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Perché Dio interviene nello stabilire le solennità liturgiche?

Divine Mercy Q&A – it

Jeffrey Bruno

<span style="font-family:arial, sans-serif;font-size:13px;">Divine Mercy Q&amp;A</span>

don Enrico Finotti - Liturgia "Culmen et Fons" - pubblicato il 27/05/15

Il Corpus Domini, la Divina Misericordia...sono un dono di Dio per la nostra salvezza

L’Anno Liturgico non è prodotto a tavolino e non fu creato da un particolare autore in una certa epoca, come potrebbe essere lo scritto di un’opera teologica o spirituale. Esso è frutto di uno sviluppo progressivo ed organico che si estende in tutto l’arco bimillenario della storia della Chiesa. Ha le sue radici negli stessi eventi originali e fondanti della nostra Redenzione: l’Incarnazione, la Pasqua, l’Ascensione, la Pentecoste, ecc. L’attualizzazione sacramentale dell’intero Mistero pasquale considerato sotto diversi aspetti e celebrato nei medesimi giorni nei quali si compirono ha gradualmente formato l’itinerario della vita della Chiesa, che ha nella domenica il suo centro e il suo ritmo. Il percorso secolare dell’Anno Liturgico è quindi analogo allo sviluppo di un albero che raggiunge grandi dimensioni e produce abbondanza di frutti. Per questo più volte la Chiesa, come l’agricoltore, ha dovuto potare questo albero rigoglioso, non per ridurlo, ma perché porti frutti più abbondanti e di migliore qualità o anche per togliere escrescenze eccessive, inutili o dannose. Questo è il senso delle riforme liturgiche più volte intervenute nella storia e anche di quella recente decretata dal Concilio Vaticano II.

Questa vasta operazione di formazione e sviluppo dell’Anno Liturgico non è una competenza esclusiva e neppure prevalente degli esperti, teologi, storici e liturgisti, ma un’attività che chiama in causa tutto il popolo di Dio. Le feste e i tempi sacri, infatti, sono generati gradualmente oltre che dalla rassegna dei fatti evangelici della vita del Signore, anche da un ventaglio immenso di alterne vicende della vita della Chiesa: movimenti di spiritualità, attenzioni dottrinali, emergenze pastorali e sociali, fenomeni artistici e culturali, insidie di ogni genere, guerre, eresie, pestilenze, calamità naturali, ecc. I Padri, i Mistici, i Dottori, i Martiri e tutti i Santi hanno dato il loro contributo e così gli umili, anonimi per il mondo, ma ben conosciuti da Dio, hanno impresso la tenacia della loro fede, l’eroismo delle loro virtù e la fedeltà della loro testimonianza silenziosa e universale. È il contesto concreto e vivente del corpo ecclesiale che pulsa nel tessuto della storia, che ha suscitato la configurazione dell’Anno Liturgico, come oggi ci è stato tramandato. Lo Spirito Santo, che sempre guida la Chiesa naturalmente ha presieduto per così dire a questa mirabile costruzione consentendo quel meraviglioso intreccio umano-divino che forma la tessitura del grande monumento. Esso splende di elementi divini e perenni uniti a elementi umani e transeunti, creazioni mirabili del genio religioso di tutti i tempi accanto alle espressioni più umili e immediate della fede dei semplici.

Al Magistero della Chiesa spetta vigilare su questo sviluppo, custodirlo, trasmetterlo in modo autentico, promuoverlo e correggerlo: è il buon deposito della fede apostolica e la virtù soprannaturale della grazia, che fluisce nel vivo alveo dell’Anno Liturgico. In tutto questo amalgama mirabile non furono e non sono estranei anche gli interventi diretti di Colui che dall’Anno Liturgico è significato, donato e atteso: il Kyrios immolato e glorioso. Non possiamo escludere a priori che – salvo il dogma della definitiva chiusura della rivelazione pubblica con la morte dell’ultimo apostolo – il Signore stesso e, su suo mandato, la Vergine Maria o gli Angeli o i Santi, possano intervenire nelle vicende della Chiesa e stabilire la nascita di determinate feste che nel piano divino sono giudicate utili per la santità e il progresso spirituale del popolo Dio, oppure per la difesa da pericoli e da castighi che incombono sull’umanità peccatrice. Una simile preclusione offende Dio limitando la sua opera entro confini da noi stabiliti e secondo programmi da noi costruiti, ma non conformi alla sua volontà.

Ecco l’origine di feste come il Corpus Domini, il Sacratissimo Cuore di Gesù, la Divina Misericordia. Esse sono accomunate da un intervento soprannaturale che le genera e per volere divino percorrono la loro strada fino ad assurgere al massimo grado liturgico. Coloro che dovessero giudicare tali feste come segni di corruzione liturgica non hanno compreso la libertà divina nelle vicende umane e in particolare nel cammino storico della Chiesa. Sono un dono di Dio che in modo straordinario e potente interviene per la nostra salvezza in momenti particolarmente dolorosi, pericolosi ed estremi dell’umanità. Mediante tali feste si attualizza la promessa del Signore alla sua Chiesa ‘Le porte degli inferi non prevarranno contro di essa’ (Mt 16,18). Quando il dogma della fede eucaristica si incrina pericolosamente ecco il Corpus Domini, quando l’amore del Signore sembra raggelarsi in un rigorismo indebito, ecco il Sacro Cuore; quando l’umanità travolta dalla colpa imbocca la strada della disperazione e tutto sembra irrecuperabile, ecco la Divina Misericordia. Molti ancora ritengono che tali solennità siano semplici devozioni e che tali debbano rimanere. Di conseguenza se ne proclama la facoltatività e di fatto si emargina il loro contenuto nel silenzio talvolta irridendo quelli che vi ricorrono e ne zelano la diffusione. Ma non è più così. Dal momento che l’autorità della Chiesa assume nella liturgia una devozione maturata nei secoli e riconosciuta valida fin dalle sue sorgenti, istituendone la festa e approvando i suoi formulari liturgici (Messa e Ufficio), tale devozione cessa di essere tale e diventa atto liturgico, non più facoltativo e privato, ma obbligatorio e ufficiale, ben inserito nell’itinerario liturgico della Chiesa universale. E’ questo il caso recente della Domenica II di Pasqua, chiamata, d’ora in poi, ‘della Divina Misericordia’.

La Chiesa ora riconosce ufficialmente come l’antichissima liturgia di questa domenica sia intimamente conforme al messaggio della ‘divina misericordia’ e trovi nel lezionario e nell’eucologia tradizionali un supporto e un commento di alto profilo teologico, che si rivelano sorprendentemente e perfettamente sintonizzati. L’immagine del Gesù Misericordioso rappresenta l’espressione più compiuta ed efficace per introdurre nel mistero, con l’immediatezza dell’arte visiva, anche i fedeli più umili e semplici. Naturalmente le pratiche devozionali connesse rimangono tali, ma non possono essere sottovalutate perché la vita spirituale non si esaurisce nella partecipazione alla sacra Liturgia (SC12). Anche il dono dell’Indulgenza plenaria nella II Domenica di Pasqua ha carattere ufficiale e produce gli effetti di grazia propri di un intervento pubblico dell’autorità della Chiesa, che i fedeli hanno diritto di conoscere e di poter liberamente ricevere. Non è dunque lecito a nessun sacerdote cattolico ridurre a devozione facoltativa quella che ormai è una solennità pubblica e ufficiale della Chiesa cattolica. La cosa è analoga e comprensibile alla luce del valore ufficiale e pubblico, ormai secolare, sia della solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, come quella del Sacratissimo Cuore di Gesù.

[…]
Lì, dove è più grande il dolore e la prova, qualche volta la disperazione, il Signore Gesù è presente per consolare, perdonare e rinvigorire chi è abbattuto, stanco e ansimante nel cammino della vita. Egli dice: “Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero” (Mt 11, 28-30).

[…]
Per questo risuona solenne e dolce l’invito del diacono, che annunzia l’Indulgenza plenaria nella splendida Domenica della Divina misericordia: Fratelli carissimi, la Chiesa, nostra Madre, mossa dall’amore misericordioso del suo Signore e Redentore, per portare a compimento il frutto del Mistero pasquale con una “totale remissione delle colpe e delle pene” dovute ai nostri peccati, concede, nella domenica ottava di Pasqua, l’Indulgenza plenaria nella forma stabilita dalla Chiesa. “In questo giorno, infatti, sono aperti tutti gli sbocchi attraverso i quali le grazie scorrono verso l’umanità. La divina Misericordia apre a tutti le proprie viscere, riversa un oceano immenso di grazie sulle anime che vorranno avvicinarsi alle sue sorgenti. Nessuno abbia paura, anche se i suoi peccati fossero come lo scarlatto” (dagli Scritti di S. Faustina Kowalska).

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