Il Corpus Domini, la Divina Misericordia...sono un dono di Dio per la nostra salvezza
L’Anno Liturgico non è prodotto a tavolino e non fu creato da un particolare autore in una certa epoca, come potrebbe essere lo scritto di un’opera teologica o spirituale. Esso è frutto di uno sviluppo progressivo ed organico che si estende in tutto l’arco bimillenario della storia della Chiesa. Ha le sue radici negli stessi eventi originali e fondanti della nostra Redenzione: l’Incarnazione, la Pasqua, l’Ascensione, la Pentecoste, ecc. L’attualizzazione sacramentale dell’intero Mistero pasquale considerato sotto diversi aspetti e celebrato nei medesimi giorni nei quali si compirono ha gradualmente formato l’itinerario della vita della Chiesa, che ha nella domenica il suo centro e il suo ritmo. Il percorso secolare dell’Anno Liturgico è quindi analogo allo sviluppo di un albero che raggiunge grandi dimensioni e produce abbondanza di frutti. Per questo più volte la Chiesa, come l’agricoltore, ha dovuto potare questo albero rigoglioso, non per ridurlo, ma perché porti frutti più abbondanti e di migliore qualità o anche per togliere escrescenze eccessive, inutili o dannose. Questo è il senso delle riforme liturgiche più volte intervenute nella storia e anche di quella recente decretata dal Concilio Vaticano II.
Questa vasta operazione di formazione e sviluppo dell’Anno Liturgico non è una competenza esclusiva e neppure prevalente degli esperti, teologi, storici e liturgisti, ma un’attività che chiama in causa tutto il popolo di Dio. Le feste e i tempi sacri, infatti, sono generati gradualmente oltre che dalla rassegna dei fatti evangelici della vita del Signore, anche da un ventaglio immenso di alterne vicende della vita della Chiesa: movimenti di spiritualità, attenzioni dottrinali, emergenze pastorali e sociali, fenomeni artistici e culturali, insidie di ogni genere, guerre, eresie, pestilenze, calamità naturali, ecc. I Padri, i Mistici, i Dottori, i Martiri e tutti i Santi hanno dato il loro contributo e così gli umili, anonimi per il mondo, ma ben conosciuti da Dio, hanno impresso la tenacia della loro fede, l’eroismo delle loro virtù e la fedeltà della loro testimonianza silenziosa e universale. È il contesto concreto e vivente del corpo ecclesiale che pulsa nel tessuto della storia, che ha suscitato la configurazione dell’Anno Liturgico, come oggi ci è stato tramandato. Lo Spirito Santo, che sempre guida la Chiesa naturalmente ha presieduto per così dire a questa mirabile costruzione consentendo quel meraviglioso intreccio umano-divino che forma la tessitura del grande monumento. Esso splende di elementi divini e perenni uniti a elementi umani e transeunti, creazioni mirabili del genio religioso di tutti i tempi accanto alle espressioni più umili e immediate della fede dei semplici.
Al Magistero della Chiesa spetta vigilare su questo sviluppo, custodirlo, trasmetterlo in modo autentico, promuoverlo e correggerlo: è il buon deposito della fede apostolica e la virtù soprannaturale della grazia, che fluisce nel vivo alveo dell’Anno Liturgico. In tutto questo amalgama mirabile non furono e non sono estranei anche gli interventi diretti di Colui che dall’Anno Liturgico è significato, donato e atteso: il Kyrios immolato e glorioso. Non possiamo escludere a priori che – salvo il dogma della definitiva chiusura della rivelazione pubblica con la morte dell’ultimo apostolo – il Signore stesso e, su suo mandato, la Vergine Maria o gli Angeli o i Santi, possano intervenire nelle vicende della Chiesa e stabilire la nascita di determinate feste che nel piano divino sono giudicate utili per la santità e il progresso spirituale del popolo Dio, oppure per la difesa da pericoli e da castighi che incombono sull’umanità peccatrice. Una simile preclusione offende Dio limitando la sua opera entro confini da noi stabiliti e secondo programmi da noi costruiti, ma non conformi alla sua volontà.