Nel giorno della festa di Ognissanti la storia dell’amore senza limiti di una mammaHo sentito parlare per la prima volta di Santa Gianna Beretta Molla in un confessionale ad Assisi. Eravamo andati tutti lì in pellegrinaggio perché Lisa – la cugina di mia mamma – arrivata agli ultimi giorni della sua vita aveva desiderato riunire amici e parenti per una giornata di preghiera nella città del Poverello.
Porziuncola
Ricordo ancora quando entrò in chiesa accompagnata dai figli con la sedia a rotelle (il tumore ormai l’aveva davvero provata): percorsero la navata centrale di Santa Maria degli Angeli dirigendosi verso la Porziuncola. Il suo desiderio era quello sdraiarsi completamente a terra ma non potendolo realizzare, era molto affaticata, poggiò soltanto i piedi nudi e toccò quel suolo benedetto con almeno una parte del suo corpo stanco, gonfio, tirato (e trafitto) dalla malattia. Fu un momento solenne. Bellissimo.
“Lisa dagli occhi blu”, le cantava mio nonno, tanto i suoi occhi erano belli, non blu, ma davvero lucenti!
Sapeva che doveva morire e per questo volle tornare lì – per prepararsi, consegnarsi, per ricevere l’Indulgenza plenaria, per “dire”, lasciare qualcosa a tutti noi – proprio come San Francesco che ritornò alla Porziuncola per andare incontro a sorella morte.
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“Prega Santa Gianna Beretta Molla per la ricevere la grazia della maternità”
Quando nel pomeriggio toccò il mio turno per la confessione entrai, riconobbi i miei peccati e prima dell’assoluzione il sacerdote mi disse di pregare Santa Gianna Beretta Molla per ricevere la grazia della maternità. Era il 15 marzo del 2014 e nel mio diario in quella data c’è trascritta a mano la preghiera che si trova dietro l’immaginetta della santa e poi queste parole:
“Dal santino regalatomi dal frate che mi ha confessato ad Assisi. Perché mi ricordi di appellarmi a Santa Gianna Beretta Molla, di invocare la sua intercessione per chiedere a Dio di donare a me e Cesare un figlio”.
Lisa morì due giorni dopo, il 17 marzo. In quel periodo pregai molto per lei, la sognai più volte, e ogni volta che aprivo l’agenda per appuntare qualcosa leggevo l’orazione a Santa Gianna Beretta Molla e le affidai questo desiderio. Anche per obbedienza al frate.
Dal 2014 ad oggi ne è passato di tempo. Ho smesso di recitare la preghiera. Quasi mi sono dimenticata della santa dottoressa.
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Santa Gianna Beretta Molla, una mamma per la Vita
Tutto è tornato alla memoria qualche mese fa, quando fa fra Roberto Brunelli del Centro Missionario Francescano delle Marche, mi ha spedito a casa un po’ di libri e libricini. Tra quelli più piccoli, sono quasi opuscoli, spiccava uno su di lei, dal titolo: “Santa Gianna Beretta Molla, una mamma per la Vita”.
Quest’estate, quando ho scoperto – finalmente!!! – di essere incinta (un vero miracolo) ho cercato istintivamente di nuovo quel piccolo testo. E oggi che è la festa di tutti i Santi ho pensato fosse il giorno giusto per condividerlo con voi, con tutti, con tutte, care donne, care madri (ogni donna è mamma di qualcuno anche se non biologicamente), per ringraziare la Madonna e conoscere qualcosa della storia di una donna normale, di una sposa, di un medico, di una mamma che ha dato la vita per mettere al mondo la sua quarta figlia e che la Chiesa ha innalzato all’onore degli altari.
«Ogni vocazione è vocazione alla maternità – materiale – spirituale – morale – perché Dio ha posto in noi l’istinto alla vita. Il sacerdote è padre, le Suore sono madri delle anime. Guai a chi non accetta la propria vocazione di maternità. Dobbiamo prepararci alla nostra vocazione, prepararci per essere donatori di vita». (Santa Gianna Beretta Molla)
La fede trasmessa dai genitori
Gianna, decima di tredici fratelli, nacque a Magenta il 4 ottobre del 1922, nel giorno della festa di San Francesco d’Assisi. I genitori Alberto e Maria, terziari francescani, furono un esempio fondamentale per i figli che ricevettero da loro la fede. Poco prima delle sue nozze Gianna scrive al suo fidanzato parlando di loro così:
«I miei santi genitori, tanto retti e sapienti, di quella sapienza che è riflesso del loro animo buono, giusto e timorato di Dio».
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Gianna raccontata dalla sorella Virginia
Negli anni dell’adolescenza la giovane Gianna non è molto attratta dagli studi, si dedica con impegno a scuola, compie con serietà il suo dovere ma non raggiunge risultati eccellenti. Profonda è invece la sua allegria, il suo desiderio di frequentare la parrocchia. Ecco come la descrive la sorella Virginia:
«La meditazione quotidiana del mattino era per lei fonte di gioia, amore e forza. Al pomeriggio, anche se assillata dallo studio, una visita a Gesù Eucaristico costituiva il suo svago e intervallo di distensione intellettuale e spirituale. Portava sempre in tasca o nella borsetta la corona del rosario che recitava ogni giorno: abitudine che risaliva alla prima infanzia quando tutta la famiglia, attorno ai genitori, lo recitava in ginocchio davanti al quadro o alla statuetta della Madonna, sempre presente nella sala».
A 16 anni scrive «Ricordi e preghiere»
Quando ha quasi 16 anni la famiglia si trasferisce a Genova-Quinto al Mare e i figli si integrano nella nuova comunità cristiana diventando membri attivi di associazioni cattoliche. Dopo aver partecipato ad un corso di esercizi spirituali in preparazione alla Santa Pasqua, la giovane Gianna piena di fervore scrive degli appunti, intitolati da lei “Ricordi e preghiere”:
Gesù, ti prometto di sottopormi a tutto ciò che permetterai mi accada. Fammi solo conoscere la tua volontà.
-Voglio fare tutto per Gesù. Ogni mia opera, ogni mio dispiacere, li offro tutti a Lui.
-Non voglio vedere al cinema nessuno spettacolo che sia scandaloso o immorale.
-Preferisco morire, piuttosto che commettere un peccato mortale. Voglio temere il peccato come se fosse un serpente.
-Non voglio andare all’inferno, quindi eviterò tutto ciò che può far male alla mia anima.
-Dirò una Ave Maria tutti i giorni, perché il Signore mi faccia fare una buona morte.
-Prego il Signore perché mi faccia comprendere la sua grande misericordia.
-Ubbidire e studiare, sebbene non ne abbia voglia, per amore di Gesù.
-Voglio sempre recitare da oggi in poi le mie preghiere in ginocchio, tanto la mattina in chiesa come alla sera nella mia camera.
-Voglio sopportare qualunque rimprovero. La via della umiliazione è la più breve per arrivare alla santità.
-Pregherò il Signore di farmi andare in Paradiso. Con l’aiuto di Dio entrerò nel Regno dei cieli, con tutti santi e le altre anime.
Azione Cattolica
Gianna prende molto sul serio i suoi propositi, si impegna con passione e tenacia assumendosi responsabilità educative in parrocchia e nell’ambito dell’Azione Cattolica. La sua fede cresce e anche nei momenti di grande sconforto, come quando muoiono i genitori, non manca mai di confidare in Dio e ringraziarlo.
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La laurea in medicina
Il 30 novembre del 1949 consegue la laurea in medicina e chirurgia all’età di ventisette anni. Da quel momento fino al 1962 Gianna vestirà il camice bianco per svolgere con ardore e professionalità il suo servizio. Dopo la specializzazione in pediatria si mette accanto alle mamme in gravidanza per sostenerle, consigliarle, incoraggiarle e per difendere la vita fin da concepimento. Sarà volontaria alla scuola materna delle Canossiane e nel consultorio dell’Opera Nazionale Maternità e Infanzia di Magenta.
«Pietro, potessi dirti tutto quello che provo per te!»
Dopo un profondo discernimento sulla sua vocazione e un viaggio a Lourdes per chiedere alla Madonna cosa deve fare della sua vita, Gianna l’8 dicembre, festa dell’Immacolata Concezione, incontra, anzi incontra di nuovo, Pietro. Sono bellissime le lettere che i due fidanzati si scambiano fino al giorno del matrimonio, nel libricino ne sono riportati alcuni passi che davvero mostrano la grazia, il legame spirituale e la tenerezza di questi due sposi.
Il matrimonio e la nascita dei figli
Dopo un anno di nozze nasce il loro primo bambino: Pierluigi. Nel 1957 arriva la secondogenita Mariolina e nel 1959 la terza figlia Lauretta.
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La quarta gravidanza: “Sono pronta a tutto, pur di salvare la mia creatura”
Nell’agosto del 1961 l’immensa felicità di una nuova gravidanza si unisce ad una grande preoccupazione: un grosso fibroma a fianco dell’utero di Gianna. La coraggiosa mamma sceglie di rimuovere il fibroma senza danneggiare il bambino, mettendo in serio pericolo la sua vita. Si raccomanda al chirurgo: “Prima salviamo il bambino!”. L’intervento va bene ma lei poco prima del parto confida al marito, consapevole della gravità della situazione, le sua volontà: “(…) Se si dovrà decidere tra me e il bambino, decidete per il bambino, non per me”.
Il venerdì santo del 1962 comincia la passione di Gianna e il sabato nasce la sua bellissima bambina Gianna Emanuela. La donna colpita da una inarrestabile peritonite accoglie le sofferenze continuando a baciare il crocifisso e ricevendo l’Eucaristia. Il sabato dopo Pasqua, provata da sofferenze inaudite – che le facevano invocare con ancora più forza la Madonna affinché la portasse in cielo – morì “lentissimamente, spegnendosi il respiro come una fiamma di una candela sull’altare che lentamente si spegne dopo aver emesso tutta la sua luce, sino all’ultimo bagliore, rendendo onore al Signore”.