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La speranza di pace tra le due Coree e il lavorio silenzioso del Vaticano

SUMMIT

Republic of Korea-(CC BY-NC-SA 2.0)

Lucandrea Massaro - Aleteia Italia - pubblicato il 27/04/18

Un interesse quello di Papa Francesco che si è mostrato sin dal viaggio in Corea del Sud del 2014

Alla fine dopo un periodo lungo di ostilità e rifiuto, e con gli ultimi mesi in particolare resi tesi dalle continue minacce reciproche tra Corea del Nord e Stati Uniti, si vede uno spiraglio perché una pace duratura e una normalizzazione dei rapporti possa avvenire tra le due Coree nel sud est asiatico.

Lo storico incontro tra fratelli divisi

I due leader, il nord coreano Kim Jong-un, e il sudcoreano Moon Jae-in si sono incontrati oggi per discutere la fine delle ostilità (i due paesi sono formalmente ancora in guerra) e l’inizio di un programma di denuclearizzazione. La firma della dichiarazione di intenti, il primo passo per veri accordi, è avvenuta nell’ambito di uno storico incontro tra i due leader organizzato in Corea del Sud: Kim Jong-un è infatti il primo leader nordcoreano a superare il confine da quando le due Coree sono state divise nella prima metà del Novecento. Moon ha infatti accolto Kim oltre il confine della zona demilitarizzata tra i due paesi, stringendogli a lungo la mano.

Una tensione che ha accompagnato la Guerra Fredda

Dopo la sconfitta del Giappone la Penisola fu liberata dall’invasione nipponica ma divisa, a partire dal 1945, tra Urss e Usa lungo il 38° parallelo. Tagliata in due le parti seguirono strade profondamente diverse: a Nord una dittatura comunista filocinese, a sud una Repubblica ad economia di mercato filostatunitense. Per molti aspetti la Corea è il corrispettivo asiatico della Germania e ne condivide la tragicità: famiglie divise, militarizzazione dell’area. A differenza della Germania però le notizie filtravano molto di più nell’Est di quanto non accade oggi nella rigida dittatura di Kim Jong-Un e a differenza delle due germanie il divario di ricchezza tra le due coree è molto più ampio, una questione che peserà nel lungo periodo.

Il lavoro delle diplomazie

Il governo degli Stati Uniti sta seguendo con interesse gli sviluppi, in vista di un possibile incontro tra Donald Trump e lo stesso Kim Jong-un, verso il quale hanno entrambi dato la loro disponibilità (Il Post). La diffidenza e l’ostilità sono molte naturalmente, anche perché sarà complesso far recedere la Corea del Nord dallo sviluppo di armi missilistiche nucleari specie dopo i recenti successi, ma – sembrerebbe – la prospettiva potrebbe essere quella di un congelamento del programma sine die.

L’incaricato d’affari della nunziatura apostolica in Corea del Sud, mons. Marco Sprizzi ha riferito ai media vaticani delle preghiere che la numerosa comunità cattolica sudcoreana recita da anni per la pace con i fratelli del Nord. Mons. Sprizzi ha ricordato anche l’apporto dei cattolici alla politica coreana e all’impegno per la distensione con Pyongyang.

La speranza non è mai morta, fino ad oggi, quando proprio tutta la popolazione è rimasta incollata davanti alla televisione, ai computer e ai telefoni, per la diretta tv dell’incontro. E si è vista la commozione profonda, che devo dire anche noi condividiamo, per questo incontro storico. Quindi c’è fiducia e speranza. Il leader nord-coreano ha scritto nella pagina del libro degli ospiti all’inizio dell’incontro: “Si apre una nuova pagina della storia per un’era di pace”. Questo ha colpito profondamente anche la gente semplice della Corea del Sud. Quindi si vuole credere, si vuole avere fiducia e si prega perché ciò si realizzi (Vatican News).

Del summit Papa Francesco ha parlato durante l’udienza di mercoledì con viva speranza e partecipazione

«Al popolo coreano, che desidera ardentemente la pace – ha proseguito Francesco -, assicuro la mia personale preghiera e la vicinanza di tutta la Chiesa». «La Santa Sede – ha precisato – accompagna, sostiene e incoraggia ogni iniziativa utile e sincera per costruire un futuro migliore, all’insegna dell’incontro e dell’amicizia tra i popoli. A coloro che hanno responsabilità politiche dirette, chiedo di avere il coraggio della speranza facendosi “artigiani” di pace, mentre li esorto a proseguire con fiducia il cammino intrapreso per il bene di tutti»

Ma è da tempo che la pace nella regione è nel cuore del Pontefice e nell’azione delle cancellerie internazionali e non da adesso. Ricordiamo infatti che Francesco visitò la Corea del Sud nel 2014, mostrando immediato interesse per il cattolicesimo asiatico e per una situazione che mette a rischio – da tempo – la pace in quella parte di mondo:

Ed è da allora probabilmente che sono iniziate le richieste da parte del presidente sudcoreano Moon al Papa perché la Chiesa intervenisse come mediatrice. Nel 2017 la richiesta “semi ufficiale”, trasmessa attraverso l’arcivescovo Kim Hee-joong”, cioè l’inviato speciale in Vaticano:

“La lettera non contiene una richiesta diretta a mediare in vista di un summit tra Corea del Nord e del Sud” specifica il portavoce Cheong Wa Dae. Ma la precisazione di forma non toglie la sostanza della richiesta: perché Moon, prosegue l’ufficio di presidenza, ha esplicitamente chiesto di “pregare per la pace e la riconciliazione” delle due Coree (Repubblica).

Ulteriore segno di grande attenzione è stata la presenza del Direttore della Civiltà Cattolica, padre Antonio Spadaro, nel periodo immediatamente antecedente all’incontro di pace e il contestuale lancio, ad opera della Rivista che – come è noto – viene pubblicata con l’imprimatur della Segreteria di Stato, di un numero monografico di oltre cento pagine dedicato alla Coreache apre la nuova collana di instant book “Accènti“. Dallo scorso febbraio, Civiltà Cattolica esce anche in lingua coreana (HuffPost)

Naturalmente non solo il Vaticano partecipa come mediatore, anche altri paesi, specialmente europei, sono al lavoro da anni per normalizzare la questione coreana. Tuttavia anche Trump aveva inviato di recente un suo rappresentante di altissimo livello: il direttore della Cia (e futuro Segretario di Stato) Mike Pompeo aveva incontrato il dittatore Kim. A confermarlo lo stesso presidente con un tweet.

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Ora è importante che la Cina, l’altra potenza coinvolta, non si metta di traverso. Le premesse ci sono tutte, non resta che sperare e pregare.

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