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Perché Maria ha fatto visita a Elisabetta?

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Wikipedia

Roger Van der Weyden, La Visitazione, ca. 1445, Lipsia, Museum der Bildenden Künste

Jovens de Maria - pubblicato il 11/12/17

Comprendere questo passo è essenziale per la nostra vita cristiana

Fr. João Antônio Johas

Conosciamo bene la storia. Subito dopo aver concepito nel suo ventre virginale Gesù, Maria si mette in cammino verso la casa di sua cugina Elisabetta, incinta di Giovanni il Battista, per servirla per qualche mese. Il Vangelo di Luca dice che si affrettò a fare quel viaggio. Che fretta aveva Maria? Cosa la spingeva a compiere quell’impresa difficile che ci viene raccontata nel Vangelo? Quel passo, considerato con attenzione, ci rimanda all’aspetto più essenziale della nostra vita cristiana.

Farò un paragone solo per cercare di chiarire un po’ meglio quello che ritengo essenziale in questo passo. Sembra che ci allontaniamo dalla questione, ma prometto che ci torneremo in seguito, spero in modo più approfondito.

Nel suo libro “Così parlà Zarathustra”, il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche ci parla di una luna. “Ieri quando la luna si levò, immaginai ch’essa volesse partorire un sole; tanto appariva ampia e gravida sull’orizzonte”. Il filosofo, però, rimane poi deluso dalla luna: “Ma la sua gravidanza era menzogna”. E vediamo in cielo che la luna diminuisce e perde quel colore intenso.

Zarathustra rimane deluso perché la Luna sembra portare qualcosa di grandioso ma finisce per non portare nulla di nuovo. È una critica profonda a tutti coloro che credono di possedere la verità, uno schema di valori da seguire così perfetto che non lascia spazio al dubbio, al contatto con la vita reale, con i suoi dolori e le sue contraddizioni. A mio parere è una critica che al giorno d’oggi colpisce molte persone, che sembrano vivere nel mondo delle idee, senza un contatto reale con la vita incarnata.

Torniamo ora a Maria. Nella tradizione della Chiesa è spesso paragonata alla Luna, perché riflette la luce del Sole. Nel nostro passo, non si limita a riflettere la luce, perché la porta dentro di sé. Come la Luna di Zarathustra, sembra esplodere di felicità, portando con sé una Buona Novella. La differenza è che Maria non ci delude. Va di corsa dalla cugina perché non può tenere per sé una gioia del genere. Ne sono prova le parole che le escono dalla bocca: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva” (Lc 1, 46-47).

E perché questo è così essenziale per la nostra vita cristiana? Perché tutti noi viviamo la stessa esperienza quando incontriamo Gesù vivo, che ci viene incontro. In qualche modo si incarna in noi, ed è questo che aspettiamo in questo periodo d’Avvento, che venga ancora una volta nei nostri cuori, che dimori in loro. Chi incontra Gesù, come Maria, sperimenta la necessità di mettersi al servizio degli altri. È molto interessante perché possiamo chiederci perché Maria non sia andata in una piazza pubblica ad annunciare ciò che le era accaduto. Avrebbe potuto farlo, ma il suo impulso è stato quello di mettersi al servizio silenzioso della cugina che ne aveva bisogno.

È un modo di intendere la vita cristiana molto pertinente al giorno d’oggi. Sperimentando di essere amata, Maria si mette al servizio, ed è lì che l’amore diventa concreto. Molta gente si chiede come fare per vivere concretamente la vita cristiana, e spesso finisce per pensare di dover fare pazzie o milioni di atti di pietà, quando l’essenziale è forse avere l’atteggiamento di Maria, che non è facile, perché implica rinunce, ma fondamentalmente è servire il prossimo, amandolo come frutto dell’amore di Dio.

[Traduzione dal portoghese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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