Educare all'affettività
Più che mai, al giorno d'oggi bisogna fare attenzione all'educazione all'affettività dei figli e alla rieducazione all'affettività degli adulti. Un'educazione e una rieducazione che devono avere come base quel concetto più nobile dell'amore che abbiamo appena formulato: quello che supera lo stadio dell'amore “che va” – che va e dà piacere – per passare all'amore di compiacenza – che compiace affettivamente – e aprirsi all'amore oblativo di benevolenza – che sa rinunciare e donarsi per il bene dell'altro.
L'amore maturo esige dominio di sé: ascendere dal mondo elementare – immaturo – del mero piacere al mondo razionale e spirituale in cui l'uomo trova la sua piena dignità. Richiede che si canalizzino le inclinazioni naturali sensibili per metterle al servizio della totalità della persona umana, con le sue esigenze razionali e spirituali. Richiede che si conceda alla volontà il suo ruolo principale, libero e responsabile. Chiede che, al di sopra dei gesti e dei sentimenti personali, si valorizzino gli impegni seri reciprocamente assunti… Aaron Beek, nel suo libro “Solo l'amore non basta”, insiste ripetutamente sul fatto che è necessaria la determinazione della volontà per dare consistenza ai movimenti intermittenti del cuore: il mero sentimento non è sufficiente.
L'amore come dono di sé, dice il Catechismo della Chiesa Cattolica, comporta un apprendimento del dominio di sé. Le alternative sono chiare: o l'uomo comanda e domina le sue passioni e ottiene la pace, o si lascia soggiogare da esse e diventa infelice. Questo dominio di sé è un lavoro a lungo termine. Non deve mai essere considerato definitivamente acquisito. Presuppone uno sforzo da riprendere a ogni età.
Questo vuol dire coltivare l'amore. Il più grande degli amori si sgretolerà se non viene perfezionato quotidianamente, in un impegno che nella vita quotidiana si traduce nello sforzo per rallegrarsi delle piccole cose, come il lavoro dell'orefice, fatto con filigrane delicatamente intrecciate ogni giorno, nel compito di migliorare il trattamento reciproco, evitando i particolari che pregiudicano la convivenza.
La convivenza è un'arte preziosa. Esige una serie di diligenze: prestare attenzione abituale alle necessità dell'altro, correggere i difetti, superare i piccoli conflitti perché non sorgano quelli grandi, imparare ad ascoltare più che a parlare, vincere la stanchezza provocata dalla routine, retribuire con gratitudine gli sforzi fatti dall'altro… e soprattutto rinnovare, nelle cose piccole e in quelle grandi, l'impegno di una fedeltà reciproca che esige perseveranza nelle minime esigenze dell'amore, una perseveranza che non gode dei favori di una società edonista e permissivista, inclinata sempre a ciò che dà più gusto e piacere.
Il cuore, dicevamo, non è stato fatto per amoretti, ma per amori forti. Il sentimentalismo è per l'amore quello che la caricatura è per il volto. Alcuni sembrano avere il cuore di gomma da masticare: si attaccano a tutto. Begli occhi, voce dolce, andatura affascinante possono far tremare le basi della fedeltà. Altri sembrano romanzieri inveterati: sentono sempre la necessità di essere coinvolti in qualche romanzetto, reale o immaginario, con loro come eterni protagonisti. Danno l'impressione che la televisione mentale assorba tutti i loro pensieri.
Dobbiamo educare il nostro cuore alla fedeltà. Gli amori maturi sono sempre amori fedeli. Non possiamo avere il cuore di una ballerina. Tenere a bada i sensi – soprattutto la vista – e l'immaginazione deve proteggerci dall'incostanza sentimentale, dal comportamento volatile.
Tutto ciò fa parte di quella che definivamo l'educazione affettiva dei giovani e la rieducazione affettiva degli adulti. Giovanni Paolo II la chiamava l'educazione all'amore come dono di sé; di fronte a una cultura che “banalizza” in gran parte la sessualità umana, perché la interpreta e la vive in modo limitato e impoverito, legandola esclusivamente al corpo e al piacere egoistico, il compito educativo deve rivolgersi con fermezza a una cultura sessuale vera e pienamente personale. La sessualità, di fatto, è una ricchezza di tutta la persona – corpo, sentimento e anima –, e manifesta il suo significato intimo portando la persona al dono di sé nell'amore.
(Fonte: Rafael Llano Cifuentes, A Maturidade, Editora Quadrante, San Paolo 2003)
[Traduzione dal portoghese a cura di Roberta Sciamplicotti]