Ecco il verbale (senza censure) dell’incontro-scontro tra Paolo VI e monsignor Lefebvre a Castelgandolfo
Papa Montini l’11 settembre 1976 ricevette a Castel Gandolfo l’arcivescovo francese Marcel Lefebvre, capo della “Fraternità San Pio X” e grande contestatore del Concilio.
La trascrizione di quel colloquio – tra il Papa che aveva condotto a termine il Concilio e aveva promulgato la riforma liturgica, e il vescovo ribelle che sfidava l’autorità del Pontefice – viene pubblicata ora nel libro “La barca di Paolo” scritto dal reggente della Casa Pontificia, padre Leonardo Sapienza. Ne dà anticipazione La Stampa (16 maggio)
L’incontro, si legge nel verbale, dura poco più di mezz’ora, dalle 10.27 alle 11.05. Il papa sembra più duro e ruvido. Lefebvre cerca di convincerlo con toni più morbidi ma decisi.
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“E’ in gioco il Papa…”
«Spero di avere davanti a me un fratello, un figlio, un amico. Purtroppo, la posizione da Lei presa è quella di un antipapa – esordisce Paolo VI – Che devo dire? Ella non ha consentito alcuna misura nelle sue parole, nei suoi atti, nel suo comportamento. Non si è rifiutato di venire da me. Ed io sarei felice di poter risolvere un caso tanto penoso. Ascolterò; e la inviterò a riflettere. So di essere un uomo povero. Ma qui non è la persona che è in gioco: è il Papa. E Lei ha giudicato il Papa come infedele alla Fede di cui è supremo garante. Forse è questa la prima volta nella storia che ciò accade. Lei ha detto al mondo intero che il Papa non ha la fede, che non crede, che è modernista, e così via. Debbo, sì, essere umile. Ma Lei si trova in una posizione terribile. Compie atti, davanti al mondo, di un’estrema gravità…».
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“Ho con me dei preti, numerosi fedeli…”
Lefebvre replica: «Forse c’è stato qualcosa di non appropriato nelle mie parole, nei miei scritti». Aggiunge di non essere solo, ma di avere «con sé dei Vescovi, dei preti, numerosi fedeli». Afferma che «la situazione nella Chiesa dopo il Concilio» è «tale che noi non sappiamo più che cosa fare. Con tutti questi cambiamenti o noi rischiamo di perdere la fede o noi diamo l’impressione di disobbedire. Io vorrei mettermi in ginocchio e accettare tutto; ma non posso andare contro la mia coscienza. Non sono io che ho creato un movimento» sono i fedeli «che non accettano questa situazione. Io non sono il capo dei tradizionalisti… Io mi comporto esattamente come facevo prima del Concilio. Io non posso comprendere come tutto d’un tratto mi si condanni perché formo preti nell’obbedienza della santa tradizione della santa Chiesa».
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“Lei non ha voluto mai ascoltare..”
Paolo VI interviene per smentire: «Non è vero. Le è stato detto e scritto tante volte che lei sbagliava e perché sbagliava. Lei non ha voluto mai ascoltare. Continui pure il suo esposto».
Lefebvre riprende: «Molti sacerdoti e molti fedeli pensano che è difficile accettare le tendenze che si sono fatte giorno dopo (sic! Così appare nella trascrizione, ndr) il Concilio Ecumenico Vaticano II, sopra la liturgia, sulla libertà religiosa, sulla formazione dei sacerdoti, sulle relazioni della Chiesa con gli Stati cattolici, sulle relazioni della Chiesa con i protestanti. Non si vede come quanto si afferma sia conforme alla sana Tradizione della Chiesa. E, ripeto, non sono solo a pensarlo. C’è tanta gente che la pensa così. Gente che si aggrappa a me e mi spinge, spesso contro la mia volontà, a non lasciarli…»
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“Aderisca al Concilio…”
Il prelato francese attacca i «cardinali» che lo avrebbero calunniato per i suoi comportamenti. «Cerco di formare preti secondo la fede e nella fede. Quando guardo gli altri Seminari, soffro terribilmente: situazioni inimmaginabili».
«Non sono contro il Concilio – sottolinea Lefebvre – ma sono contro alcuni dei suoi testi».
«Se non è contro il Concilio – riprende Paolo VI – deve aderire ad esso, a tutti i suoi documenti».
L’arcivescovo francese riprende: «Occorre scegliere fra quello che ha detto il Concilio e quello che hanno detto i vostri Predecessori».
La richiesta di Lefebvre
Poi Lefebvre rivolge al Papa «una preghiera. Non sarebbe possibile prescrivere che i Vescovi accordino, nelle chiese, una cappella in cui la gente possa pregare come prima del Concilio? Oggi si permette tutto a tutti: perché non permettere qualcosa anche a noi?».
Risponde Paolo VI: «Siamo una comunità. Non possiamo permettere autonomie di comportamento alle varie parti».
Lefebvre riprende: «Il Concilio ammette il pluralismo. Chiediamo che tale principio si applichi anche a noi. Se Vostra Santità lo facesse, tutto sarebbe risolto. Ci sarebbe aumento di vocazioni. Gli aspiranti al sacerdozio vogliono essere formati nella pietà vera. Vostra Santità ha nelle mani la soluzione del problema…».
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Il “no” di Montini
Montini è perentorio: «Come potete considerarvi in comunione con Noi, quando prende posizione contro di Noi, di fronte al mondo, per accusarci d’infedeltà, di volontà di distruzione della Chiesa?».
«Non ne ho mai avuto l’intenzione…», si difende Lefebvre.
Ma il Papa Montini: «Lei lo ha detto e lo ha scritto. Sarei un Papa modernista. Applicando un Concilio Ecumenico, io tradirei la Chiesa. Lei comprende che, se fosse così, dovrei dare le dimissioni; ed invitare Lei a prendere il mio posto a dirigere la Chiesa».
E Lefebvre: «La crisi della Chiesa c’è».
Paolo VI: «Ne soffriamo profondamente. Lei ha contribuito ad aggravarla, con la sua solenne disubbidienza, colla sua sfida aperta contro il Papa».
Lefebvre replica: «Non sono giudicato come dovrei».
Montini risponde: «Il Diritto Canonico la giudica. Si è accorto Lei dello scandalo e del male che ha fatto alla Chiesa? Ne è cosciente? Si sentirebbe di andare, così, davanti a Dio? Faccia una diagnosi della situazione, un esame di coscienza e si domandi poi, davanti a Dio: che devo fare?».
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“Ritratti pubblicamente le sue dichiarazioni”
«Lei comprenderà – conclude Paolo VI – che non posso permettere, anche per ragioni che direi “personali”, che Lei si renda colpevole di uno scisma. Faccia una dichiarazione pubblica, con cui siano ritrattate le sue recenti dichiarazioni e i suoi recenti comportamenti, di cui tutti hanno preso notizia come atti posti non per edificare la Chiesa, ma per dividerla e farle del male. Fino da quando Lei si incontrò con i tre Cardinali romani, c’è stata una rottura. Dobbiamo ritrovare l’unione nella preghiera e nella riflessione».
La preghiera insieme
Monsignor Giovanni Benelli, verbalizzante, conclude la trascrizione del colloquio con questa annotazione: «Il Santo Padre ha quindi invitato Mons. Lefebvre a recitare con Lui il “Pater Noster”, l’“Ave Maria”, il “Veni Sancte Spiritus”».
Come è noto gli auspici e le preghiere di Papa Montini saranno lasciati cadere nel vuoto. Scrive ancora La Stampa: «anche se lo scisma lefebvriano si verificherà più di dieci anni dopo, durante il pontificato di Giovanni Paolo II, quando Lefebvre ormai vicino alla fine deciderà di ordinare dei nuovi vescovi senza il mandato del Papa».