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Se l’Islanda vuole vietare la circoncisione

CIRCUMCISION BABY

SERGE ATTAL I ONLY FRANCE

FRANCE . PARIS (75) CIRCONCISION IN A SYNAGOGUE

Lucandrea Massaro - Aleteia Italia - pubblicato il 15/03/18

Per ebrei, musulmani e cristiani di tutte le confessioni europee, se la legge passasse sarebbe un grave attentato alla libertà religiosa

L’Islanda potrebbe diventare il primo paese europeo a vietare la circoncisione. E’ al vaglio del Parlamento dell’isola (Althing), un progetto di legge che prevede fino a sei anni di prigione per chi viene ritenuto colpevole “di rimuovere parte o tutto degli organi sessuali”, specificando che la pratica costituisce una violazione dei diritti del bambino in pratica assimilando (erroneamente) la circoncisione con le mutilazioni genitali femminili (vietate dal 2005 nel paese).  La proposta è stata avanzata dalla deputata dei Progressisti, Silja Dögg Gunnarsdóttir, ed è sostenuta da diversi altri partiti politici islandesi:

“Lo vedo come una questione di protezione dei diritti dell’infanzia”, spiega “In Islanda riconosciamo la libertà di culto ma anche il diritto e la libertà di ciascuno di scegliere e di avere le proprie opinioni”. “Io sostengo la proposta e dico che alle persone dovrebbe essere permesso di avere delle convinzioni sulla propria vita, ma bisogna tracciare la linea quando queste hanno a che fare con altre persone. I bambini dovrebbero avere il diritto di scegliere le proprie convinzioni quando diventano adulti” (Euronews, 14 febbraio).

Una preoccupazione che a partire dalla piccola comunità ebraica islandese (250 persone) ha fatto drizzare le orecchie di tutte le comunità europee e non solo.  In Islanda ci sono anche 2000 islamici per esempio e anche per loro la circoncisione è un passaggio importante per la loro appartenenza religiosa.

Il rabbino Pinchas Goldschmidt, presidente della Conferenza dei rabbini europei, ha detto che la legge è una misura anti-immigrazione diretta contro i musulmani, nella quale gli «ebrei sono un danno collaterale. […] Praticamente si sta dicendo che gli ebrei non sono più i benvenuti in Islanda» (Il Post, 1 marzo).

Anche il Rabbino di Roma, Riccardo Di Segni ha avuto parole di preoccupazione e di condanna per questo progetto che rischia di mettere al bando una intera comunità.

“Bisogna chiarire prima di tutto – esordisce Di Segni – che si tratta di circoncisione maschile. Perché non è affatto chiaro al pubblico. È il taglio del prepuzio che ritualmente viene eseguito secondo il precetto biblico all’ottavo giorno della nascita in modo che sia assolutamente indolore. Fa parte delle tradizioni millenarie del popolo ebraico, sebbene sia seguita anche da altre tradizioni e culture dell’islam che la fanno in età un po’ più avanzata e altre culture che la praticano comunemente”. “È una pratica che fa parte della storia. Basta considerare che il primo gennaio nei calendari era indicato con la circoncisione perché cade otto giorni dopo la nascita di Gesù a Natale. Sono pezzi di cultura che si perdono ed è importante che le Chiese cristiane mantengano la memoria”. La proposta islandese di vietare la circoncisione è “un segno molto angosciante”, dice ancora Di Segni e spiega: “Oggi l’antisemitismo parla la lingua dei diritti civili. E la vicenda islandese ne è proprio la dimostrazione. Si mettono, cioè, in campo i diritti di protezione del bambino a fronte del diritto che è anche un dovere religioso di trasmettere la propria cultura” (AgenSir, 15 marzo)

Sullo stesso avviso infine le chiese cristiane di tutta Europa, tanto cattoliche quanto riformate. Un comunicato congiunto del CCEEe della KEKrecita:

La circoncisione è stata praticata per migliaia di anni da comunità religiose in tutto lo spettro della fede; è una caratteristica fondamentale della pratica religiosa sia nel giudaismo che nell’islam, nonché in alcune tradizioni cristiane, come quelle della Chiesa ortodossa etiope e della Chiesa ortodossa eritrea. La circoncisione non è una cerimonia opzionale, al contrario è al cuore della pratica religiosa. È con questo particolare rito religioso, che fornisce loro un segno dell’alleanza di Dio con l’umanità, che i bambini maschi sono accolti nella loro religione. Per queste comunità, si tratta di un’espressione integrale della fede.“È importante che la circoncisione sia praticata legalmente, in un ambiente appropriato e sicuro dal punto di vista medico, in modo che la salute del bambino non sia messa in pericolo”, afferma il Presidente della KEK, il vescovo Christopher Hill, il quale prosegue: “Non dobbiamo dimenticare che il diritto di appartenere e di essere educati nella tradizione religiosa della propria famiglia è riconosciuto dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti dei Minori (art. 1, 14 e 29)”.

Il Cardinale Angelo Bagnasco, Presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE), ha anche ricordato che “la Chiesa cattolica è particolarmente impegnata a difendere i diritti dei bambini, che includono anche il diritto-dovere della famiglia di educare i propri figli secondo le proprie convinzioni religiose. Questa iniziativa va contro la libertà religiosa e i principi democratici propri di una società civile”. 

Il rischio di alimentare la xenofobia e l’antisemitismo, su un intervento che fisicamente non ha nessun effetto collaterale se adeguatamente eseguito, è alto, ancora più alto è che esso possa diventare un pericoloso precedente per altri paesi e altri culti.

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