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Perché ultimamente i cattolici danno tanta importanza alla Sacra Famiglia?

Sagrada Familia. Miguel Angel – it

© Alamy

Miguel Cuartero Samperi - pubblicato il 31/12/14

Ogni anno, nell'Ottava di Natale, la Chiesa cattolica celebra la festa della Sacra Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe

È una festa importante nel calendario liturgico ed è stata sempre celebrata in prossimità del Natale (anche se la data della celebrazione è cambiata nel corso della storia in base alle riforme del calendario o ai vari riti). Dopo la riforma liturgica del Concilio Vaticano II si è stabilito che si celebri la prima domenica dopo il Natale.

La festa della Sacra Famiglia di Nazareth ha un'evidente relazione con il Natale: Gesù, il figlio di Dio inviato nel mondo, si è incarnato in una famiglia umana. Con la nascita di Gesù, il Dio creatore è entrato nel mondo inserendosi in certe coordinate storico-geografiche.

I racconti della nascita di Gesù scritti dagli evangelisti sottolineano queste coordinate con indicazioni puntuali. È quanto accade, ad esempio, quando l'evangelista Luca ci dice che nei giorni della nascita di Gesù si è svolto un censimento per volontà dell'imperatore Cesare Augusto e che questo censimento “fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio” (Lc 2,2); l'evangelista Matteo specifica che Gesù è nato “a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode” (Mt 2,1). Benedetto XVI, nel suo libro L'infanzia di Gesù, osserva che Gesù appartiene a un tempo datato con precisione e a un ambiente geografico indicato in modo esatto, e che secondo le fonti storiche è chiaro che Gesù è nato a Betlemme ed è cresciuto a Nazareth.

Dio, quindi, ha deciso di entrare nel mondo per salvare gli uomini proprio attraverso una famiglia umana. Gesù è nato da una donna, Maria, sposata con Giuseppe, un ebreo “della casa di Davide” (Lc 1,27; 2,4). Giuseppe e Maria vivono come ogni famiglia di quell'epoca, secondo le tradizioni, i riti e la fede del loro popolo. Osservando la legge di Mosè, Gesù viene circonciso (Lc 2,21) e presentato al Tempio di Gerusalemme (Lc 2,22-38). I suoi genitori “si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua” (Lc 2,41). Giuseppe garantisce la protezione alla famiglia nella vita quotidiana, e soprattutto nei momenti di maggiore difficoltà (Mt 2,13-23) provvede al sostentamento familiare con il lavoro di falegname (Mt 13,55; Mc 6,3); la madre di Gesù si occupa dei lavori domestici e di assistere il figlio come in ogni famiglia dell'epoca.

È nell'intimità della famiglia che Gesù viene iniziato alla fede del suo popolo ricevendo dai genitori i contenuti fondamentali della religione ebraica: la storia di un popolo eletto da Dio, liberato dalla schiavitù dell'Egitto, condotto alla terra promessa al padre Abramo e depositario di un'alleanza stabilita con il Dio dei patriarchi sul monte Sinai. Come ha affermato papa Benedetto XVI, Giuseppe “sicuramente ha educato Gesù alla preghiera, insieme con Maria”, e “lo avrà portato con sé alla sinagoga, nei riti del sabato, come pure a Gerusalemme, per le grandi feste del popolo d’Israele” (Udienza 28/12/2011). Così Gesù “cresceva in sapienza, età e grazia” (Lc 2,52), restando sottomesso ai suoi genitori (Lc 2,51).

La famiglia di Nazareth è la prima cellula evangelizzatrice, la prima comunità in missione della storia. Chi, prima di questa umile famiglia, aveva portato agli uomini il Messia promesso da Dio e annunciato dai profeti? Durante la sua visita a Nazareth nel 1964, papa Paolo VI ha affermato che Nazareth è “la scuola di iniziazione alla comprensione della vita di Gesù, la scuola del Vangelo”. È proprio osservando la sua famiglia che possiamo iniziare a conoscere e ad amare Gesù: “Qui scopriamo il bisogno di osservare il quadro del suo soggiorno in mezzo a noi: cioè i luoghi, i tempi, i costumi, il linguaggio, i sacri riti, tutto insomma ciò di cui Gesù si servì per manifestarsi al mondo”.

La famiglia di Nazareth, continuava papa Montini, costituisce un modello e una guida per ogni famiglia umana: “Qui comprendiamo il modo di vivere in famiglia. Nazareth ci ricordi cos'è la famiglia, cos'è la comunione di amore, la sua bellezza austera e semplice, il suo carattere sacro ed inviolabile; ci faccia vedere com'è dolce ed insostituibile l'educazione in famiglia, ci insegni la sua funzione naturale nell'ordine sociale” (Paolo VI, 5/1/1964, Basilica di Nazareth).

È dunque necessario che le nostre famiglie volgano il proprio sguardo e il proprio cuore alla casa di Nazareth, alla Sacra Famiglia di Gesù, Giuseppe e Maria. È urgente, più che mai nell'epoca in cui viviamo, in cui la famiglia, asse fondamentale su cui si basa la storia della società umana, è attaccata da vari fronti, subendo a volte conseguenze devastanti. La cultura contemporanea sembra aver dimenticato l'importanza dell'istituzione familiare con i valori ad essa collegati, per fare spazio a un individualismo estremo che offusca la bellezza e la grandezza della famiglia.

Nella società post-moderna caratterizzata dalla demolizione dei legami staibili e delle relazioni durature, la famiglia vive una sfida fondamentale: continuare ad essere un punto di riferimento solido, stabile e accogliente per ogni uomo e rispondere all'ammirevole vocazione di essere immagine della Trinità, segno visibile dell'amore fecondo e della provvidenza di Dio verso ogni uomo. I drammi del divorzio, dell'aborto, dell'eutanasia e delle fecondazioni in vitro sono ferite profonde che lasciano un'impronta indelebile e minacciano la stabilità e la salute fisica e spirituale della famiglia. La tendenza a paragonare le unioni omosessuali alla famiglia tradizionale, oltre al tentativo di scomporre la struttura portante della famiglia attraverso l'attacco alle figure del padre e della madre, sono altre sfide che la famiglia deve affrontare con serenità, coraggio e decisione.

È per questo che la Chiesa, di fronte alla crisi dell'istituzione familiare, ha deciso di dedicare due Sinodi negli anni 2014-2015 (un Sinodo straordinario e un Sinodo generale) a riflettere sulla situazione attuale, sulla missione e sul progetto di Dio con la famiglia, un percorso che sotto la guida dello Spirito Santo viene offerto come un “cammino di discernimento spirituale e pastorale” (cfr. Relatio Sinodi 2014).

La recente canonizzazione di papa Giovanni Paolo II, ricordato come “il papa della famiglia”, e la beatificazione di papa Paolo VI, il papa della Humanae Vitae, hanno dato nuovo impulso alla causa della famiglia, assicurando la speciale protezione di questi due pontefici che con il loro magistero hanno lasciato un'eredità spirituale di enorme valore per la famiglia. Il magistero di San Giovanni Paolo II ha dedicato ampio spazio ai temi del matrimonio, della sessualità umana, del valore della donna e della vita umana; ha lasciato anche un ciclo di catechesi sulla “teologia del corpo” che continua ad essere un patrimonio dal valore inestimabile. Nel corso del suo pontificato è stata riconosciuta la santità di vari coniugi, indicando così a molte famiglie cristiane nel mondo un cammino da percorrere. L'esortazione apostolica Familiaris Consortio, firmata dal papa polacco dopo il Sinodo del 1980 sui doveri della famiglia cristiana, è un documento di grandissima profondità teologica e spirituale che ogni famiglia dovrebbe leggere per meditare sulla propria vocazione.

Nel settembre 2015, la città di Philadelphia (Stati Uniti) ospiterà il VII Incontro Mondiale delle Famiglie, organizzato dal Pontificio Consiglio per la Famiglia. Il tema sarà “L'amore è la nostra missione: la famiglia pienamente viva”. Nella lettera scritta in occasione di questo incontro internazionale, papa Francesco ha affermato che “la missione della famiglia cristiana, oggi come ieri, è quella di annunciare al mondo, con la forza del Sacramento nuziale, l'amore di Dio”.

Dopo il Natale, quindi, siamo invitati a rallegrarci nel ricordo della Sacra famiglia di Nazareth e insieme a lei a celebrare anche la nostra famiglia, che malgrado i difetti e le difficoltà di un'istituzione umana fatta di uomini e donne deboli e peccatori è chiamata da Dio alla santità, ad essere luce del mondo e sale della terra. Siamo invitati a festeggiare insieme, a stare in comunione e a rendere grazie al Signore per la nostra famiglia, consapevoli del fatto che, come ha scritto San Giovanni Paolo II, “il matrimonio e la famiglia costituiscono uno dei beni più preziosi dell'umanità” (Familiaris Consortio, 1) e che proprio lì, nella nostra realtà familiare, Dio ha voluto rendersi presente attraverso suo Figlio, nato a Betlemme da Maria, moglie di Giuseppe.

P.S. Papa Francesco ha disposto che in ogni preghiera eucaristica si menzioni il nome di San Giuseppe, padre terreno di Gesù. Con un decreto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, si è disposta la menzione del nome di San Giuseppe nel Messale Romano dopo la Beata Vergine Maria,

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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