Ecco tre santi che ci mostrano come avere un forte impatto in modi tranquilli
Sappiamo tutti che quello in cui viviamo è un mondo fatto per le persone estroverse. Come persona che crescendo ha trascorso la maggior parte delle sere ascoltando musica da solo nella propria stanza mentre disegnava non me ne faccio un grande problema. Se essere introverso significa che sono condannato a lunghi pomeriggi di perfetta soddisfazione con una tazza di caffè e un romanzo in mano disteso nel cortile posteriore di casa senza dover fare conversazione, suppongo che dovrò soffrire per queste conseguenze della personalità che Dio mi ha donato. Immagino tutti gli estroversi lì fuori a ridere con nuovi conoscenti nei bar, che si danno il cinque mentre fanno sport e parlano al telefono nel bel mezzo del negozio di alimentari… e rabbrividisco.
Non sono contro gli estroversi, e ho anche qualche amico che lo è. C’è un motivo per il quale gli estroversi governano più o meno il mondo come i ragazzini popolari a scuola che poi finiscono per occupare tutti i posti dirigenziali più importanti grazie alla pura forza della loro personalità. È perché sono davvero attraenti.
A volte, però, sembra che monopolizzino tutta la gloria, e c’è un fraintendimento generalizzato sugli introversi, ritenuti timidi o antisociali. Gli introversi sono caricaturizzati come il bibliotecario che non ha l’energia di stare al passo con un mondo che va avanti velocemente e si è ritirato completamente. Per un introverso può essere davvero difficile essere una rock star, un politico o un personaggio televisivo.
Ciò non vuol dire, però, che gli introversi non possano cambiare il mondo. Significa solo che la loro influenza non è immediatamente apparente, perché si relazionano alle persone in modi più intimi e tranquilli. Esiste più di un modo per cambiare il mondo, e questi santi introversi famosi sono un esempio di come chiunque possa lasciare un segno positivo duraturo.

Padre Pio: Leggere i cuori
Fin da bambino Pio era tranquillo, e spesso trascorreva il tempo seduto da solo nella chiesa locale. Anche una volta diventato sacerdote faceva silenzi prolungati. Durante le sue Messe, cadeva in un silenzio reverenziale per lunghi periodi di tempo, anche ore. Questo provocava numerose lamentele, e Pio diceva che avrebbe voluto fare le cose come una persona normale ma non ci riusciva. Era tuttavia capace di trasformare la sua debolezza come oratore pubblico e guida dell’adorazione in un forza coltivando la sua vita spirituale interiore, trascorrendo ore in meditazione silenziosa, spesso a costo di non mangiare e non dormire.
Il periodo di silenzio gli permetteva di riflettere profondamente sulla natura umana e lo aiutò a sviluppare la sua capacità di leggere il cuore umano. La gente veniva da tutto il mondo per parlare con lui privatamente, e lui la stupiva con la sua conoscenza intima e la sensibilità con cui comprendeva la sua anima.
Nel 1971 Papa Paolo VI disse di padre Pio: “Guardate che fama ha avuto, che clientela mondiale ha adunato intorno a sé! Ma perché? Forse perché era un filosofo? Perché era un sapiente? Perché aveva mezzi a disposizione? Perché diceva la messa umilmente, confessava dal mattino alla sera, ed era, difficile a dire, rappresentante stampato delle stimmate di nostro Signore. Era un uomo di preghiera e di sofferenza”. La preghiera può sembrare un’attività solitaria, ma è davvero capace di stringere un’enorme quantità di legami umani, e l’effetto a catena di una persona che prega può diffondersi in tutto il mondo.