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Una storia vera di “vita meravigliosa”

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diacono Kurt Godfryd - pubblicato il 25/12/14

Il dono di aver visto la morte da vicino

Molti anni fa, un collega mi ha chiesto una conversazione sulla “saggezza”. Per più di un’ora ha condiviso con me la storia della sua famiglia e della sua carriera. Aveva passato la cinquantina ed era pieno di rimorso per le scelte poco intelligenti, le relazioni incomplete e il tempo prezioso che aveva perso.

Forse il poeta americano del XIX secolo Henry David Thoreau ha riassunto al meglio i suoi sentimenti quanto ha scritto

La maggior parte degli uomini conduce una vita di tranquilla disperazione e va nella tomba con la canzone che è ancora dentro di sé.

All’inizio della sua carriera, il mio amico aveva preso decisioni che riteneva le migliori per la sua famiglia. Con il cuore fisso sui gradini della carriera e sulle promozioni sono aumentate le entrate. Una casa grande. Macchine lussuose. Anche stravaganti vacanze estive. All’epoca, quell’accumulo sembrava prudente e saggio.

Dopo che ogni “obiettivo” era stato raggiunto, la “necessità” di una seconda casa, di una barca e di maggiori investimenti continuava a consumarlo. Non sorprende che nulla offrisse una soddisfazione duratura, ma solo il desiderio di avere di più. Ed è accaduto anche qualcos’altro. Il tempo è passato. I suoi figli sono cresciuti e se ne sono andati. Lui e sua moglie si sono allontanati.

Poi, mentre camminava nel suo cortile un sabato mattina, ha sentito un forte dolore al petto. Nell’arco di qualche minuto sono arrivati i paramedici, e poco dopo si è ritrovato in ospedale mentre veniva curato per un attacco di cuore. Mentre i medici lo assistevano in ogni necessità, mi ha detto che ha avuto dei flashback dei suoi figli. Ha ricordato la loro nascita, perché era fisicamente presente a ciascuno di quei momenti, ma in occasione degli altri eventi “significativi” della loro infanzia non c’era.

Mentre giaceva sulla barella avrebbe voluto tornare alle recite scolastiche, alle partite di baseball, alle vendite di biscotti delle bambine scout, alle parate di Halloween, alle feste di Natale e al tempo prezioso trascorso con ciascuno dei suoi figli. Purtroppo, si trattava solo di desideri. Desideri che non si sarebbero mai realizzati. Perché il loro momento era passato. Tutto ciò che gli rimaneva erano echi di vocine, scatole di fotografie, impronte delle dita sulle pareti della camera da letto e un grande vuoto.

Ha provato una tranquilla disperazione. Incapace di cambiare il passato, le conseguenze delle decisioni che aveva preso gli opprimevano il cuore. Uno ad uno, i suoi figli sono arrivati, lo hanno baciato, gli hanno tenuto la mano e gli hanno detto che gli volevano bene.

Dopo aver quasi perso la sua vita quel giorno, alla fine ha riavuto il dono della salute. E da quel giorno in poi la sua vita è stata diversa. Ha apprezzato molto di più le cose. Ha curato tutto di più. Ha amato di più.

Anche se non poteva recuperare il passato, nostro Signore gli aveva dato un nuovo oggi e anche un nuovo domani.

La vita è un dono, e quando ha iniziato ad aprirsi a quel dono, anche se con molti anni di ritardo, ciò che conta nella vita è diventato molto chiaro.

Anche per me.

Il diacono Kurt Godfrydè editore del Catholic Journal e diacono permanente dell’arcidiocesi di Detriot (Stati Uniti).

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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