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Opere e omissioni

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Anonymous - pubblicato il 01/12/15

Cosa grida più forte nel tuo matrimonio? Le tue lamentele e le tue critiche o il tuo amore e le tue lodi?

“Confesso a Dio onnipotente e a voi fratelli che ho molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni…”

Ogni domenica a Messa chiediamo perdono per i nostri peccati di omissione: le opportunità perdute, le cose buone che avremmo potuto fare ma non abbiamo fatto. Come mani e piedi di Cristo in un mondo sofferente, siamo chiamati a fare di più del semplice astenerci dal provocare più dolore. Siamo chiamati ad assistere e a guarire, a far sviluppare e a costruire.

Il nostro Salvatore ci ha detto che quello che facciamo o non facciamo per “il più piccolo” lo facciamo o non lo facciamo a Lui. Ci ha raccontato la storia del buon samaritano, che si è fermato ad aiutare un estraneo in difficoltà perché era la cosa giusta da fare. Ci ha esortato a fare lo stesso.

Quando neghiamo gentilezza e amore agli estranei per strada, neghiamo gentilezza e amore a Gesù stesso. E allora quanto è più grande il nostro peccato quando neghiamo queste cose alla persona che abbiamo promesso davanti a Dio di amare prima di tutte le altre? Molti di noi fanno esattamente questo, non amando e non assistendo i propri partner nel sacramento del matrimonio.

Finora in questa miniserie sui fallimenti nella comunicazione matrimoniale ci siamo concentrati sulle cose che diciamo e facciamo per ferirci a vicenda. Oggi, tuttavia, ci concentriamo su quello che potrebbe essere un problema ben più comune: le cose che non diciamo e non facciamo per aiutarci a crescere. Cosa grida più forte nel nostro matrimonio? Le lamentele e le critiche o l’amore e le lodi?

Quando è stata l’ultima volta che avete detto al vostro coniuge cosa provate davvero per lui o per lei? Non il “Ti amo” pronunciato a cuor leggero che potrebbe accompagnare un bacetto frettoloso sulla guancia o sulla bocca chiusa mentre state uscendo o quando andate a letto. Quando è stata l’ultima volta in cui vi siete seduti con il vostro coniuge, l’avete guardato/a negli occhi e gli/le avete detto esattamente perché la sua presenza è ancora la benvenuta nella vostra camera da letto dopo tutti questi anni? Quando è stata l’ultima volta in cui avete lodato il carattere, le capacità o la personalità del vostro coniuge? Quando è stata l’ultima volta in cui gli/le avete assicurato che avreste detto “Sì” ancora una volta?

Mio marito non è una persona che ama parlare dei suoi sentimenti. In terapia, ha ammesso apertamente di considerare le emozioni deboli o “femminili”, per cui le tiene dentro. Per mesi o perfino anni, l’unico feedback emotivo completo che ho ricevuto era quando (apparententemente in modo random) esplodeva di rabbia e risentimento, incapace di assorbire altri sentimenti negativi. I suoi sentimenti positivi, molto più facili da gestire, spesso rimanevano nascosti dentro di lui. Con il tempo, mi sono convinta che solo quando litigavamo saltava fuori la verità – che le parole velenose che mi scagliava contro in quei momenti fossero le uniche emozioni che nascondeva dietro il suo aspetto freddo e razionale. Ci sono voluti mesi di terapia e un weekend a Retrouvaille per iniziare a credergli quando diceva qualcosa di carino.

Pensate a quante volte vi siete sentiti frustrati o arrabbiati e non siete riusciti a frenare l’accesso d’ira. Ogni tanto capita a tutti, no? È così che finiamo per imbarcarci in lotte immense su cose apparentemente piccole – c’è sempre di più, strati di risentimento che si sono accumulati nel tempo.

Ora pensate all’altra faccia della medaglia: quante volte nella vita vi siete sentiti così felici, grati e pieni d’amore che avete dovuto liberarvi, perché altrimenti sareste esplosi?

Purtroppo, scommetto che il numero di queste volte è molto più esiguo di quello delle altre.

In genere la gente ha una tolleranza molto superiore nei confronti dei sentimenti positivi rispetto a quelli negativi. Visto che amiamo i sentimenti di gioia, siamo capaci di crogiolarci allegramente in essi per molto tempo senza mai sentire la necessità di “scaricarli”. Dopo un paio d’ore, di giorni o di settimane di accumulo di emozioni negative, però, in base al nostro autocontrollo, non riusciamo più a trattenerle. È per questo che condividere intenzionalmente i nostri sentimenti positivi con il coniuge è tanto importante – se aspettiamo che le nostre emozioni emergano naturalmente, potremmo dare l’impressione sbagliata che i nostri buoni sentimenti siano meno comuni di quelli cattivi.

E questo non è un messaggio che dovremmo mai voler mandare al nostro coniuge.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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