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“Credevo in quell’uomo”: il potere di Pietro, anche ora

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Max ROSSI / POOL / AFP

Aleteia - pubblicato il 25/09/15

Un incontro distante con un papa avvia un cambiamento lento ma inesorabile in un'atea

di suor Theresa Aletheia Noble

Mentre papa Francesco attraversava le strade di Washington, D.C., Aleteia ha intervistato alcuni degli spettatori che lo salutavano con entusiasmo. Sono rimasta del tutto sorpresa dal leggere di giovani di background diversi che ammettevano con il giornalista che pur essendo stati allevati nella religione cattolica non credevano più in Dio o nella Chiesa; anche se apprezzavano papa Francesco, nessuno di loro sembrava interessato a tornare ad accostarsi ai sacramenti.

Io ero una di quei ragazzi.

Quando ero alle superiori ho avuto l’opportunità di recarmi in Francia per la Giornata Mondiale della Gioventù.

Ero atea.

Odiavo gli eventi ecclesiali.

Per questo, non volevo vedere il papa. Ma volevo andare a Parigi.

Amavo la Francia, e il mio soggiorno me ne ha fatto innamorare ancor di più. Per una settimana, prima che iniziasse la GMG del 1997, sono stata a casa di una famiglia che viveva in campagna, varie ore a sud di Parigi. Raccoglievamo lamponi e funghi, e comunicavamo con il linguaggio dei segni. Un giorno, la famiglia ha portato me e un’altra ragazza a una fiera in città, e la madre mi ha chiesto se volevo un po’ di “pommes frites. L’ho guardata confusa. “Frites”, ha detto, “frites”.

Oh, French fries!”, ho risposto, felice per aver indovinato.

La signora ha ruotato gli occhi.

Al di là delle questioni linguistiche, mi sentivo a casa. La famiglia non era particolarmente devota. Erano i nonni, apparentemente, che ci avevano invitato. La giovane madre e i suoi figli erano lì per le vacanze, per cui non c’erano troppe attività religiose.

Poi siamo andati a Parigi per gli eventi della Giornata Mondiale della Gioventù, e non ho potuto evitare gli eventi collegati alla religione e la folla di ragazzi deliziati a cui mi dovevo unire.

In metropolitana, mettevo quanto più spazio possibile tra me e il mio gruppo di giovani. A differenza di me, quei pazzi per Gesù sembravano felicissimi delle occhiate sprezzanti che ci lanciavano i sofisticati parigini che ci circondavano. Ero imbarazzata per il fatto di essere americana. Provavo empatia per quei parigini che sembravano non volere altro che espellere quegli estranei esuberanti dalla loro splendida città. Provavo il loro disgusto.

Uno di quei giorni, il papa doveva venire a parlarci, e noi ci siamo trascinati verso un grande parco in cui abbiamo aspettato sotto la pioggia e il fango. Sognavo di andare al Musée d’Orsay anziché ascoltare la litania dei rosari che venivano recitati e le grida di quei ragazzini eccitati.

Ma poi è arrivato il papa.

Mi è venuta la pelle d’oca. Avevo le cuffie nelle orecchie, ho ascoltato la traduzione di ciò che diceva, anche se in realtà non facevo attenzione alle parole. Mi sono ritrovata ad ascoltare semplicemente la sua voce.

E ho provato qualcosa.

Era un potere, un calore, e proveniva direttamente da lui, come un’infezione.

Sapevo che quell’uomo mi amava.

Non avevo alcuna idea del perché dovesse amarmi, ma sapevo che era così.

Non in un modo generale e umanitario, ma in una maniera profondamente personale.

Quell’uomo mi voleva bene.

I miei occhi si sono riempiti di lacrime, ma le ho scacciate rapidamente.

Sono tornata a casa diversa.

Sarei rimasta atea per altri dieci anni circa. Dopo Parigi, non credevo in Dio più di quanto avessi fatto prima.

Ma credevo in quell’uomo.

E quello è stato l’inizio di tutto.

Suor Theresa Aletheia Noble, fsp, è autrice di The Prodigal You Love: Inviting Loved Ones Back to the Church. Di recente ha pronunciato i suoi primi voti con le Figlie di San Paolo. Ha un blog su Pursued by Truth

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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