo emerito di Warszawa-Praga (Polonia), Visitatore Apostolico a carattere speciale per la parrocchia di Medjugorje, a tempo indeterminato e ad nutum Sanctae Sedis.
Si tratta di un incarico esclusivamente pastorale, in continuità con la missione di Inviato Speciale della Santa Sede per la parrocchia di Medjugorje, affidata a Mons. Hoser l’11 febbraio 2017 e da lui conclusa nei mesi scorsi.
La missione del Visitatore Apostolico ha la finalità di assicurare un accompagnamento stabile e continuo della comunità parrocchiale di Medjugorje e dei fedeli che vi si recano in pellegrinaggio, le cui esigenze richiedono una peculiare attenzione.
Poche ore fa Paolo Brosio, che si trova ancora a Livorno dopo l’evento de “il mattone del cuore”, ha voluto dare personalmente la notizia alle centinaia di persone che lo seguono ogni giorno, commentandola appassionatamente per sette minuti buoni.
Evidentemente non mostrerebbe un nitido senso della Chiesa, chi apertamente esultasse per lo “spodestamento” (o presunto tale) di un Vescovo cattolico che non sia notoriamente incorso in eresia o in qualche grave illecito… se invece Brosio non trattiene qualche espressione intemperante nei confronti del Vescovo di Mostar la ragione sembra più da ricercare nella forte pressione prodottasi attorno a lui, al noto giornalista italiano, durante questi ultimi nove anni: accusato di creduloneria e di sfruttamento della credulità altrui, di ipocrisia e di dabbenaggine, di disobbedienza e di speculazione, perfino vilipeso su Scherzi a Parte con un lazzo crudele (ma poi Papa Francesco l’aveva chiamato e invitato veramente a Santa Marta…), si può ben capire che la notizia di oggi abbia prodotto in lui un profondo sollievo e, insieme, qualche umanissimo moto di rivalsa.
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La nomina di monsignor Hoser a Visitatore Apostolico a carattere permanente per la parrocchia di Medjugorie è certamente un atto di governo molto interessante, e per certi versi audace: vale la pena perciò cercare di capirlo bene.
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Anzitutto cerchiamo di capire cosa esso non significhi e non implichi: checché ne dica Brosio, per esempio, esso non implica il riconoscimento delle presunte apparizioni mariane, né dei pretesi fenomeni soprannaturali in genere; difatti il giornalista ammette di star estrapolando dati, ovvero afferma che «questa è la direzione», ma neppure ciò si può affermare in modo apodittico.
Resta infatti al momento fermo e convalidato il giudizio della commissione voluta da Benedetto XVI e le cui conclusioni furono consegnate dal cardinal Camillo Ruini nelle mani di Papa Francesco: «Non constat de præternaturalitate» [«Non consta di fenomeni soprannaturali»].
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È evidente – oltre a risultare esplicitata nella nota della Santa Sede – che il nuovo incarico di Hoser vada letto «in continuità con la missione di Inviato Speciale della Santa Sede per la parrocchia di Medjugorie». Cosa vuol dire? Che l’11 febbraio 2017 il Papa aveva affidato all’arcivescovo emerito di Varsavia-Praga un mandato esplorativo. Tale mandato si consolida oggi – e col senno di poi ciò si giudica naturale, il che non significa che codesto esito fosse necessario – con la nomina a “Visitatore Apostolico”.
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Ora cerchiamo di capire che cosa invece tale mandato effettivamente significhi: a norma del Diritto Canonico il “Visitatore Apostolico” è un’espressione particolare della sollecitudine romana e petrina per tutte le Chiese del mondo. Più nel dettaglio, tale espressione si annovera nell’ambito della diplomazia pontificia, vale a dire che il Visitatore è “una specie di ambasciatore”. Certo, gli ambasciatori pontifici presso le Nazioni si chiamano “Nunzi apostolici”, risiedono nelle Nunziature (solitamente situate nelle capitali politiche) e hanno oneri e onori quasi totalmente ricalcati su quelli degli ambasciatori secolari.
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Monsignor Hoser invece ha «un incarico esclusivamente pastorale», precisa la nota diramata dalla Santa Sede: questo esclude ogni coinvolgimento diplomatico, oltre che ogni autorevolezza dottrinale (quasi che la nomina possa di per sé costituire un avallo dogmatico alla rivendicata veridicità dei presunti fenomeni soprannaturali di Medjugorie). Ma c’è di più: l’incarico di un Visitatore apostolico cessa immediatamente non appena quest’ultimo abbia consegnato la sua relazione al Santo Padre (o agli organi di Curia Romana competenti per la materia della propria missione). E invece Hoser è un “Visitatore apostolico a tempo indeterminato”… e ad nutum Sanctæ Sedis. Quest’ultima espressione è tipica della nomina in un altro ufficio della gerarchia di giurisdizione cattolica, ossia l’Amministratore apostolico. Il quale, a differenza del Visitatore, raramente viene nominato ad certum tempus, e la cui carica è il più delle volte a tempo indeterminato. Come quella di Hoser a Medjugorie.
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Insomma, quello che mi pare singolare nel provvedimento odierno della Santa Sede è che formalmente si fa riferimento a una missione “diplomatica”, ma la sua sostanza è definita “pastorale”. La spiegazione di Brosio quanto alla carica di Hoser è fondamentalmente corretta: con la nomina del Visitatore (/Amministratore?) di Medjugorie il santuario viene posto sotto la direzione del Papa, ancorché mediata da un suo delegato.
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Ora, a norma del Diritto Canonico del 1983, le Amministrazioni apostoliche sono equiparate alle diocesi, e probabilmente questo è il motivo (o almeno uno fra altri) per cui il Papa non ha voluto nominare Hoser Amministratore pur avendogli di fatto conferito poteri prettamente pastorali, ossia analoghi a quelli dell’Ordinario del luogo.
In più, sempre per il diritto canonico, l’Amministratore sarebbe equiparato al Vescovo anche se non fosse insignito del carattere episcopale (salve le prerogative derivanti dall’Ordine sacro: l’Amministratore, ad esempio, non potrebbe ordinare preti o consacrare altri vescovi). E invece qui abbiamo, nella figura di monsignor Hoser, un ecclesiastico che non solo è un Vescovo, ma è pure un Vescovo emerito territoriale, cioè che davvero ha governato una circoscrizione ecclesiastica (neanche trascurabile): quindi ha esperienza di governo, capacità pastorale provata, e potestà sacramentale piena (essendo un Vescovo).
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Insomma, questo Visitatore assomiglia così tanto a un Amministratore da sembrare addirittura un ordinario del luogo. Questo potrebbe farci pensare addirittura che si stiano ponendo le condizioni per erigere una diocesi di Medjugorie, ma tale ipotesi ci pare un volo pindarico, e soprattutto sembrerebbe in contrasto con l’ecclesiologia che la Chiesa si è riconsegnata nel Vaticano II: il Vescovo diocesano ha una funzione tendenzialmente inviolabile, e del resto anche prima del Magno Sinodo l’insorgere di grandi santuari ha portato tuttalpiù a conferire alle diocesi una seconda sede (è il caso ad esempio della piccola e tormentata diocesi di Tarbes, che nel 1912 si vide aggiungere da San Pio X la seconda sede di Lourdes).
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Potrebbe dunque accadere che, di pari passo con la “normalizzazione pastorale” del flusso dei pellegrini a Medjugorie, la diocesi di Mostar veda aggiungersi la cittadina del santuario a mo’ di seconda sede? È certo possibile, ma personalmente non mi sembra probabile: sicuramente lo escluderei nel breve periodo, ma anche nel medio mi parrebbe difficile, considerate le ruggini accumulate in quasi quattro decenni.
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Certo la nomina di Hoser è particolare, come ho detto: sia dal punto di vista canonico sia da quello pastorale. A naso direi che la rotta immaginata dal Papa con una figura così potrebbe essere quella di una Prelatura territoriale, ossia di quella particolare circoscrizione ecclesiastica che nelle Chiese latine assomiglia oggi a quello che nel medioevo furono le abbazie: si nomina un prelato (che sovente ma non necessariamente è un Vescovo) e lo si pone a governare pastoralmente un territorio molto contenuto e strettamente dipendente da un santuario. È la condizione canonica – per citare due esempi famosi – di Loreto e di Pompei.
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In definitiva, quello che accadrà a Medjugorie ce lo dirà solo il tempo, ma la nomina odierna di monsignor Hoser ci dice ancora una volta della sapienza con cui la Chiesa persegue la cura pastorale di tutte le situazioni affidatele dalla Storia e dal Signore, per quanto controverse. Non solo: ci dice anche che tutti i diversi uffici di cui si compone la gerarchia cattolica sono, ove vengano compresi adeguatamente, come altrettanti registri di un organo estremamente duttile nei suoni, e capace di suonare innumerevoli melodie.