La sessualizzazione dell’infanzia è uno dei più gravi vicoli ciechi in cui ci stiamo cacciando come societàQuesto è Desmond Napoles, ha 10 anni, ed è una Drag Queen. Potremmo forse lasciare a ciascuno di farsi la sua idea e derubricare il tutto o con “questi sono i tempi” oppure “massì è una ragazzata che vuoi che sia”. Potremmo, ma non lo faremo.
Di un caso simile avevamo, su Aleteia, già potuto parlare quando uscì la notizia del piccolo Nemis, di 8 anni che sgambettava in passerella né più né meno come il suo quasi coetaneo Desmond, questa volta però cercheremo di andare oltre la notizia e farci due o tre domande, anche grazie ad una riflessione pubblicata sul profilo Facebook del dottor Emiliano Lambiase, psicologo e psicoterapeuta, saggista e coordinatore dell’Istituto di Terapia Cognitivo Interpersonale di Roma, anche lui colpito dalla forza (vogliamo dire violenza?) dell’immagine dell’articolo del sito Roba di Donne:
Desmond Napoles ha fatto il suo debutto ufficiale alla Fashion Week di New York. 10 anni, è il primo “drag-kid” e sulla sua seguitissima pagina Instagram, Desmond is Amazing, afferma di aver ideato la prima casa per bambini “come lui”, Haus of Amazing.
Chi è Desmond Napoles, 10 anni, modello, “drag kid” ed “esplicitamente gay”
Dicevamo appunto, e ci appropriamo delle parole misurate del dottor Lambiase, che lascia a disposizione dei suoi lettori brevi accenni di una riflessione futura, questi sono, per così dire, le impressioni a caldo di uno psicologo professionista:
Avrei voluto parlare della progressiva sessualizzazione della cultura contemporanea, sulla quale sto scrivendo il mio prossimo articolo, ma ne parlerò in modo più approfondito nei prossimi mesi.
Avrei voluto soffermarmi un po’ sulla “regola morale” contemporanea la quale afferma che X=X+1, per cui non esiste più uno zero, un punto di riferimento dal quale calcolare la distanza, e ogni comportamento è diventato uguale all’altro e quindi tutto è lecito. Regola che viene applicata senza ragionare, come se fosse vera, portando a una progressiva deriva culturale, e non viene risolta con la ragione, arrivando alla consapevolezza che è falsa. Ecco un paio di applicazioni …
Dalla quarta di copertina di un libro che ho adesso qui sottomano: “Lo scopo del libro è quello di “rivoluzionare” la questione della “fedeltà” e osservare le cose da un’ottica più caleidoscopica e discontinua che origina una dimensione etica completamente nuova. Dimensione “nuova” che non per questo è da considerarsi immorale, né moralmente mancante. Ricordiamo che è etico qualunque comportamento umano”. Oppure, negli Standard per l’educazione sessuale in Europa, nei quali si parla di educazione sessuale fin dall’infanzia, c’è scritto: “Attualmente i ricercatori nel campo delle scienze sociali e degli studi sulla sessualità (non chiedetemi chi, perché non ne ho idea) chiedono che venga stabilita la negoziazione morale come valida morale sessuale odierna”.Oppure potrei proseguire riflettendo su come, un atteggiamento che è sempre stato presente, e cioè trattare e vestire i bambini e le bambine, spesso con divertimento, come dei piccoli ometti e femminucce, così come anche noi adulti spesso giochiamo a fare i bambini, si è trasformato, anche grazie all’ipersessualizzazione e alla regola morale perversa, in manifestazioni inquietanti come i transage (snip.li/84qF , snip.li/VJqQp), gli asili per adulti (snip.li/J1R) o la sessualizzazione precoce dei bambini (snip.li/TrpT). Ho messo solo qualche link, ma sarei potuto andare avanti per pagine e pagine. Certo, spesso manifestazioni patologiche che, però, grazie alla deriva culturale ora possono fiorire rigogliose.
Ma non ho il tempo per andare oltre queste brevi riflessioni.
P.S. Anche se fosse solo una trovata pubblicitaria la trovo comunque preoccupante, perché nasce all’interno di una cultura come quella descritta e la alimenta.
Fosse anche un falso ci dice lo psicologo sarebbe comunque un fenomeno preoccupante, per i bambini, per la loro integrità e per la loro possibilità di esprimersi realmente – e non solo a parole – pienamente, cioè coi loro tempi.
La separazione del mondo dei bambini da quello degli adulti è stata una delle più grandi conquiste della società moderna, l‘invenzione dell’infanzia, riconosciuta come età specifica è stata forse la più grande conquista della pedagogia. Il ritorno all’idea che i bambini siano adulti in miniatura è un ritorno davvero ad epoche lontane e non necessariamente migliori. Ugualmente l’infantilizzazione degli adulti si configura come un allontanamento dalla realtà, ma soprattutto uno sfuggire costante dalle responsabilità, così anche dalla lotta per condizioni sociali differenti. Non si può credere che il circuito mass mediologico occidentale non sappia cosa fa quando investe soldi in pubblicità o in programmi tv in cui i bambini vengono oggettivati in questo modo o che nessuno dica “no questo bambino non può salire in passerella”. Vuol dire essere complici, vuol dire aver abdicato a qualunque senso del limite (e dunque della collettività) in nome del denaro.
Facciamo chiarezza qui la questione non è la vera o presunta omosessualità di Desmond o di Nemis, noi – speriamo con coerenza – ci siamo occupati anche del fenomeno delle baby modelle di Pitti (e non solo) e siamo sempre della stessa opinione: stiamo offrendo agli orchi i nostri bambini. Questa immagine non è meno disturbante o meno preoccupante, il pubblico di riferimento è quello di chi (etero o gay) ritenesse che un bambino o bambina di 8-10 anni può essere una potenziale preda sessuale
Quindi attenzione, quando vi diciamo: “non pubblicate le foto dei vostri figli su internet” oppure quando diciamo “c’è un rischio di sdoganamento della pedofilia” e diamo voce al grido accorato di persone come Don Fortunato Di Noto che contro questo fenomeno si batte da vent’anni, non stiamo facendo allarmismo. Esiste una tendenza, sempre più riconosciuta e riconoscibile circa la sessualizzazione dell’infanzia. Il vero atto d’amore è toglierli dai riflettori, lasciarli liberi di esprimersi, accompagnarne le scelte, non farne dei manifesti, non esporli e renderli – in questo modo – oggetti o peggio prede.