Sembra impensabile, ma queste opinioni non sono sostenute da una persona qualunque, dato che l’accreditamento internazionale di Singer è è in crescita negli ultimi decenni in molti Paesi occidentali, compresa l’Italia.
Per esempio L’UNICEF, che è l’agenzia dell’Onu che dovrebbe occuparsi della tutela dei bambini, ha sponsorizzato il 20 giugno 2011 una conferenza di Singer proprio nel nostro Paese (all’Università LUISS di Roma), con il patrocinio anche di gruppi industriali italiani, che hanno dato il massimo risalto ad un intervento di Singer che, addirittura, inaugurava un ciclo di conferenze dell’UNICEF dedicato alla filantropia. Il professore anti-vita, nato a Melbourne (Australia) nel 1946, dal 1999 è docente di Filosofia morale presso il “Centre for Human Values” della Princeton University e di Bioetica nel “Center for Applied Philosophy and Public Ethics” della Trobe University di Melbourne. Precedentemente ha insegnato nelle università di Oxford, New York, Colorado (Boulder) e California (Irvine), ha diretto il “Centre for Human Bioethics” della Monash University (Melbourne) ed è stato fra i fondatori dell’International Association of Bioethics.
Singer è autore di diversi volumi su temi di bioetica e diritti degli animali, anche se, e ci tiene a precisarlo, «non ama gli animali» e non ha mai tenuto in casa cani o gatti. Eppure il suo libro “Liberazione animale” (1975, mentre del 1991 è la sua traduzione italiana) è stato tradotto in sei lingue e viene considerato il manifesto del movimento animalista mondiale.
Partendo dal presupposto che ci sono esseri umani che ancora non soffrono, non possono soffrire o non sono più in grado di soffrire, il “filosofo” australiano ha preso chiaramente posizione a favore dell’utilizzo di embrioni umani come cavie al posto di animali per l’eventuale verifica della tossicità dei farmaci. Per giustificarsi Singer ha sostenuto che l’embrione nelle prime settimane di vita non prova dolore e, nei suoi interventi e scritti, non si limita soltanto a sostenere la sperimentazione sugli embrioni o sui comatosi (per il fatto che essi comunque non soffrono), ma sostiene moralmente la soppressione di quei neonati con malformazioni tanto gravi da far ritenere che la loro vita sia priva di ogni valore.
Partendo da una posizione radicalmente utilitarista, Singer «sostiene il principio della eguale considerazione degli interessi non soltanto tra uomini, ma anche tra uomini e animali. Un principio di uguaglianza basato sulla capacità di provare sofferenza e piacere in funzione dell’utilità» (Antonio Gaspari, Da Malthus al razzismo verde. La vera storia del movimento per il controllo delle nascite, 21 Secolo, Milano 2000, p. 173).