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“Ergastolo è come pena di morte”

Hand in jail © Sakhorn / Shutterstock – it

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Lucandrea Massaro - Aleteia - pubblicato il 20/03/15

Oggi Papa Francesco ha chiarito che non è giusto togliere ogni speranza ai detenuti e privarli di dignità

"La pena dell’ergastolo, così come tutte le condanne che per la loro durata rendono impossibile per il condannato progettare un futuro, può essere considerata una pena di morte nascosta" perchè non si priva la persona solo della sua libertà ma anche della "speranza". Lo scrive Papa Francesco in un messaggio alla Commissione Internazionale contro la pena di morte, consegnata personalmente questa mattina al presidente dell’organismo, Federico Mayor. Il sistema penale può rinchiudere i trasgressori ma, afferma Bergoglio, "mai deve privarli della loro speranza". Nel testo Francesco ribadisce anche che "oggi la pena di morte è inammissibile", dando conto con quest’espressione del grande cambiamento introdotto da Giovanni Paolo II e dall’allora cardinale Joseph Ratzinger nel Catechismo della Chiesa Cattolica (Repubblica, 20 marzo).

Il Papa cita anche «Dostoevskij: “Uccidere chi ha ucciso è un castigo incomparabilmente maggiore del delitto stesso. L’assassinio secondo una sentenza è più spaventoso che l’omicidio commesso da un criminale”».

«Per quanto grave sia stato il delitto del condannato», afferma Francesco, la pena di morte «è un affronto alla sacralità della vita e alla dignità della persona umana che contraddice il piano di Dio per l’uomo e la società e la sua giustizia misericordiosa, e impedisce di conformarsi a qualsiasi finalità giusta della pena». Secondo il Papa, infatti, la pena di morte «non rende giustizia alle vittime, ma incoraggia la vendetta».

Il pontefice sottolinea che: «Non esiste un modo umano per uccidere». Si dibatte in giro per il mondo «sul modo di uccidere, come se si trattasse di doverlo “fare bene”. Nel corso della storia si sono difesi meccanismi per uccidere riducendo l’agonia e la sofferenza del condannato» ma in tutto questo «non esiste un modo umano per uccidere un altro» (Vatican Insider, 20 marzo).

L’esecuzione capitale, asserisce il Papa, è contraria invece “al senso di ‘humanitas’ e alla misericordia divina, che dovrebbe essere un modello per la giustizia degli uomini. Implica un tratto crudele, inumano e degradante, come lo è anche l’angoscia che precede il momento dell’esecuzione e la terribile attesa tra la sentenza e l’applicazione della pena, una ‘tortura’ che – rimarca Francesco – in nome di un giusto processo, dura solitamente molti anni e che in attesa della morte non di rado porta alla malattia e alla follia”

Infine, registrando la “maggiore sensibilità morale rispetto al valore della vita umana” e dunque una “crescente avversione alla pena di morte” da parte dell’opinione pubblica, il Papa conclude riaffermando che “tutti i cristiani e gli uomini di buona volontà” sono “chiamati oggi a lottare non solo per l’abolizione della pena di morte, legale o illegale che sia, e in tutte le sue forme, ma anche al fine di migliorare le condizioni carcerarie, nel rispetto della dignità umana delle persone private della libertà” (Radio Vaticana, 20 marzo).

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