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Esercizi per il Papa e la Curia, poi in libreria per tutti

Vatican Insider - pubblicato il 05/03/17

Tempo di esercizi spirituali per il Papa e la Curia: un appuntamento annuale che risale al 1929 e voluto da Pio XI. Inizialmente tenuti in Avvento e dal 1964, con Paolo VI, in Quaresima, hanno visto sino ad oggi oltre un’ottantina di predicatori scelti dal papa, il più delle volte appartenenti a congregazioni religiose, ma non solo, parecchi dei quali sono poi diventati vescovi o – se già lo erano – cardinali. E poi ci sono i due casi in cui i predicatori, già porporati, sono diventati Papi: è accaduto con l’arcivescovo di Cracovia Karol Wojtyla scelto nel 1976 da Paolo VI ed eletto Pontefice due anni dopo, e con il Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, Joseph Ratzinger scelto da Giovanni Paolo II nel 1983 e suo successore nel 2005. 

Rari anche i casi in cui il privilegio di predicare gli esercizi sia stato concesso una seconda volta. Il bis è toccato al gesuita Giuseppe Filograssi, predicatore in Vaticano nel 1939 e nel 1944; al suo confratello Paolo Dezza nel 1942 e nel 1967; al cardinal Giacomo Biffi nel 1989 e nel 2007. Se è vero che le meditazioni dettate in questa settimana (che con Papa Francesco dal 2014 non ha più come scenario il Vaticano ma una residenza dei Paolini ad Ariccia) sono indirizzate al Pontefice e ai membri della curia romana, è altrettanto vero che, ormai da decenni, in breve tempo, diventano libri alla portata di tutti. O almeno di quanti siano interessati ad approfondire gli stessi testi che ritmano queste giornate del papa e dei suoi più stretti collaboratori, ripetendone in qualche modo, almeno interiormente, l’esperienza.  

Si tratta di titoli che reggono più a lungo in libreria e in qualche caso diventano classici.L’ultimo uscito è quello degli esercizi dell’anno scorso, tenuti da padre Ermes Ronchi, dei Servi di Maria, edito dalla San Paolo con il titolo Le nude domande del Vangelo. Il penultimo quello degli esercizi del 2015, tenuti dal carmelitano Bruno Secondin, con il titolo “Profeti del Dio vivente”, edito dal Messaggero di Padova; ma si potrebbe andare indietro nei decenni, ricordando ad esempio che non pochi hanno sin qui indicato come simbolico vertice del percorso ascetico di Karol Wojtyla proprio le meditazioni degli esercizi spirituali predicati a Paolo VI e alla Curia dal 7 al 13 marzo 1976 pubblicato l’anno dopo da Vita e Pensiero con il titolo “Segno di contraddizione”.  

L’anno prima con le Paoline era uscito Prediche al Papa. Le responsabilità dei preti, che raccoglieva gli esercizi tenuti a Paolo VI e alla curia da don Divo Barsotti , il sacerdote italiano fondatore della Comunità dei figli di Dio. Da anni in buoni rapporti con Albino Luciani ne fece arrivare una copia anche a lui, allora patriarca di Venezia. E il cardinale Albino Luciani l’8 giugno 1975 gli scrisse: «Reduce dalla XII Assemblea Cei trovo le sue “Prediche al Papa”. Mi congratulo con lei, mentre mi accingo a leggerle, sicuro che, se son “prediche al Papa”, saranno a fortiori prediche al patriarca. Con cordialissimi saluti».  

Nelle prediche Barsotti aveva toccato il tema del potere di Pietro e riflettuto su un punto – come poi ricordò nei suoi diari – «la Chiesa ha un potere coercitivo perché Dio glielo ha affidato, e allora deve usarlo». Quando Albino Luciani divenne Giovanni Paolo I, don Barsotti – si legge in un testo custodito nell’Archivio di Settignano il 10 settembre 1978 – così commentò: «Debbo dire che io sono veramente felice ma pienamente felicedell’elezione[…]. Ma […] ciò che mi fa respirare oggi è il fatto che non è come credete voi un Giovanni XXIII, è piuttosto un Pio X, è un duro, è fermo, è duro sul piano della fede, non si tocca. […] Quest’uomo non ha l’intelligenza di Paolo VI, debbo dire non ha nemmeno la furberia di Giovanni XXIII, questo qui invece ha l’innocenza di un bambino, ma è veramente un uomo di orazione e un uomo di fede; e già l’ha fatto capire, […] ha ridetto che in fondo la funzione del pontificato è quella di affermare la divinità del Cristo […] e il giorno dopo ai sacerdoti di Roma egli disse quello che io avevo detto al Papa quando gli feci gli esercizi […]: il potere è per il servizio, ma il potere va esercitato quando il Signore lo dona…»

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