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Sogni di un parroco: mi piacerebbe… accompagnarti

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padre Carlos Padilla - pubblicato il 09/02/15

Mi piacerebbe rispettare e curare sempre i processi delle persone a cui voglio bene, senza preoccuparmi del tempo, né dell'età che hanno

A volte non valorizziamo ciò che abbiamo e non diamo importanza alla vita quando tutto va bene. Giorni fa ho visto un video in cui si chiedeva a un gruppo di persone sane cosa le rendeva felici e cosa chiedevano alla vita.

Erano sedute al lato di giovani malati di cancro e dei loro familiari, ma non si potevano vedere tra loro. A quelle domande hanno dato risposte molto diverse. Non valorizziamo la vita allo stesso modo quando la stiamo perdendo, quando soffriamo per la malattia e i limiti.

Leggevo: “Le perdite sono positive. Me lo ha insegnato il cancro. Ogni giorno subiamo delle perdite. Alcune importanti che ci deludono, altre minori che ci inquietano. Quando perdi, convinciti che non stai perdendo. Stai guadagnando la perdita. Devi sapere che presto o tardi perderai tutto ciò che guadagni” [1].

La perdita ci spaventa, ma impariamo da questa quando arriva. Imparare dalla vita è così importante! Ho la sensazione di imparare tutti i giorni. Mi fa paura l’idea di abituarmi alle cose e di non imparare niente da nessuno, di non sperare nulla, di desiderare cose vuote.

Credo di avere molta strada da fare. Valorizzare i dettagli, le piccole cose di ogni giorno. Sono impacciato e cado. Sogno e mi alzo. Spero e sono impaziente. Perché mi manca quella pazienza della quale parlo tanto.

Vorrei andare più a fondo e non fermarmi alla superficie che si porta via tutto, sulla riva che guarda il mare da lontano. Senza coinvolgermi, senza impegnarmi. Mi piacerebbe guardare l’anima con occhi puri. La mia anima, altre anime.

Sorridere in mezzo alla tempesta senza temere che la voce di Gesù non arrivi a calmare le onde. Mi piacerebbe avventurarmi per la vita con un cuore nuovo, di bambino, capace di scoprire la vita sotto la polvere che la copre.

Valorizzare ciò che ho come un dono. Desiderare sempre toccare la bellezza più semplice della vita. Mi piacerebbe svelare misteri nascosti, scoprire la luce, vedere tutto chiaramente. Dare un po’ di chiarore e di aria alle stanze oscure.

Mi piacerebbe reinventarmi ogni settimana. Ricominciare come i bambini, senza legarmi al giocattolo rotto a terra. Mi piacerebbe svegliarmi con un giorno nuovo, ogni mattina, con un sorriso, con occhi nuovi. Dire belle parole. Scrivere speranze. Disegnare il sole spezzando le ombre della notte.

Mi piacerebbe entrare nella barca con Gesù ai remi. Mi renderebbe felice essere capace di confidare sempre, senza tante paure. Preferisco vivere un giorno nuovo che ripeterne mille già dimenticati. Preferisco alzarmi e iniziare a vivere che lasciare, nella mia pigrizia, che la vita mi viva.

Voglio perdonare e dimenticare, camminare e aspettare altri, quelli che vanno lentamente. Preferisco un silenzio al momento opportuno a tante parole che traboccano dalle mie labbra. Mi piace più il mare di un semplice lago, il sole più della tormenta, salire più in alto senza temere la stanchezza piuttosto che rimanere a riposare su una pietra.

Mi rallegra la vita, camminare lentamente, fermarmi all’improvviso. Anche se tendo a camminare rapidamente e a non fermarmi. Mi piacerebbe rispettare e curare sempre i processi delle persone a cui voglio bene, senza preoccuparmi del tempo, né dell’età che hanno. Rispettare i loro ritmi. La lentezza o la rapidità. Non forzare. Aspettare.

È bello aspettare l’altro, anche se ci costa. Vogliamo vedere subito i risultati, i cambiamenti, ma è più importante procedere al suo fianco che arrivare prima. Se va più veloce di me, mi sforzerò o gli chiederò di aiutarmi.

Altre volte, se è più lento di me, può essere che debba fare cose che altrimenti non farei mai. La lentezza ci permette di soffermarci e di perdere il tempo, o di fare altre cose. Ma so anche che, andando più lentamente, smetterò di fare cose che avrei fatto meglio andando da solo. Questo importa meno. In realtà, procedere insieme è più importante che andare più rapidamente.

[1] Albert Espinosa, El mundo amarillo, 35

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

Tags:
spiritualità
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