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Le buone maniere che i single si aspettano dagli amici sposati

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Antonio Guillem | Shutterstock

Bénédicte de Dinechin - pubblicato il 19/10/17

Sono single, e non necessariamente per scelta. Alternando dubbio e speranza d’incontrare l’anima gemelle, vivono a fatica lo sguardo degli altri. Qual è la buona attitudine da avere, se si è in coppia, con gli amici single? Aleteia li ha intervistati ed ecco qui che cosa li irrita e cosa invece si aspettano…

Come Cyrano de Bergerac veniva sfottuto per il naso, anche i single ne sentono di tutti i colori. E non tutti hanno la lingua e la prontezza del celebre guascone: davanti alla loro sofferenza le coppie sposate, da parte loro, si proiettano… interpretano, e si rivelano talvolta in grado di ferire o comunque maldestre. Quale buona attitudine avere? Elementi di risposta, alla maniera del celebre personaggio di Edmond Rostand.

I toni che i single veramente detestano

L’interrogativo: «Come mai non porta la fede al dito?»

Purtroppo no, sospira interiormente Camille, meravigliosa bruna dalle 36 primavere non ancora compiute. Se talvolta la sorpresa del suo interlocutore le sembra una sorta di complimento, altri giorni certe riflessioni la irritano. Non vale la pena di mettersi a controbattere, i single hanno già sviscerato abbondantemente la questione per conto proprio. Perché non si sono sposati? Che cosa hanno sbagliato? È che non hanno avuto occasioni? Se alcune ragioni, come una rottura di fidanzamento, possono dare una spiegazione, non si perviene a evidenze. CVD.

Il marziale: «Quindi lei è tuttora single»

«No, io sono io e basta, perché ridurmi al mio essere single?». Al di là della boutade, c’è veramente bisogno di rimettere i puntini sulle i: “single” è uno stato di vita, non la mia identità.

Il tipo binario: «Matrimonio e celibato si escludono a vicenda».

«Ah, sì?», rispondono i single, che non desiderano poi scavare questo grande fossato tra loro e gli altri. Anche in coppia si possono vivere delle sofferenze, e la stessa impressione di girare in tondo. Ci sono analogie in tutti i cammini di vita, ma soprattutto non ci sono stati di vita superiori ad altri.

L’invadente: «Ancora scompagnato/a? Tocca che tu ti muova!»

Ecco, per esempio, un messaggio ricevuto molto male da Claire: il libro di Pascal Ide “Célibataires osez le mariage” [Single, osate il matrimonio, N.d.T.], passatole dalla cognata all’alba dei suoi trent’anni. L’ha scaraventato nell’immondizia dopo averlo sì e no scartato, col solo pensiero che non passasse di lì la cognata. Non c’è bisogno di far loro da coach, i single non sono depressi e non vi hanno dato mandato di stabilire la loro road map.

L’accondiscendente: «Dev’essere una croce, vero?, questa lunga solitudine…»

«Ci danno talvolta l’impressione di essere delle persone a metà», spiega Camille, «come se uno non esistesse senza un coniuge». E anche se il celibato non è considerato una vocazione per la Chiesa cattolica sono sempre di più le iniziative che vengono loro proposte, per mostrare che hanno la loro legittimità. Sessioni specifiche, vacanze, momenti di studio… fioriscono tentativi di azione pastorale che non per questo si rovesciano nel trattare i single da “problemi pastorali”.

Il perentorio: «Lo farai apposta a non sposarti!»

Per alcuni di quelli che li circondano bisogna a tutti i costi trovare una ragione per il loro essere single, mentre la cosa resta un mistero per molti di loro. I single si vedono così accusati – a scelta – di uscire troppo, di non vedere abbastanza amici, di pensare troppo a loro stessi, di trascurarsi; di essere troppo cattolici… o non abbastanza. Per alcuni dei loro amici, ci sarebbe una responsabilità… una specie di errore di comunicazione… qualcosa che motivi tale conturbante stato civile. «Basta sensi di colpa!», rivendica Gilles, che rifiuta «certe esegesi a buon mercato».

Le parole giuste per parlare a un single

Tocca a ciascuno inventarsele, a seconda della propria personalità, sennò si scade in macchiette di posa e ci si preclude una relazione vera e autentica.

L’amichevole: «Ciao, vecchia mia, vieni a farti una passeggiata domenica?»

Non abbiate vergogna di mostrare la vostra felicità famigliare e di proporre le attività del vostro quotidiano ai vostri amici single. Certo, un po’ di ritegno s’impone, soprattutto se siete una coppia incline alle effusioni pubbliche. Neppure sarà il caso di sedersi sulle ginocchia del vostro tesoro mentre si prende il caffè…

Il tenero: «Sei troppo carino, anche se fai il brontolone!»

«Sono i miei nipoti che mi rendono tenera», spiega Mylène, giovane single. «Un contatto che adoro e di cui sento il bisogno. È capitato che a volte me li affidino, mi sento utile per mia sorella e so dire di no quando non ho tempo di occuparmene».

Il rispettoso: «Sai che ti ammiro da quando ti conosco?»

I single hanno anche loro il loro “linguaggio dell’amore”, e i complimenti ne fanno parte. Anzi sono indispensabili per restaurare un’autostima spesso incrinata dal sentimento di fallimento.

Il pratico: «Organizzo una cena, puoi liberarti?»

Annie, 40 anni, sospira: «Le mie amiche sposate non mi invitano più, come se rischiassi di arpionare i loro mariti. Non chiedo mica la luna, ma ne ho abbastanza di dovermi organizzare da sola tutte le serate, e ho bisogno di vedere anche delle coppie sposate».

L’empatico: «Lo so, non è facile: abbi il coraggio di mostrarti fragile»

L’empatia è forte il più bel regalo da fare a una persona, a fortiori se soffre. Come si fa? Astenetevi dal giudicare, fare domande, comparare, consolare; semplicemente, con amicizia, mettetevi in risonanza dei sentimenti del vostro interlocutore e riformulateli con delicatezza.

Il naturale: «Allora, come va? Dimmi di te»

Vorreste chiedere… dire… e se poi… come dire… è pur sempre… insomma si parte male e finite a bofonchiare qualcosa. Ponete una domanda aperta, e il vostro interlocutore toccherà da sé l’argomento del proprio essere single… oppure no. Una semplicità che tutti i single, ben avvertiti dell’imbarazzo dei loro interlocutori, reclamano a gran voce.

Ecco, queste sono le istruzioni per l’uso.

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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