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Uccide una suora con 54 pugnalate e 22 anni dopo, pentito, assiste alla sua beatificazione

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Diocesi cattolica di Indore

Religión en Libertad - pubblicato il 09/11/17

Papa Francesco ha definito la nuova beata “la suora del sorriso”

Sabato 4 novembre si è svolta in India la beatificazione di suor Rani Maria Vattalil, assassinata brutalmente nel 1995 e diventata 22 anni dopo la prima donna indiana dichiarata beata dopo essere stata martirizzata. Più di 10.000 persone e quattro cardinali erano presenti a questa importante cerimonia per la Chiesa in India.

Tra i presenti alla beatificazione, proprio in prima fila, c’era un personaggio chiave di tutta la vicenda, Samunder Singh, l’uomo che ha assassinato la suora francescana con 54 pugnalate. L’uomo si è pentito del suo atto abominevole ed è stato perdonato dalla famiglia della nuova beata. Ora che ha scontato la sua pena, è un altro membro della sua famiglia.

La manifestazione della volontà di Dio

“Sono molto felice che ‘Didi’ (sorella maggiore) sia stata riconosciuta martire”, ha affermato felice il suo assassino. Durante la cerimonia di beatificazione, Singh ha agginto che sente ancora su di sé il peso di un “crimine così tremendo”, nonostante il perdono ricevuto dalla famiglia, anche se con gli anni è giunto alla certezza che “tutti i fatti che hanno portato al suo martirio sono stati la manifestazione della volontà di Dio”.

Suor Rani Maria Vattalil, prima martire indiana, era nata nello Stato del Kerala, ma come religiosa si era trasferita nella diocesi di Indore per servire la popolazione povera locale, soprattutto i tribali. La missionaria ha dedicato tutto il suo tempo a migliorare le condizioni di vita di queste persone, una cosa che non piaceva ai capi indù dei villaggi vicini.

Convinto ad assassinare la religiosa

Questi iniziarono a cospirare per togliere di mezzo la giovane suora, e alla fine convinsero Samunder Singh, un uomo povero di uno dei villaggi, a uccidere suor Rani. Gli fornirono anche l’arma.

Alla fine, questi assaltò la suora nel 1995 e la pugnalò con furiosamente 54 volte. Venne arrestato e condannato. La sua famiglia lo abbandonò, come i capi indù che lo avevano istigato a uccidere la suora. È rimasto in carcere per 11 anni, pur essendo stato condannato all’ergastolo. Solo l’intervento della famiglia della nuova beata ha fatto sì che sia già in libertà.

Singh ha trascorso i primi anni di prigione pieno di odio nei confronti di chi lo ha ingannato, e pensava ogni giorno come uccidere l’uomo che lo aveva portato ad assassinare la religiosa.

Un sacerdote, l’unico che non lo ha abbandonato

Non è mai stato però completamente solo, e in prigione un sacerdote gli faceva visita offrendogli consolazione spirituale, il che lo ha portato sulla via del pentimento.

Il perdono totale è avvenuto però il giorno in cui una suora è andata a fargli in visita in prigione. È risultato che si trattava proprio della sorella della religiosa uccisa, che lo ha abbracciato e lo ha chiamato fratello. Quel gesto ha cambiato per sempre la vita dell’assassino.

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Cyril John / Facebook

Il gesto della madre della nuova beata

Quando è uscito di prigione, Singh è andato nel Kerala per chiedere perdono alla famiglia di suor Rani. Ha incontrato la madre della nuova beata, che ha compiuto un altro gesto che lo ha scioccato profondamente: ha voluto baciare le sue mani perché “su di esse c’è il sangue di mia figlia”.

In alcune dichiarazioni rilasciate ad AsiaNews, Samunder Singh ha affermato che “prima che mi istigassero a ucciderla ho sentito molte menzogne piene di odio sui missionari e sui cristiani. Mi dicevano che i cristiani convertivano la gente con dei trucchi, e che lavoravano con i poveri solo per mettersi in mostra. Ora, però, posso dire senza alcun dubbio che i missionari non fanno altro che lavorare e aiutare i poveri e gli emarginati. Non hanno alcun progetto segreto se non servire Dio”.

Ora il suo assassino si dedica a “seguire l’esempio” della religiosa

Singh ha affermato che ora il suo obiettivo è “seguire l’esempio” della donna che ha assassinato, “aiutando chi è meno fortunato di me, come i cristiani tribali e tutti gli emarginati”. Per questo, dice ai quattro venti e con grande convinzione: “Voglio che tutti sappiano che i cristiani lavorano per far sì che l’India sia grande. I missionari ci offrono speranza attraverso il loro servizio”.

Nell’Angelus, anche Papa Francesco ha voluto ricordare questa beatificazione e ha detto che “suor Vattalil ha dato testimonianza a Cristo nell’amore e nella mitezza, e si unisce alla lunga schiera dei martiri del nostro tempo. Il suo sacrificio sia seme di fede e di pace, specialmente in terra indiana. Era tanto buona. La chiamavano ‘la suora del sorriso’”,

Un documentario per illustrare il perdono

La storia di questa religiosa e il perdono che ha trovato l’assassino sono diventati noti a livello mondiale grazie a un documentario che mostra il lungo cammino percorso dall’assassino e dalla madre di Rani Maria e intitolato The heart of the murderer (Il cuore dell’assassino).

“Questo film ci mostra che è umanamente possibile reagire, accogliere un punto di vista superiore e non rispondere al male con il male, ma dare amore e compiere il miracolo di cambiare la persona che hai davanti che ti ha fatto del male”, ha spiegato la regista del documentario, Catherine McGilvray.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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