Il sacerdote e teologo Nicola Bux riflette sul fondamento misterico e salvifico dei sacramenti
Mercoledì scorso, 6 aprile, si è tenuta a Roma la presentazione del libro “Con i sacramenti non si scherza” di Nicola Bux (Cantagalli Editore). Nel testo l’autore presenta e approfondisce i sette sacramenti: quelli dell’iniziazione cristiana (battesimo, confermazione, eucaristia), della guarigione (riconciliazione, unzione degli infermi), del servizio della comunione (matrimonio e ordine), e l’area estesa dei sacramentali.
Secondo il teologo, “la svolta antropocentrica” nel culto ha generato “molta presenza dell’uomo, ma poca presenza di Dio”, invece – come ha scritto Papa Benedetto XVI – nella liturgia “non si tratta di noi, ma di Dio” e “la dimenticanza di Dio è il pericolo più imminente del nostro tempo”.
Nella sua introduzione l’autore afferma che oggi il problema principale che la Chiesa deve affrontare relativamente all’essenza della liturgia si può sintetizzare con questo interrogativo: la liturgia è «opera di Dio, in cui egli ha competenza esclusiva e ha i suoi diritti, oppure intrattenimento umano dove far ciò che si vuole?». Risponde Bux che di fronte alle «derive e gli sbandamenti dovuti alla bramosia di innovazione, si evidenzia che la miglior novità è sempre la tradizione, opportunamente valorizzata e vissuta». Secondo il teologo la liturgia «è sacra, cioè appartiene a Dio ed egli vi è presente e opera».
Il giornalista Vittorio Messori che ha curato la prefazione al testo, afferma che «(…) della fede, i sacramenti sono l’espressione, il frutto, il dono più alto e prezioso» sottolineando l’importanza di incontrare sacerdoti dediti al loro magistero, che amministrino i sacramenti più che svolgere il ruolo di comunicatori più o meno generici in ambito laicale: