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Le mortificazioni per ottenere la pazienza

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Ollyy / Shutterstock

Lírio entre Espinhos - pubblicato il 17/01/18

E se scegliessimo solo un punto della lista da mettere in pratica questa settimana?

Ci sono vari modi per vivere la pazienza: oltre a sostenere, saper aspettare, saper tacere, saper parlare. Oggi parleremo delle mortificazioni per ottenere la pazienza.

Ecco alcune delle mortificazioni che possiamo offrire quotidianamente a Dio:

  • Fare lo sforzo di ascoltare pazientemente tutti (almeno per un po’), senza spegnere il sorriso sulle labbra o mostrare noia o indifferenza;
  • Non commentare in ogni momento e con tutti, senza un motivo plausibile o la necessità, i nostri dolori e malesseri, proponendoci fermamente di non lamentarci della salute, del caldo, del freddo, della folla sull’autobus o in metropolitana…;
  • Rinunciare decisamente a utilizzare frasi tipiche del dizionario come: “Lo fai sempre”, “Un’altra volta!”, “Sono stanco”;
  • Evitare richieste insistenti e antipatiche e prodigarsi ad aiutare gli altri;
  • Non concentrarsi sulle piccole abitudini negative degli altri;
  • Saper ripetere con calma le proprie spiegazioni a chi non capisce;
  • Accettare con gioia le contrarietà;
  • Non lamentarsi…

Dopo aver identificato le situazioni che ci rendono impazienti, dobbiamo sforzarci di essere pazienti proprio in queste situazioni. Nella maggior parte dei casi dovremo dare più del nostro 100%, e proprio per questo la mortificazione è un sacrificarsi.

Un piccolo esempio

Una madre impaziente iniziò a pregare. Una donna dai nervi fragili si era proposta di recitare alla Madonna la giaculatoria “Madre della Misericordia, prega per noi (per me e per quel bambino monello!)” a ogni grido dei bambini. Quando iniziava a sorgere una crisi coniugale aveva preparato una preghiera specifica che diceva: “Dio mio, che io veda lì la croce e sappia offrirti questa contrarietà! Regina della Pace, prega per noi!” E quando si sentiva snervata e brusca diceva: “Maria, vita, dolcezza e speranza nostra, prega per me!” Poi commentava con un certo stupore: “Sapete che funziona? Mi sento più calma!” E lo era davvero, ha raccontato padre Francisco Faus.

“Raccomando di avere calma con i figli, di non dar loro uno schiaffo per una sciocchezza. I figli si irritano, voi vi arrabbiate, soffrite perché li amate molto e per giunta dovete anche calmarvi. Abbiate un po’ di pazienza, rimproverateli quando l’irritazione è ormai passata, e senza che ci sia nessun altro presente. Non li umiliate davanti ai fratelli. Parlate con loro presentando alcune ragioni, perché si rendano conto che devono agire in un altro modo, perché così fanno cosa gradita a Dio” (San Josemaría Escrivá).

Quando iniziamo a meditare sulle nostre impazienze, scopriamo che l’unica cosa che le persone ci chiedono in continuazione (anche quando non chiedono nulla) è proprio il nostro amore. In realtà, tutti gli esercizi di pazienza consistono in esercizi d’amore.

Padre Francisco Faus dice che “è possibile che, tornando a casa con tutto il carico di stanchezza della giornata si reciti il Rosario nel traffico o si porti con sé un libro di pensieri spirituali per leggere o meditare una o due frasi quando ci si ferma al semaforo o si è un ingorgo. Allo stesso tempo, si cerca di concretizzare: ‘Quale iniziativa, quale dettaglio, quale parola posso preparare perché il mio arrivo a casa sia fonte di allegria per mia moglie, o mio marito, e per i miei figli?’ E così uomini e donne il cui ritorno a casa era prima nervoso e irritato diventano – in virtù dell’amore per Dio e per gli altri, che si sforzano di coltivare – cuori pazienti, che diffondono pace e allegria intorno a loro”.

Come dice San Tommaso d’Aquino, “manifestum est quod patientia a caritate causatur”: “è evidente che la pazienza è provocata dall’amore”, o, in altre parole, “solo l’amore è la causa della pazienza”.

Quel grande amore che, con l’aiuto della grazia divina, ci dà la forza di accettare, sorridendo e tenendo gli occhi fissi su Gesù, le piccole contrarietà e anche i grandi dolori; quel grande amore che ci dà l’energia per essere fedeli e persistere pazientemente nella lotta un giorno dopo l’altro, è lo stesso amore che accende nell’anima i grandi ideali e ci spinge a realizzarli con la massima prontezza.

La stessa pazienza che accetta diventa divinamente impaziente nel suo desiderio di amare. Non si getta a capofitto nell’azione, ma vuole andare, come dice San Josemaría Escrivá, “al passo di Dio”, al ritmo delle grazie e delle opportunità che dà il Signore, senza perdere nulla. Bisogna essere pronti in modo sereno ed energico a donarsi e ad accettare ciò che manda il Signore.

“La pazienza! Non è la virtù che nel corso della giornata si offre con maggior frequenza alla madre di famiglia come frutto splendido e fecondo? Cogliete questo frutto celeste avidamente e fatelo penetrare fin nell’intimo della vostra anima. Vi farà morire a voi stesse! L’esercizio di questa virtù cambierà il corso della vostra vita, per ricondurla al dominio del Padre Celeste. (…) Ah, come diventerebbe dolce e perfino gioiosa la vita delle madri, in genere oberate di lavoro e rinunce, se vivessero il loro cristianesimo! La difficoltà del momento, lungi dall’essere un ostacolo alla loro ascesa, diventerebbe un sorriso di Dio, un appello all’Alto, un altro motivo di speranza infinita!” (G. Joannés)

Coltivare la pazienza è un esercizio quotidiano. Spesso il processo è lento, ma non per questo dobbiamo scoraggiarci. Dio è estremamente paziente con i nostri limiti. Spetta a ciascuno di noi avere una salda volontà di andare avanti, non importa quanto sia difficile o quanto tempo serva! La grazia di Dio viene sempre in nostro aiuto! Chiediamo incessantemente al buon Dio di donarci un cuore docile, tenero, “mite e umile”, simile a quello di Nostro Signore.

[Traduzione dal portoghese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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