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Che cos’è lo Ius Soli e come funziona la legge in discussione al Senato

CHILDREN ITALY

Wavebreakmedia/Shutterstock

Lucandrea Massaro - Aleteia Italia - pubblicato il 19/06/17

Un breve spiegone per farsi una idea su un tema di cui sentiremo parlare un bel po'

Il tema più caldo politicamente in questo momento è quello della legge in discussione al Senato circa le norme per facilitare l’estensione della cittadinanza italiana ai minori residenti o nati in Italia pur avendo genitori non italiani. La vicenda sui giornali è nota come “legge per lo Ius Soli”, ma non è esattamente così.

Di cosa stiamo parlando?

Lo Ius Soli esiste praticamente solo negli Stati Uniti, per cui ogni persona che nascesse sul suolo americano avrebbe immediatamente diritto alla cittadinanza, è una legge fortemente legata alla storia degli USA, una storia fatta di immigrazione, di espansione in un continente, a scapito della popolazione autoctona, i nativi americani. E’ uno dei motivi per cui ci sono cognomi di tutta Europa, compresi molti italiani che nei decenni hanno scalato i vertici della società americana.

Tuttavia quello al Senato non è uno “ius soli” al 100% è il cosiddetto “ius soli temperato” accompagnato dallo “ius culturae”. Il Post spiega efficacemente le modifiche alla normativa del 1992:

Lo ius soli “temperato” presente nella legge presentata al Senato prevede invece che un bambino nato in Italia diventi automaticamente italiano se almeno uno dei due genitori si trova legalmente in Italia da almeno 5 anni. Se il genitore in possesso di permesso di soggiorno non proviene dall’Unione Europea, deve aderire ad altri tre parametri: – deve avere un reddito non inferiore all’importo annuo dell’assegno sociale; – deve disporre di un alloggio che risponda ai requisiti di idoneità previsti dalla legge; – deve superare un test di conoscenza della lingua italiana. L’altra strada per ottenere la cittadinanza è quella del cosiddetto ius culturae, e passa attraverso il sistema scolastico italiano. Potranno chiedere la cittadinanza italiana i minori stranieri nati in Italia o arrivati entro i 12 anni che abbiano frequentato le scuole italiane per almeno cinque anni e superato almeno un ciclo scolastico (cioè le scuole elementari o medie). I ragazzi nati all’estero ma che arrivano in Italia fra i 12 e i 18 anni potranno ottenere la cittadinanza dopo aver abitato in Italia per almeno sei anni e avere superato un ciclo scolastico.

Secondo i calcoli della Fondazione Leone Moressasu dati ISTAT, al momento i minori nati in Italia da madri straniere dal 1999 a oggi sono 634.592 (assumendo che nessuno di loro abbia lasciato l’Italia). Per quanto riguarda lo ius culturae, sono invece 166.008 i ragazzi stranieri che hanno completato almeno cinque anni di scuola in Italia, non tenendo conto degli iscritti all’ultimo anno di scuole superiori perché maggiorenni.

In Europa come funziona la cittadinanza?

Fatto salvo gli USA, che sono l’estremo opposto dello “ius sanguinis” (cioè si è di una nazione solo per eredità da uno o entrambi i genitori), il resto d’Europa ha diverse sfumature. Cerchiamo di capire.

In Germania, dal 2000 sono tedeschi anche i figli di stranieri nati in Germania, purché almeno uno dei due genitori abbia il permesso di soggiorno permanente da almeno 3 anni e viva legalmente nel Paese da almeno otto. Entro 5 anni dopo la maggiore età, poi, devono decidere se mantenere la nazionalità tedesca o quella del Paese d’origine dei genitori. Sky fa una breve carrellata:

Irlanda Esiste lo ius sanguinis. Ma se uno dei due genitori risiede regolarmente nel Paese da almeno tre anni prima della nascita del figlio, allora il minore ottiene la cittadinanza. Gran Bretagna Il bambino che nasce su territorio britannico è automaticamente cittadino del Regno Unito se anche solo un genitore ha la cittadinanza britannica o è legalmente residente nel Paese a certe condizioni (si deve possedere l’Indefinite leave to remain, Ilr, oppure il Right of Abode). Francia A Parigi vige una sorta di doppio ius soli. Un bambino nato in Francia da genitori stranieri nati in Francia può diventare cittadino più facilmente. La cittadinanza, altrimenti, può essere acquisita dai 18 anni (ma ci sono delle condizioni). Spagna Anche qui, versione morbida dello ius sanguinis. Diventa cittadino spagnolo chi nasce da padre o madre spagnola oppure chi nasce nel Paese da genitori stranieri di cui almeno uno nato in Spagna. Belgio La cittadinanza si ottiene automaticamente se si è nati sul territorio nazionale, ma quando si compiono 18 anni oppure 12 se i genitori sono residenti da almeno dieci anni.

Come si vede non esiste un unico modo di attribuire la cittadinanza a chi non è figlio di cittadini e nel caso degli stranieri, il permesso di soggiorno permanente o quello temporaneo ma attribuito per lunghi periodi fanno da “garante” e permettono l’inserimento del minore come cittadino. In molti casi tuttavia permane il vincolo della maggiore età e per quanto riguarda la Germania l’esclusività della cittadinanza.

Chi è d’accordo e perché?

La legge attuale è considerata carente, lega i diritti del minore alla possibilità di permanenza del genitore, e lo priva della tutela della cittadinanza fino ai 18 anni. Monsignor Guerino Di Tora presidente della Fondazione Migrantes e della Commissione episcopale Cei per le migrazioni dice ad Avvenire, dopo la bagarre al Senato dove l’opposizione della Lega è stata energica fino a venire alle mani, “Non dobbiamo dimenticare che la nuova cittadinanza sarebbe un plus valore per questi ragazzi che si stanno integrando e che hanno voluto prendere le caratteristiche dell’Italia, dove non si creano ghetti o banlieu come avviene invece in altri Paesi”. Monsignor Di Tora sostiene inoltre che legare questi nuovi italiani al paese anche con una cornice giuridica, aiuterà la loro piena integrazione in Italia, prevenendo – assieme all’assenza di ghetti – da eventuali rischi eversivi. Un punto di vista condiviso dal Ministro dell’Interno, Marco Minniti: «Su questo tema dello ius soli si gioca un tema cruciale. Si gioca la partita dell’immigrazione. C’è chi dice immigrazione è uguale a terrorismo, ma è un’equazione che è sbagliata. C’è invece un rapporto tra terrorismo e integrazione. Un paese ben integrato è un paese più sicuro» (Il Messaggero).

«Il Vaticano non si è ancora espresso, rispettiamo la decisione del Parlamento italiano, ma è chiaro che vorremmo che si riconoscesse la dignità delle persone che arrivano nel nostro Paese». Ad affermarlo è l’arcivescovo Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato della Santa Sede, parlando dello ius soli temperato a margine della presentazione di un libro su Papa Francesco. Monsignor Becciu auspicato che «a chi nasce qui in Italia venga riconosciuta la cittadinanza. È chiaro che come dice anche il segretario della Cei, monsignor Nunzio Galantino – aggiunge – come Chiesa noi siamo vicino a chi è nella necessità, nella debolezza e a chi ha bisogno di essere protetto» (Avvenire)

Per la Comunità di Sant’Egidio: «Occorre guardare al futuro con fiducia e non chiudere gli occhi di fronte alla realtà. Qui non si tratta di decidere l’ingresso di nuove persone sul nostro territorio ma di riconoscere e dare dignità a chi lo abita da anni: minori già presenti in Italia perché vi sono nati e hanno frequentato le nostre scuole insieme ai figli degli italiani. Quindi uno “Ius culturae” che certifica e alimenta l’integrazione per migliaia di minori che si sentono già, a tutti gli effetti, nostri connazionali».

Chi è in disaccordo invece?

Soprattutto la Lega Nord e Casa Pound, che il giorno della presentazione al Senato ha organizzato una manifestazione di piazza, ma non solo. Su Il Giornale si sostiene ad esempio che questa condizione di difficoltà di accesso alla cittadinanza semplicemente non esiste: “Nel 2016 quasi 200mila stranieri hanno ottenuto la cittadinanza italiana senza ius soli e il ritmo cresce di anno in anno”. Una tesi molto simile a quella del professor Gian Carlo Blangiardo, ordinario per la facoltà di Statistica all’Università degli Studi di Milano, al blog di Matteo Salvini, “Il Populista:

“L’Italia è prima in Europa per numero di cittadinanze concesse – spiega Blangiardo – secondi solo alla Francia per quanto riguarda le concessioni ai minori. Questo significa che l’impianto legislativo funziona e l’idea di modificare qualcosa che funziona mi sembra quanto meno singolare”. Nel dibattito viene spesso inserito anche l’elemento “strappalacrime”, ovvero i poveri bambini stranieri deprivati della cittadinanza. Ma non è assolutamente vero, nonostante la tesi venga sostenuta da importanti quotidiani italiani. “Le leggi vigenti – chiarisce il professore – permettono l’acquisizione automatica della cittadinanza italiana ai figli minori di coloro che diventano italiani. Nel 2016 ci sono stati 70.000 minorenni diventati italiani senza attendere il compimento del diciottesimo anno di età. Quindi il problema non si pone”.

Anche perché, continua il professore, il tema dell’integrazione deve essere un percorso il cui culmine è la cittadinanza. Anche l’argomento demografico sarebbe debole:

“Il problema della natalità non si risolve attraverso gli immigrati – afferma Blangiardo – Semplicemente perché le coppie straniere, incontrando i medesimi problemi delle coppie italiane (forse anche di più), tendono a fare sempre meno figli. Pertanto chi indica nell’immigrazione la strada per risolvere il problema della natalità, in qualche modo lo fa per imbrogliare le carte”.

Anche il Movimento 5 Stelle si è detto – di fatto – contrario, anche se al Senato si asterrà invece di votare no (ma l’effetto per i regolamenti del Senato è il medesimo, l’astensione conta come no). Sul blog di Beppe Grillo (che ha impedito che i senatori 5 Stelle prendessero autonomamente una posizione), il Movimento scrive:

“Discutere di Ius Soli oggi avrà come unica conseguenza che il dibattito pubblico, su un tema così delicato, sarà deviato ed inquinato da becere derive propagandistiche, sia di destra che di sinistra, sventolato come un vessillo per radunare le proprie truppe e accusare gli avversari con motivazioni contrapposte, ma per nulla meditate e razionali”

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