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“Ad Auschwtiz ho pregato per il mondo malato di crudeltà e guerra”

Vatican Insider - pubblicato il 03/08/16

Nel silenzio che ha voluto tenere durante la visita al lager nazista di Auschwitz, il Papa ha pregato per le vittime di allora ed ha pensato «alle crudeltà di oggi, che assomigliano a quelle di ieri, non così concentrate come in quel posto ma presenti dappertutto nel mondo», un mondo «malato di crudeltà, di dolore, di guerra, di odio, di tristezza»: lo ha detto lo stesso Francesco, riprendendo l’udienza generale dopo la pausa di luglio. Il Pontefice ha ripercorso il recente viaggio in Polonia (27-31 luglio) soffermandosi a ricordo, in particolare, della giornalista italiana morta improvvisamente «in servizio», Anna Maria Jacobini, e della ragazza romana morta di meningite di ritorno dalla Giornata mondiale della Gioventù (Gmg) di Cracovia, Susanna Rufi, pregando per i famigliari e gli amici. 

Francesco è partito dalla Gmg di Cracovia, occasione del viaggio, caduta «a 25 anni da quella storica celebrata a Chestochova poco dopo la caduta della “cortina di ferro”. In questi 25 anni è cambiata la Polonia, è cambiata l’Europa ed è cambiato il mondo, e questa Gmg è diventata un segno profetico per la Polonia, per l’Europa e per il mondo. La nuova generazione di giovani, eredi e continuatori del pellegrinaggio iniziato da san Giovanni Paolo II, hanno dato la risposta alla sfida dell’oggi, hanno dato il segno di speranza, e questo segno si chiama fraternità. Perché proprio in questo mondo in guerra ci vuole fraternità, dialogo, amicizia, e questo è un segno della speranza, quando c’è fraternità». I giovani presenti a Cracovia «sono venuti da tutto il mondo, una festa di colori, di volti diversi, di lingue, di storie diverse e non so come fanno, parlando lingue diverse ma riescono a capirsi perché hanno la volontà di andare insieme e fare ponti, di fraternità», ha detto Francesco che ha parlato di un «mosaico di fraternità» caratterizzato dalla «distesa multicolore di bandiere sventolate dai giovani» che alla Gmg «diventano più belle, per così dire “si purificano”, e anche bandiere di nazioni in conflitto sventolano vicine e questo è bello, anche qui ci sono le bandiere, sventolatele!». 

«Un ricordo pieno di affetto va a Susanna, la ragazza romana, di questa diocesi che è deceduta subito dopo aver partecipato alla Gmg, a Vienna», ha aggiunto il Papa. «Il Signore, che certamente l’ha accolta in cielo, conforti i suoi famigliari e amici». 

Francesco ha poi ricordato la visita al santuario di Chestochova: «La Polonia oggi ricorda a tutta l’Europa che non può esserci futuro per il continente senza i suoi valori fondanti, i quali a loro volta hanno al centro la visione cristiana dell’uomo».  

Infine, «anche questo viaggio – ha detto Francesco – aveva l’orizzonte del mondo, un mondo chiamato a rispondere alla sfida di una guerra “a pezzi” che lo sta minacciando. E qui il grande silenzio della visita ad Auschwitz-Birkenau è stato più eloquente di ogni parola. In quel silenzio ho ascoltato, ho sentito la presenza di tutte le anime che sono passate di là; ho sentito la compassione, la misericordia di Dio, che alcune anime sante hanno saputo portare anche in quell’abisso. In quel grande silenzio ho pregato per tutte le vittime della violenza e della guerra. E lì, in quel luogo, ho compreso più che mai il valore della memoria, non solo come ricordo di eventi passati, ma come monito e responsabilità per l’oggi e il domani, perché il seme dell’odio e della violenza non attecchisca nei solchi della storia. In questa memoria delle guerre e delle tante ferite, tanti dolori vissuti – ha proseguito il Papa – anche ci sono tanti uomini e donne oggi che soffrono le guerre, tanti fratelli e sorelle nostre, guardando quella crudeltà in quel campo di concentramento ho pensato subito alle crudeltà di oggi che assomigliano, non così concentrate come in quel posto ma dappertutto il mondo, questo mondo è malato di crudeltà, di dolore, di guerra, di odio, di tristezza e per questo sempre chiedo la preghiera che il Signore ci dia la pace». 

Il Papa ha concluso l’udienza ringraziando le autorità civili e religiose della Polonia, «e a tutti coloro che, in mille modi, hanno reso possibile questo evento, che ha offerto un segno di fraternità e di pace alla Polonia, all’Europa e al mondo. Vorrei ringraziare i giovani volontari che per più di un anno hanno lavorato per portare avanti questo e anche ai media, per aver fatto che questa giornata si vedesse in tutto il mondo. E qui – ha concluso – non posso dimenticare Anna Maria Jacobini, giornalista italiana che ha perso la vita mentre era lì in Polonia: preghiamo anche per lei che è morta in atto di servizio». 

«Vorrei ora rivolgere un saluto affettuoso al popolo brasiliano», ha detto il Papa a fine catechesi, «in particolare a Rio de Janeiro che ospita atleti e appassionati di tutto il mondo in occasione delle Olimpiadi. In un mondo che ha sete di pace, tolleranza e riconciliazione, auguro che lo spirito dei giochi olimpici possa ispirare tutti, partecipanti e spettatori, a combattere la buona battaglia e terminare insieme la corsa desiderando conseguire come premio non una medaglia, ma qualcosa di molto più prezioso: la realizzazione di una civiltà in cui regna la solidarietà fondata sul riconoscimento che tutti siamo membri di un’unica famiglia umana, indipendentemente dalle differenze di cultura, colore della pelle o religione. E per i brasiliani, che con loro gioia e caratteristica ospitalità organizzano la festa dello sport, auspico che questa sia un’opportunità per superare i momenti difficili e impegnarsi nel lavoro di squadra per la costruzione di un paese più giusto e più sicuro, scommettendo su un futuro pieno di speranza e di gioia». 

Al termine dell’udienza il Papa ha infine ricordato che domani si recherà nella basilica papale di Santa Maria degli Angeli, alla Porziuncola, in occasione dell’ottavo centenario del «Perdono» di Assisi, che ricorreva ieri. «Sarà un pellegrinaggio molto semplice – ha detto –ma molto significativo in questo Anno Santo della Misericordia. Chiedo a tutti di accompagnarmi con la preghiera, invocando la luce e la forza dello Spirito Santo e la celeste intercessione di San Francesco». 

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