Sposarsi è un atto pieno di libertà, e si basa soprattutto sulla conoscenza personale
Raccontato da chi ha festeggiato molto innamorato le sue nozze d’oro.
Di recente sono rimasto vedovo dopo poco più di cinquant’anni di matrimonio. Non sono triste ma grato, e non penso di cadere nellanostalgia.
Mia moglie vive in un’altra dimensione con una realtà più bella di quella che i miei sensi apprezzano oggi, e aspetto solo il felice incontro con lei dopo qualche altro breve e dolce anno qui sulla Terra accanto ai miei cari.
Mia nipote, che recentemente si è fidanzata, è venuta a trovarmi in questi giorni, e il suo motto in queste occasioni è “Caffè, biscotti e una bella chiacchierata”.
Fin da bambina ama fare domande: “Nonno, perché questo è così? E perché quest’altro è in quest’altro modo?”
Questa volta mi ha detto molto seriamente: “Nonno, raccontami di quando tu e la nonna eravate fidanzati”. Guardandomi intensamente ha aggiunto: “Come vi siete innamorati, e come avete mantenuto il vostro amore per tanto tempo?”.
Mi chiedeva di parlarle dell’amore vero e positivo, e ho iniziato a dirle che sua nonna ed io avevamo ovviamente dei difetti quando ci siamo conosciuti. Alcuni sono scomparsi col tempo, altri li abbiamo controllati e altri semplicemente sono sempre stati presenti nella nostra vita.
Abbiamo imparato ad amarci con tutti i nostri difetti, e anche attraverso di essi, perché ci hanno richiesto il contrappeso delle virtù dell’altro per sopportarci e aiutarci.
Le ho anche detto che le nostre caratteristiche fisiche, la nostra intelligenza e la nostra volontà si sono indebolite col tempo, ma che il nostro amore ha continuato a gettare radici sempre più profonde.