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Adolescenti e cannabis: cosa serve sapere

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Rafael Castillo-CC

Ospedale Bambino Gesù - pubblicato il 16/01/18

Secondo una ricerca pubblicata su The Lancet Psychiatry nel 2014, il 17% dei consumatori adolescenti di cannabis ne diventa dipendente e la percentuale aumenta no alla metà quando viene consumata quotidianamente

Secondo i dati pubblicati dall’Osservatorio Europeo delle droghe e delle Tossicodipendenze del 2017, la cannabis è la sostanza stupefacente più utilizzata nel mondo. Ne hanno fatto uso in Europa 87,7 milioni di persone e di questi, 17,1 milioni di persone di età compresa tra i 15 e i 34 anni hanno dichiarato di averne fatto uso almeno una volta nell’ultimo anno. Fra i più giovani il rapporto tra sesso maschile e femminile è di 2 a 1. Secondo una ricerca pubblicata su The Lancet Psychiatry del 2014, il 17% dei consumatori adolescenti di cannabis ne diventa dipendente e la percentuale aumenta no alla metà quando viene consumata quotidianamente.

Le canne fanno male?

La cannabis viene abitualmente assunta attraverso il fumo danneggiando innanzitutto il sistema cardio-respiratorio. Il più importante principio attivo della cannabis, il delta 9 tetraidrocannabinolo (THC), agisce su diverse zone del cervello causando e effetti negativi sulla memoria e sull’apprendimento (ippocampo), sui sistemi di regolazione dei movimenti (cervelletto e gangli della base), sui centri della fame (ipotalamo) e sui centri di regolazione del piacere (nucleo accumbens), determinando la necessità dei consumatori a ripetere l’esperienza di consumo.




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Ma se fa così tanto male perché tutti questi ragazzi si fanno le canne?

Quando la cannabis viene fumata, gli effetti euforizzanti compaiono entro qualche minuto. Lo spazio può sembrare alterato e il tempo può apparire rallentato, improvvisamente si colgono dettagli (forme o colori) a cui non si aveva prestato attenzione, si sperimentano esperienze di distacco a sé (depersonalizzazione) e dalla realtà (derealizzazione). Al tempo stesso, si manifestano alterazioni della capacità di giudizio con messa in atto di comportamenti rischiosi, sospettosità, alterazioni del tono dell’umore, stati d’ansia fino al panico e sintomi psicotici come deliri e allucinazioni. L’uso di marijuana in adolescenza è associato ad un aumentato rischio di sviluppare futuri disturbi psichiatrici, in particolare disturbi depressivi e psicotici, soprattutto se il consumo abituale avviene prima dei 16 anni, epoca in cui il cervello è ancora in fase di sviluppo.

Cosa possono fare gli adulti?

Genitori e insegnanti, nella consapevolezza che l’abuso di cannabis è tra i principali fattori di rischio di malattia psichiatrica, devono sapere riconoscere gli indicatori (modificazioni del comportamento, iperemia congiuntivale, aumento dell’appetito, etc). Sono inoltre chiamati a mettersi al fianco degli adolescenti ponendo da parte toni giudicanti e atteggiamenti repressivi, perlopiù inefficaci con gli adolescenti, suggerendo modalità più sane per rilassarsi e che non sempre bisogna essere euforici o disinibiti per essere accettati dagli altri.

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