Un'indagine globale denuncia l'evasione fiscale di leader mondiali, imprenditori e stelle del calcio
Un’indagine pubblicata da una coalizione internazionale di oltre 100 media spiega come politici, imprenditori, sportivi e altre persone famose utilizzino banche, aziende legali e imprese di facciata nei paradisi fiscali per nascondere le proprie ricchezze.
In pieno Anno della Misericordia, papa Francesco ha esortato alla conversione che “arriva alle tasche”, e questo fine settimana è stata diffusa un’indagine giornalistica internazionale sull’evasione fiscale, già nota come Panama Papers (documenti di Panama).
Secondo la BBC, i documenti mostrano legami con 72 Capi di Stato attuali e del passato, inclusi dittatori accusati di saccheggiare i propri Paesi.
“Il corrotto è colui che pecca e non si pente, colui che pecca e finge di essere cristiano, e con la sua doppia vita dà scandalo”, colui “che si lamenta per la scarsa sicurezza nelle strade, ma poi truffa lo Stato evadendo le tasse”, ha affermato papa Francesco nel libro-intervista “Il nome di Dio è misericordia”.
Parole che hanno un’eco attuale per via dello scandalo da prima pagina che fa tremare i clienti benestanti e potenti dello studio panamense Mossack Fonseca, una delle compagnie leader nel costruire imprese di facciata.
Si tratta di 11 milioni di documenti che stanno provocando scalpore nei mezzi di comunicazione tirando fuori la lista di ricchi evasori.
In modo diretto o indiretto sono coinvolti personaggi del calibro di Leo Messi, calciatore del Barcellona che ha annunciato denunce alla stampa spagnola, il Presidente argentino Mauricio Macri, che ha sminuito le accuse, l’infanta Pilar di Borbone, il Presidente russo Vladimir Putin, la famiglia del premier inglese David Cameron e del Presidente cinese, Xi Jinping, il re saudita e migliaia di personaggi famosi di varie nazionalità.
I documenti confidenziali di Mossack Fonseca sono stati ottenuti dal quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung, che ha condiviso la base dati con il Consorzio Internazionale dei Giornalisti d’Inchiesta (ICIJ, dalle iniziali in inglese), che a sua volta ha coordinato un’indagine con 370 giornalisti di 107 media in 78 Paesi.