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Papa Francesco: “Matrimonio non è gratificazione personale”

Contemplative Pope Francis – it

Catholic Church England

Massimo Introvigne - La nuova Bussola quotidiana - pubblicato il 12/06/15

Così il pontefice ai vescovi baltici

L'11 giugno 2015 Papa Francesco ha ricevuto i vescovi venuti in visita «ad limina» dalla Lettonia e dall'Estonia, Paesi dove la Chiesa Cattolica rappresenta una minoranza, ma gode di notevole prestigio culturale. In Lettonia, in particolare, la Chiesa è impegnata nella battaglia a difesa della famiglia, e io stesso ho partecipato a un'iniziativa in questo senso organizzata nello scorso mese di aprile all'Università di Jelgava con la partecipazione di diverse organizzazioni cattoliche e il sostegno dei vescovi.

La Lettonia si appresta a concludere alla fine di giugno il suo semestre di presidenza dell'Unione Europea, durante il quale ha vittoriosamente resistito a pressioni di ogni genere perché desse il buon esempio e adeguasse la sua legge alle idee maggioritarie nel Parlamento Europeo sul «matrimonio» omosessuale. Ironicamente, alla Lettonia succederà nella presidenza europea il Lussemburgo, il cui primo ministro si è «sposato» nello scorso mese di maggio con un altro uomo, mentre a gennaio 2016 sarà il turno del primo Paese al mondo ad avere introdotto nelle sue leggi il «matrimonio» omosessuale, l'Olanda.

In questo clima acquista particolare rilievo il monito del Papa ai vescovi perché manifestino una «ferma volontà di promuovere la famiglia, quale dono di Dio per la realizzazione dell’uomo e della donna creati a sua immagine e quale cellula fondamentale della società, luogo dove si impara a convivere nella differenza e ad appartenere ad altri e dove i genitori trasmettono la fede ai figli». «Dobbiamo invece constatare – ha aggiunto il Pontefice – che oggi il matrimonio è spesso considerato una forma di gratificazione affettiva che può costituirsi in qualsiasi modo e modificarsi secondo la sensibilità di ognuno. Purtroppo tale concezione riduttiva influisce anche sulla mentalità dei cristiani».

Le nuove sfide del relativismo, ha detto Francesco, non sono meno gravi di quelle che Estonia e Lettonia hanno subito negli anni della persecuzione comunista. «Il Signore – ha affermato, rivolgendosi ai vescovi, il Pontefice – vi ha scelti ad operare in una società che, dopo essere stata a lungo oppressa da regimi fondati su ideologie contrarie alla dignità e alla libertà umana, oggi è chiamata a misurarsi con altre pericolose insidie, quali il secolarismo e il relativismo». Certo, questo «può rendere più difficile la vostra azione pastorale». Ma il Papa esorta i presuli «a proseguire instancabili, senza mai perdere la fiducia, nell’annunciare il Vangelo di Cristo, parola di salvezza per gli uomini di ogni tempo e di ogni cultura».

I sacerdoti cattolici in questi Paesi sono pochi, ma spesso si distinguono per «rispetto, obbedienza e generosità». Questo non esime i vescovi da una seria e «attiva pastorale vocazionale che, poggiando sulla preghiera rivolta al "signore della messe perché mandi operai nella sua messe" (Mt 9,38), si faccia carico di sensibilizzare le famiglie, le parrocchie e l’intera comunità cristiana, perché i ragazzi e i giovani siano aiutati a rendersi disponibili alla chiamata di Dio». La vocazione è il punto di partenza: poi occorrono seminari dove «curare bene la formazione, sia sul piano della preparazione teologica ed ecclesiale, sia su quello della maturità umana». E nell'Anno della Vita Consacrata che è in corso Francesco esorta a far capire a religiosi e religiose «che non li si apprezza soltanto per i servizi che rendono, ma prima ancora per la ricchezza intrinseca dei loro carismi e della loro testimonianza, per il fatto stesso che ci sono, diffondendo in mezzo al popolo di Dio il profumo di Cristo seguito nella via dei consigli evangelici».

Una parola speciale il Papa ha riservato alla collaborazione fra religiosi e vescovi, affermando che «anche i consacrati hanno bisogno di essere sostenuti, sia spiritualmente che materialmente, anche mediante celebrazioni comuni e opportuni momenti di incontro e di intensa spiritualità, per favorire la familiarità e la conoscenza reciproca, e rafforzare, intorno al Vescovo, il senso di appartenenza alla Chiesa particolare e la gioiosa disponibilità a collaborare alla sua edificazione».

Francesco è poi tornato sul tema che gli è caro dell'autonomia dei laici, che non vanno ostacolati ma aiutati a «portare avanti quelle responsabilità che, secondo l'insegnamento del Concilio Vaticano II, essi sono chiamati ad assumere in campo culturale, sociale, politico», come anche nella vita della Chiesa. Ai vescovi spetta semmai «vigilare» perché i laici «possano formare le loro coscienze e approfondire il loro senso della Chiesa, in particolare la conoscenza della sua dottrina sociale. I fedeli laici sono il tramite vivo tra ciò che noi Pastori predichiamo e i diversi ambienti sociali. Che sentano sempre vicino il cuore della Chiesa!».

Con un occhio ai timori che destano in Estonia e Lettonia le politiche della vicina Russia, che fanno leva sulle minoranze di lingua russa e religione ortodossa presenti in questi Paesi, Francesco – reduce dall'incontro con Putin – ha invitato i vescovi a  «sostenere il dialogo ecumenico, tanto necessario oggi, anche in vista di quella pace sociale a volte scossa da differenze etniche e linguistiche».

La battaglia contro il relativismo e per la famiglia, ha concluso il Papa, non si rivolge solo alla società ma si svolge anche all'interno della Chiesa, dove si nota una crescente «facilità nel ricorrere al divorzio o alla separazione di fatto. Noi Pastori – ha aggiunto il Pontefice – siamo chiamati a interrogarci sulla preparazione al matrimonio dei giovani fidanzati e anche su come assistere quanti vivono queste situazioni». Inoltre, «la crisi economica e sociale che ha investito anche i vostri Paesi ha, purtroppo, favorito l’emigrazione, così che spesso nelle vostre comunità si trovano tante famiglie monoparentali, bisognose di una speciale attenzione pastorale. L’assenza del padre o della madre in tante famiglie comporta per l’altro coniuge una maggiore fatica, in tutti i sensi, per la crescita dei figli». Minoritaria, la Chiesa della Lettonia e dell'Estonia si ritrova spesso a essere il principale, se non l'unico, sostegno per tante situazioni difficili.

QUI L'ORIGINALE

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