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Cardinale Sepe: la Chiesa si impegna per il lavoro dei giovani

Vatican Insider - pubblicato il 13/02/17

«Noi diciamo alla politica, a livello nazionale e anche ai governatori, di mettere insieme le nostre preoccupazioni con le loro su dei dati molto particolari. Allora si tratta di voler valorizzare i beni culturali, delle chiese, ecc. Bene, concretamente cosa si fa? Tutto questo facendo sì che la partecipazione delle istituzioni confermi il progetto e che queste poi naturalmente lo gestiscano nella misura e nelle modalità concordate con i vari vescovi, le varie realtà ecclesiastiche». Lo ha detto il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli e presidente della Conferenza Episcopale Campana, in una intervista alla Radio Vaticana, con la quale ha tracciato un bilancio del recente convegno di Napoli su giovani e lavoro, al quale hanno preso parte tutti i vescovi del sud. 

“Noi – ha spiegato il cardinale – come Campania, abbiamo presentato alcune possibilità: si tratta del recupero di tutta una realtà artistico-ecclesiastica, di chiese, ecc. Poi l’utilizzazione di terreni che possono essere sfruttati per fare delle cooperative, in modo da realizzare dei progetti concreti. Si tratta di dimostrare che non abbiamo espresso solo dei desideri o delle buone intenzioni, ma che vogliamo renderli concreti».  

Un capitolo sollevato nel convegno è stata la mancanza di progettualità per quanto riguarda i soldi che arrivano dall’Unione Europea. Molti fondi dell’Ue rimangono ingestiti e poi ritornano a Bruxelles. «Assolutamente sì», ha risposto a riguardo Sepe, «infatti è stata anche provvidenziale la presenza del Commissario europeo, il quale poi si è detto veramente molto felice, e ha detto: “Sì, questo fa parte proprio delle nostre finalità”. Quindi abbiamo, da una parte, la Commissione Europea che è pronta a venirci incontro; dall’altra parte, poi, una gestione trasparente, precisa e chiara da parte delle istituzioni locali. E in questa maniera evitiamo anche quella brutta situazione di dover rimandare indietro tanti soldi che non si spendono. Cioè qui si lavora un po’ “a triangolo”: istituzioni europee che approvano i progetti; istituzioni locali che fanno i progetti come sanno fare; e la Chiesa che è il collegamento perché le cose possano poi realizzarsi». 

In tutto questo sarà importante anche l’azione dei parroci, che sono molto vicini ai giovani che stanno soffrendo per la mancanza di lavoro. «Qui in pratica – ha spiegato l’arcivescovo di Napoli – si tratta anche di questo: il vescovo agisce anche in riferimento a quelle che sono le esigenze locali dei vari decanati, dei vari parroci, ecc. E siccome i nostri sacerdoti sono stati interessati fin dal primo momento e hanno visto la cosa in maniera molto positiva, qui dopo sarà opera nostra poter coordinare soprattutto i parroci e i decanati, quelli che sono i responsabili zonali della nostra diocesi, per mettere insieme qualcosa che possa soddisfare le esigenze».  

«Certamente – ha concluso il porporato – non riusciremo a soddisfare tutte le richieste, però possiamo dare un segno, in ogni decanato e in ogni parrocchia, che qualche ragazzo può essere chiamato a lavorare in questi campi che abbiamo: questo diventa un fatto di comunione e di ecclesialità». 

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