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10 tra le frasi e i gesti più discussi di Papa Francesco

POPE FRANCIS

Pope Francis answers journalists during a press conference on board of the plane on January 22, 2018, during his flyback of a seven days trip to Chile and Peru. / AFP PHOTO / Vincenzo PINTO

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 13/03/18
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Ecco alcuni degli episodi che hanno visto protagonista il papa “rivoluzionario” in questi primi sette anni

Sette anni con Papa Francesco. Un pontificato rivoluzionario e apprezzato da migliaia di fedeli. Ma non sono mancate polemiche e ambiguità, spesso scaturite dalla mancata comprensione di gesti compiuti e parole forti utilizzate da Bergoglio.

1) Chi sono io per giudicare un omosessuale?

Di ritorno dalla Gmg in Brasile il 29 luglio 2013 Francesco veniva sollecitato dai giornalista sulle presunte lobby in Vaticano e in particolare sul gruppo di esponenti del clero che farebbero riferimento ad una “lobby gay”. In questo contesto pronuncia una frase “storica” sugli omosessuali.

«Il problema è fare lobby di qualsiasi tendenza – spiegava Bergoglio – lobby politica, lobby massonica, e anche lobby gay. Le lobby tutte non sono buone – ha ribadito Bergoglio – Mentre se uno è gay e cerca il Signore, chi sono io per giudicarlo? Non si devono discriminare o emarginare queste persone, lo dice anche il Catechismo. Il problema per la Chiesa non è la tendenza. Sono fratelli. Quando uno si trova perso così va aiutato, e si deve distinguere se è una persona per bene».



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2) “Nessuno può essere condannato per sempre”. La comunione anche ai divorziati risposati

Nell’esortazione apostolica “Amoris Laetitia” il papa affronta il tema della comunione ai divorziati risposati. Parla di «discernimento» per queste persone che si vogliono riavvicinare ai sacramenti e invita sacerdoti e vescovi a valutare caso per caso le condizioni per il riavvicinamento all’eucaristia. Un’apertura, senza precedenti, nel solco della misericordia – caposaldo del pontificato di Francesco – che però scatena le ire dei tradizionalisti (Aleteia, 13 dicembre 2017).

«Si tratta di integrare tutti – scrive Papa Francesco in Amoris Laetitia – si deve aiutare ciascuno a trovare il proprio modo di partecipare alla comunità ecclesiale, perché si senta oggetto di una misericordia “immeritata, incondizionata e gratuita”. Nessuno può essere condannato per sempre, perché questa non è la logica del Vangelo! Non mi riferisco solo ai divorziati che vivono una nuova unione, ma a tutti, in qualunque situazione si trovino (Amoris Laetitia, 297)

«I divorziati che vivono una nuova unione, per esempio, possono trovarsi in situazioni molto diverse, che non devono essere catalogate o rinchiuse in affermazioni troppo rigide senza lasciare spazio a un adeguato discernimento personale e pastorale. Una cosa è una seconda unione consolidata nel tempo, con nuovi figli, con provata fedeltà, dedizione generosa, impegno cristiano, consapevolezza dell’irregolarità della propria situazione e grande difficoltà a tornare indietro senza sentire in coscienza che si cadrebbe in nuove colpe» (Amoris Laetitia, 298).



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3) “Non esiste un Dio cattolico”

In un’intervista concessa al fondatore di Repubblica Eugenio Scalfari. Papa Francesco dice: «Io credo in Dio. Non in un Dio cattolico, non esiste un Dio cattolico, esiste Dio».

L’affermazione di Papa Francesco, spiega il teologo Gianluigi Pasquale, va interpretata tenendo presente che l’attributo «cattolico» è una caratteristica della Chiesa, non di Dio. Il Santo Padre ha ragione di ribadire che «esiste Dio» e, infatti, precisa tutti i nomi attributivi che la fede cattolica, leggendo fedelmente la Sacra Scrittura, ha imparato ad utilizzare per “chiamare” Dio sono: «il Padre, Abbà, la luce, il Creatore» (Aleteia, 17 novembre 2014).

4) “Gesù si è fatto serpente”

In un’omelia mattutina a Santa Marta, il 4 aprile 2017, Bergoglio cita un brano della Bibbia tratto dal libro dei Numeri (21, 4-9). E’ quello in cui il popolo d’Israele è nel deserto, sparla di Mosè e del Signore, è stanco ed «annoiato», circondato da serpenti aggressivi e velenosi. A quel punto il Signore chiede a «Mosè di fare un serpente di bronzo e innalzarlo, e la persona che subisce una ferita del serpente, e che guarda quello di bronzo, sarà guarita».

Ma allora «dobbiamo guardare il diavolo per salvarci? Il serpente è il padre del peccato, quello che ha fatto peccare l’umanità». In realtà «Gesù dice: “Quando io sarò innalzato in alto, tutti verranno a me”. Ovviamente questo è il mistero della croce».

Allora, dice Bergoglio, ecco che «Gesù si è “fatto serpente”, Gesù si “è fatto peccato” e ha preso su di sé le sporcizie tutte dell’umanità, le sporcizie tutte del peccato. E si è “fatto peccato”, si è fatto innalzare perché tutta la gente lo guardasse, la gente ferita dal peccato, noi. Questo è il mistero della croce e lo dice Paolo: “Si è fatto peccato” e ha preso l’apparenza del padre del peccato, del serpente astuto» (Osservatore Romano, 5 aprile 2017).

5) “Tanta gente è attaccata ai cani e non aiuta il vicino…”

«La pietà non va confusa neppure con la compassione che proviamo per gli animali che vivono con noi; accade, infatti, che a volte si provi questo sentimento verso gli animali, e si rimanga indifferenti davanti alle sofferenze dei fratelli. Quante volte vediamo gente tanto attaccata ai gatti, ai cani, e poi lasciano senza aiutare il vicino, la vicina che ha bisogno… Così non va». Il 16 maggio 2016 a San Giovanni in Laterano Papa Francesco pronuncia queste parole, non comprese dal mondo animalisti che alza muri contro il pontefice.

«Chi critica il Papa per queste frasi non ha ben capito cosa Francesco voleva dire», tagliava corto padre Enzo Fortunato, direttore della sala stampa del Sacro Convento di Assisi. «Le parole del Papa sono state strumentalizzate», continua il francescano rimarcando proprio il pensiero di san Francesco d’Assisi. «Per san Francesco è centrale l’uomo e solo dopo ci sono gli animali e l’ambiente, il creato. Troppi amano, come ha detto il Papa, cani e gatti, ma ignorano i vicini. Il Pontefice ha evidenziato la centralità dell’uomo, dei figli, dei vicini, guardando al futuro dell’umanità».

Non un invito, dunque, «a dimenticare gli animali o a metterli da parte», continua don Fortunato, «ma c’è una priorità di valori» (Famiglia Cristiana, 16 maggio 2016).



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6) “Oggi c’è una globalizzazione dell’indifferenza”  

Il mondo è diviso sui migranti, che dalle coste libiche e del medio oriente giungono in massa in Europa. Lampedusa è uno dei luoghi più “caldi” del continente. Accoglie ogni giorni barconi carichi di disperati vivi o anche morti. Papa Francesco l’8 luglio 2013 visita l’isola e durante la messa tuona contro le proteste anti-migranti.

La cultura del benessere ci rende «insensibili alle grida degli altri», ci fa vivere «in bolle di sapone», in una situazione «che porta all’indifferenza verso gli altri. Di più: oggi c’è una “globalizzazione dell’indifferenza”. Ci siamo abituati alla sofferenza dell’altro, non ci riguarda, non ci interessa, non è affare nostro!» (La Repubblica, 8 luglio 2017).



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7) “Ho consultato una psicanalista ebrea. Per sei mesi sono andato a casa sua una volta alla settimana per chiarire alcune cose”.

In un dialogo con il sociologo Dominique Wolton, Bergoglio, parlando delle donne e di quanto nella sua vita lo abbiano aiutato, racconta anche che quando aveva 42 anni per circa sei mesi ha incontrato una psicoanalista ebrea.  Tra il 1978 e il 1979 ha avuto bisogno di lei e ne ha ricevuto beneficio.

Nessuno scandalo in questo incontro poiché fede e psicologia possono combaciare. Don Simone Bruno, sacerdote e psicologo, chiarisce: «Non sono assolutamente in conflitto tra loro. Innanzitutto perché se una persona avverte il desiderio di approfondire la parola di Dio o il significato della sua fede e della sua esperienza religiosa ha la possibilità di rivolgersi a un padre spirituale che può aiutare a fare luce sul dubbio che attraversa la sua anima. Ma è anche vero che se, invece, nota in sé certi atteggiamenti di disagio psicologico o ha delle preoccupazioni e delle ansie è importante che si rivolga a uno specialista del settore che può aiutarlo a fare luce su quello che gli sta succedendo in quel momento» (Famiglia Cristiana, 1 settembre 2017).

8) La lavanda dei piedi a musulmani e donne

Lavare i piedi è un gesto di servizio, che il cristiano è chiamato a compiere verso ogni essere umano. Il Papa ha cambiato le norme liturgiche che ammettevano fin ora alla lavanda dei piedi, nella “Missa in cena Domini” il Giovedì Santo, solo uomini o ragazzi.

Da ora in avanti, anche formalmente, si potrà lavare i piedi alle donne. Bergoglio lo ha già fatto, ma c’erano state polemiche dai settori più tradizionalisti. E’ accaduto il primo anno di pontificato quando Francesco andò a celebrare la Messa del Giovedì Santo al carcere minorile romano di Casal del Marmo, dove lavò i piedi a due ragazze, una musulmana. Nel 2015 poi il papa decise nella messa celebrata al carcere di Rebibbia di lavare i piedi a sei detenuti e a sei detenute (Aleteia, 21 gennaio 2016).

9) La voglia di dialogare e non escludere i transessuali

La vicinanza di Papa Francesco alle persone affette da questa complessa patologia, è testimoniata dall’incontro del 24 gennaio 2015 in Vaticano con Diego Neria Lejarraga, transessuale spagnolo, accompagnato dalla fidanzata, a cui ha concesso un’udienza privata. Nel marzo 2015 Francesco ha ripetuto l’incontro con una delegazioni di transessuali, detenuti nel carcere di Poggioreale, durante la visita pastorale a Napoli (Aleteia, 19 marzo 2015).



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10) Il matrimonio… in volo

Il Papa ha unito in matrimonio religioso una hostess e uno steward cileni, sposati civilmente e genitori di due figli. Un fuoriprogramma nel volo interno da Santiago a Iquique nel Nord, durante la visita pastorale in Cile a gennaio 2018.

Ci siamo avvicinati al Papa – racconta Carlos – per chiedere una benedizione per il nostro matrimonio che avevamo intenzione di fare anche in chiesa. Gli abbiamo detto che eravamo sposati civilmente e che avevamo pianificato tutto per sposarci anche in parrocchia ma la chiesa era crollata per il terremoto nel 2010». «Siete già sposati civilmente?» ha chiesto il Papa. «E tu – ha detto a Carlos – sei sicuro? Siete sicuri di volerlo?».

«Bueno – ha detto il Papa – allora vi sposo io!». Così è scattata la proposta del matrimonio al momento (Avvenire, 18 gennaio 2018).