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Guardando mia madre anziana…

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padre Carlos Padilla - Aleteia - pubblicato il 08/04/15

Cosa ci sussurra la vecchiaia su Dio e su di noi?

Mi commuove la riflessione di una persona guardando la madre già anziana e malata. Leggendola pensavo a Gesù sulla croce. Pensavo alla sua vita che non gli appartiene più.

A volte la malattia o la vecchiaia fanno sì che la nostra vita non ci appartenga. Apparteniamo ad altri che ci amano e ci curano, e che guidano i nostri passi prendendo decisioni per noi. Così fa Dio con noi.

Pensavo alla madre di questa persona che viveva con tanta pace questa tappa della sua vita:

Stare con mia madre. Ascoltarla anche se quello che dice non ha senso. Che importa! Quante cose che diciamo anche noi non hanno senso! Forse lei vede una realtà migliore di quella che vedo io. Forse già intravede il cielo nei suoi occhi confusi.

Mi rallegra sapere che è lì, al mio fianco. Mi rallegra vederla sorridere per qualsiasi cosa. Mi piace vederla seduta, o in piedi mentre gira per casa al suo ritmo cadenzato. Mi piace il suo sguardo aperto e pieno di luce. Credo che con il tempo assomiglierà di più agli angeli. Questo mi dà grande pace.

Il passare degli anni pulisce la sua pelle e il suo sguardo. Non c’è più malizia. Solo quell’innocenza sacra dei bambini che lei ha recuperato magicamente. Questo mi sorprende e mi rallegra. Con il passare del tempo torniamo bambini. E ciò che ci circonda non ci tocca tanto, perché tutto è magico.

La guardo, e vedo Dio. La guardo e il mio cuore si commuove. Mia madre sta meglio ora di quanto non sia mai stata. Molto meglio. Più di Dio, più tenera e trasparente, più piena di luce e sorrisi. Mi rallegra il cuore. La sua vita mi dà pace”.

Questo sguardo sulla madre mi commuove. Mi commuove pensare che gli anni possano rendermi più simile a Dio, agli angeli. Mi emoziona quell’amore di Dio che pulisce il nostro cuore. Mi piace lo sguardo di quella madre che è sempre allegra per chi la guarda. Gesù guarderebbe in quel modo. È lo sguardo di colui che si è donato.

Siamo più di Dio quando non ci impegniamo a trattenere, a fare, a conquistare. Quando non siamo ossessionati dal curarci di noi, dal far sì che gli altri ci rispettino. Non ci sono più barriere né limiti. Ci prostriamo. Ci umiliamo. Ci lasciamo portare quando passano gli anni e le forze vacillano. Ci lasciamo portare come Gesù portato fino al Calvario.

La vecchiaia e la malattia riscattano la purezza di ciò che siamo nel più profondo della nostra anima. Ci fanno assomigliare di più a Dio. Ci rendono più trasparenti. Lasciano brillare la luce nascosta nel cuore.

Sono finite le parole che cercano spiegazioni. Resta solo un sorriso quando ci sappiamo più di Dio e meno degli uomini. Come se stessimo già procedendo dolcemente senza volerci aggrappare alla terra che non fa altro che sostenerci.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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