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Con me, Lui non è al sicuro

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SIMCHA FISHER - pubblicato il 02/08/16

Ieri, a Messa, ho aguzzato la vista vedendo uno dei lettori correre lungo la navata inseguendo una ragazzina. La nostra chiesa è grande e i momenti di agitazione sono rari, e allora ho guardato cosa stesse succedendo. Il lettore ha raggiunto la ragazzina, le ha sussurrato qualcosa con decisione e lei, con aria colpevole, ha tirato fuori un’ostia dalla tasca e l’ha mangiata.

Quando ho capito cosa stava succedendo – quando ho capito che qualcuno se ne stava andando con Nostro Signore tenuto come uno snack –, sono entrata in panico. Era come stare alla fiera della contea, guardarsi intorno e rendersi conto che manca un bambino, trascinato via dalla folla. Il piccolo è perso, rapito, calpestato, scomparso. Dov’è andato? Ti riempi di adrenalina, la terra ti trema sotto i piedi e non sai se correre o cadere al suolo.

E poi è successo di nuovo. Un’altra ragazzina ignorante vagava per la navata, e ancora trambusto ansioso per inseguirla. Un’altra richiesta sussurrata, e la ragazzina si è messa l’ostia in bocca, perplessa per la confusione.

Ho visto l’Ostia riscattata. Tutti ne sono usciti al sicuro, niente rapimenti. E come quando il bambino che si era perso alla fiera viene ritrovato, il sollievo ha trasformato il mio panico in lacrime di rabbia.

“Dov’eri?”, ho gridato dentro di me. “Che problema hai? Non sai che non puoi andartene così? Devi stare con me, proprio qui, dove sarai al sicuro!”

“Non sai che avresti potuto farti male?”

Ah, Lui lo sa.

Ho gridato, e Cristo ha girato la testa e mi ha guardato, e il mio mondo è andato in frantumi.

La paura diventata rabbia è tornata ad essere paura. Dio, abbi misericordia, l’avevo dimenticato: Colui che fa esistere il mondo, secondo dopo secondo, permette a Se stesso di dissolversi sulla lingua, su qualsiasi lingua, su tutte le lingue. La mia lingua, quella che uso per gridargli contro.

E ho paura. Non dovrebbe essere così. Dove mi porta tutto questo? Dov’è il mio terreno saldo? Non sotto i miei piedi, anche se conosco e seguo tutte le regole per ricevere degnamente l’Eucaristia.

Pensavo di piangere per Lui, per l’indignazione per la scioccante e noncurante offesa che gli era stata rivolta. Ma piango per me stessa. Se Lui se ne va così, cosa ne è di me? Dove mi trovo, e come posso pensare di potergli offrire sicurezza?

Con me, Lui sa che può essere ferito.

La terra trema, e non so se correre o cadere al suolo. Cristo, abbi misericordia della mia anima negligente e rispettosa delle regole.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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