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Ritrovate 40 ostie intatte dentro un tabernacolo sotto le macerie

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Pascal Deloche / GODONG

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 22/02/18

L'incredibile ritrovamento ad Arquata del Tronto in un tabernacolo del '500 salvato dai carabinieri

Il parroco della Cattedrale di Ascoli, Don Angelo Ciancotti, scopre 40 ostie integre in un tabernacolo del ‘500 ritrovato sotto le macerie di Arquata del Tronto, paese violentemente colpito dal terremoto nel centro Italia del 2016.

Un fatto incredibile, per non dire miracoloso per il prelato, che lo paragona all’evento eucaristico di Siena del 1730. Il caso del miracolo eucaristico nella città toscana fu associato da San Giovanni Paolo II alla presenza del Signore con la celebre frase: ‘Ecco la presenza’ (Il Resto del Carlino, 22 febbraio).

“Si sentiva ancora il profumo…”

Tornando ad Arquata, il dubbio era ormai di aver perduto quel tabernacolo tanto caro ai parrocchiani. Poi il ritrovamento in un magazzino dove, settimane fa, i carabinieri del nucleo Tutela beni culturali lo aveva riposto con cura, sottraendolo alle intemperie.

E infine l’apertura, con all’interno la pisside che, ben chiusa, manteneva intatte le quaranta ostie. Perfettamente conservate. «Si sentiva ancora il profumo, è qualcosa che ci commuove – sono le prime parole del vescovo di Ascoli Piceno, monsignor Giovanni D’Ercole – è un segno di speranza per tutti. Ci dice che anche Gesù è terremotato come tutti, ma è uscito vivo dalle macerie» (Avvenire, 22 febbraio).




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La ricerca caparbia di Don Angelo

Don Angelo ha, invece, spiegato di aver uno stretto rapporto con le zone colpite dal sisma. «I miei genitori erano di Arquata e Pescara e conoscevo ogni persona scomparsa tra le macerie, così come ogni singola via di quei paesi. Per questo, anche sulla spinta di alcuni residenti, mi sono impegnato nel recuperare tutte le opere che si potevano recuperare. Quei luoghi hanno un grande legame con i simboli sacri».


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Il magazzino

Il sacerdote ha sottolineato che era alla ricerca dei tabernacoli salvati dal terribile sisma e tra questi «c’era quello originario del ‘500 della chiesa di S. Maria Assunta di Arquata, chiesa distrutta dalla scossa di ottobre. Più tardi, grazie ai Carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio artistico, venni a sapere che era stato recuperato e custodito in un magazzino individuato dalla Diocesi e, non appena possibile, l’ho preso, fatto pulire e messo in sacristia. La serratura era chiusa, io avevo una chiave di un’altra cassetta in ufficio e ho detto: ‘proviamo’. Si è aperta al primo colpo».




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“Nessun batterio, nessuna muffa”

All’interno la pisside, prosegue Don Angelo, «era orizzontale, ma non si era aperta. Dentro c’erano le ostie perfettamente intatte, sia nel colore che nella forma e nell’odore. Nessun batterio o muffa come capita a tutte le ostie dopo qualche settimana. E invece quelle, ad un anno e mezzo di distanza, sembravano fatte il giorno prima».

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