3 – Chi ha comandato di realizzare le immagini? È stato Dio stesso, secondo quanto ci insegna la Bibbia. Dio ha comandato di realizzare immagini di cherubini (angeli) per l’Arca dell’Alleanza (Es 25, 18). L’Arca dell’Alleanza con i cherubini si trovava nel luogo più sacro del Tempio, il “sancta sanctorum”, che una volta all’anno il sacerdote aspergeva con il sangue delle vittime immolate a Dio (Eb 9,1-7). Anche Salomone ha riempito di immagini il Tempio (1 Re 6, 23-29), e Dio lo ha approvato (1 Re 8, 611).
4 – A che cosa servono le immagini? A ricordare gli angeli, i santi e Dio stesso. È quello che insegna anche la Bibbia. Nel Libro dei Numeri (21, 8), Dio ha ordinato a Mosè di realizzare e innalzare su un palo di legno un serpente di bronzo e ha detto che chi lo avesse guardato sarebbe stato guarito dai morsi dei serpenti. Gesù si riferiva a questo fatto come a una “figura” della sua crocifissione (Gv 3, 14). I falsi credenti, tuttavia, detestano la Croce, come anche Satana. Dice al riguardo la Bibbia: “Noi predichiamo Cristo crocifisso” (1 Cor 1, 23).
5 – Allora era il serpente che curava? No. Era Dio. Ma l’immagine del serpente è servita per ricordare l’offesa arrecata a Dio, per ricordare insomma Dio.
6 – E l’immagine di Cristo sulla croce? Ricorda molto di più: ricorda il peccato, la redenzione attraverso la croce, l’amore di Cristo per noi. È il culmine delle immagini: ci aiuta a pensare a Dio, ad andare verso Dio.
7 – A che altro servono le immagini? Contribuiscono a dare ai luoghi di culto un aspetto sacro e invitano al raccoglimento e alla preghiera (Es 25,22; 1 Re 6, 23-28). Per questo i cherubini dell’Arca dell’Alleanza non erano semplici ornamenti: ricordavano la mediazione secondaria degli angeli (Eb 1, 14) e integravano gli oggetti di culto.
Oltre a questi casi, la Bibbia è piena di “immagini” e “quadri” che l’Artista Divino ha “dipinto” con lettere divine. Questi quadri hanno ispirato gli artisti umani nelle loro splendide pitture, sculture e immagini. Tornando al serpente di bronzo: perché continui ad essere simbolo della Passione di Cristo, non importa che il re Ezechia l’abbia distrutto circa cinque secoli dopo (2 Re 18, 4). Il bastone di Mosè, alzato su un palo per ordine di Dio, è stato approvato da Gesù duemila anni dopo. Mantiene tutto il suo valore simbolico, pur essendo stato distrutto.