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Papa Francesco riuscirà a raggiungere un accordo coi lefebvriani?

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Ary Waldir Ramos Díaz - pubblicato il 22/03/17

Il pontefice desidera il rispetto del Concilio Vaticano II e pensa alla costituzione di una Prelatura, come con l'Opus Dei

Jorge Mario Bergoglio, allora arcivescovo di Buenos Aires, aveva già teso un ponte ai seguaci di monsignor Marcel Lefebvre. Una storia che potrebbe sembrare inverosimile se non l’avesse raccontata lo stesso Superiore della Fraternità Sacerdotale San Pio X. Ora Bergoglio è papa e si negozia in modo lento ma inesorabile in vista della costituzione di una prelatura, e indiscrezioni giornalistiche affermano che è già avviato un progetto di sede romana per la Fraternità.

Ma andiamo con ordine e analizziamo quello che potrebbe essere uno sviluppo positivo per l’unità della Chiesa. In questo senso, Benedetto XVI ha lavorato per l’unità della fede, ma il papa tedesco ne ha pagato il prezzo e ha affrontato un calvario mediatico, esploso nel gennaio 2009 con il suo tentativo di avvicinare i dissidenti tradizionalisti della Chiesa cattolica che compongono la Fraternità San Pio X (FSSPX).

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In questo momento, la domanda che si pongono molti è: “Riuscirà papa Francesco, sotto il segno della continuità, a giungere a un accordo con i lefebvriani nonostante le manifeste reticenze nei confronti del Concilio Vaticano II?”

In questo contesto, Francesco sta promuovendo il dialogo. La Santa Sede e la FSSPX stanno quindi per invertire la divisione verificatasi durante il pontificato di Giovanni Paolo II, quando nel 1988 monsignor Lefebvre consacrò quattro vescovi senza permesso.

La prelatura personale sarebbe parte della soluzione – garanzia di autonomia amministrativa e pastorale.

Il papa ha spiegato in un’intervista rilasciata al quotidiano francese La Croix il 16 maggio 2016 che questa soluzione dipenderebbe da un accordo previo, perché “il Concilio Vaticano II ha il suo valore”, e ha affermato che i lefebvriani “sono cattolici in cammino verso la piena comunione con la Santa Sede”.

“Si avanza lentamente, con pazienza”, ha indicato Francesco, che secondo i dati dell’organizzazione, che nel mondo conta circa 600.000 fedeli, già a Buenos Aires aveva avuto contatti con i seguaci di Lefebvre.

In questo cammino, il 1° aprile 2016 ha avuto un incontro informale in Vaticano con il Superiore Generale della FSSPX, il vescovo Bernard Fellay. Ricordando quell’incontro nell’intervista al quotidiano francese, il papa ha detto che Fellay “è un uom con cui si può parlare”, forse riferendosi a Richard Williamson, vescovo radicalizzato espulso dalla FSSPX nel 2012.

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“Ci conosce fin dai tempi dell’Argentina – ha ammesso Fellay in alcune dichiarazioni alla stampa rilasciate lo scorso anno –. Siamo stati in contatto con lui, perché lì un concordato permette ai sacerdoti stranieri di ottenere un permesso di soggiorno a condizione che il vescovo sia d’accordo”.

Il Superiore Generale della FSSPX ammette che quando ha avuto problemi in Argentina con un vescovo locale, che non voleva alcun rappresentante della Fraternità nel Paese sudamericano, “abbiamo incontrato il cardinal Bergoglio per presentargli il problema. La sua risposta è stata chiara: ‘Tu sei cattolico, ovviamente, e non sei scismatico. Ti aiuto io’. E lo ha fatto. Ha contattato Roma, ha scritto una lettera a nome nostro indirizzata al Governo argentino”.

La porta della Misericordia è stata aperta anche per i lefebvriani, in occasione dell’Anno Santo. A quanto pare, inoltre, un edificio a Santa Maria Immacolata all’Esquilino, a Roma, si prepara a diventare la sede romana della Fraternità. Secondo il quotidiano Il Foglio, la FSSPX, considerando l’esito positivo del negoziato con la Santa Sede, progetta che lì sorga un centro di studi e successivamente una Casa generale dei lefebvriani a Roma, nel cuore del cattolicesimo, con la benedizione del papa.

Francesco porta avanti le disposizioni di Benedetto XVI, che ha liberalizzato al Messa secondo il rito tridentino, e il rispetto del Concilio Vaticano II. Quest’ultimo è stato il motivo di discordia iniziale, quando la FSSPX, fondata dall’arcovescovo Marcel Lefebvre nel 1970, ha dato una risposta reazionaria a quelli che definisce “errori nella Chiesa” dopo il Concilio Vaticano II.

I rapporti con la Santa Sede sono diventati più tesi nel 1988, quando monsignor Lefebvre ha consacrato quattro vescovi senza il permesso di San Giovanni Paolo II. La consacrazione illecita ha dato luogo alla scomunica dei cinque vescovi, e quando Benedetto XVI nel 2009 ha sollevato la scomunica che pesava su di loro è scoppiato il caso Williamson, che in un’intervista del 2008 aveva negato l’esistenza delle camere a gas naziste.

A quanto pare nella Fraternità ci sono due anime, quella tedesca e quella francese. Le obiezioni francesi hanno fatto pesare le loro reazioni, che contraddicevano le basi teologiche proposte da Benedetto XVI e non hanno permesso la ricostruzione della piena comunione cinque anni fa. Successivamente Fellay ha intrapreso un cammino di comunione con Roma che ha anche provocato rotture interne, perdite di fedeli e di sacerdoti ultratradizionalisti.

I negoziati tra la Santa Sede e i seguaci di Lefebvre sono proseguiti e ci si attende uno sviluppo positivo nel segno della piena comunione, in continuità con il processo avviato da Benedetto XVI.

Cos’è una prelatura?

Una prelatura personale è una parte della Chiesa cattolica, nel senso che è composta da determinati fedeli ed è strutturata in modo gerarchico, con un prelato che è il suo capo e principio di unità e con sacerdoti e diaconi che collaborano con lui.

Secondo l’Opus Dei, realtà ecclesiale modellata come Prelatura Personale, l’aspetto specifico delle prelature personali consiste nel fatto che promuovono la vita cristiana e il compito evangelizzatore della Chiesa in modo complementare a quello delle diocesi, alle quali i fedeli che fanno parte di una prelatura personale continuano ad appartenere.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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